giovedì 24 marzo 2016
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MILANO Una manciata d’ore prima che i promessi sposi pronunciassero il fatidico 'sì', a benedire preventivamente – e autorizzare di fatto – il matrimonio fra il Banco popolare e Bpm ci ha pensato la Bce con il suo officiante deputato, il presidente del nuovissimo Consiglio di Vigilanza Danièle Nouy: «Sì, probabilmente ci sarà una risposta (a questo punto affermativa, ndr) prima di ricevere il business plan ». Poco dopo i consigli dei due istituti, in riunioni- fiume in parallelo a Milano e Verona, hanno iniziato a definire i dettagli. L’operazione che darà vita al terzo Gruppo bancario italiano – dopo Intesa e Unicredit – è certamente complessa e i tempi sono stretti. Il comunicato ufficiale dei due istituti era atteso in tarda serata, mentre già questa mattina l’accordo dovrebbe essere presentato agli analisti. Ma all’uscita dal Consiglio di gestione veronese, il presidente Carlo Fratta Pasini ha anticipato via Twitter: «Felici di varare operazione straordinaria così significativa dopo un processo competitivo e in contesto di mercato severo». Ed è stato subito imitato dal 'cinguettio' del ministro dell’Economia Padoan: «Le riforme funzionano, le popolari cam- biano: più grandi, più forti, più trasparenti». I titoli, sospesi per l’intera seduta, verranno riammessi agli scambi: sarà a questo punto anche Piazza Affari ad esprimere il suo giudizio sull’aggregazione. A rompere gli indugi è stata in ogni caso la disponibilità del Banco, nell’ultimo week end, a intervenire sul capitale. Con un rafforzamento fino a 1 miliardo di euro cui potrebbero aggiungersi, secondo alcune indiscrezioni, dismissioni nell’ordine dei 600 milioni. Il rafforzamento è legato a doppio filo con le indicazioni della Vigilanza unica sui tempi di smaltimento della mole di sofferenze dell’istituto veronese e sull’aumento della copertura, che ha come effetto quello di erodere il capitale. Appena ha sentito parlare di rafforzamento del capitale, comunque, la Bce ha rotto gli indugi e indirizzato a Verona e Milano il suo «via libera informale». Il business planvero e proprio, invece, una volta perfezionato, passerà prima al vaglio del meccanismo di vigilanza unico (Ssm) e poi, in seconda battuta, del consiglio direttivo della Bce. Il risultato, raggiunto dopo una serie di rinvii e battute d’arresto, è stato reso possibile dall’impegno dei due amministratori delegati Giuseppe Castagna e Pierfrancesco Saviotti e dal lavoro degli advisor, Lazard e Citi (per Bpm) e Mediobanca e Merrill Lynch (per il Banco). Quanto alle possibili ricadute occupazionali, che hanno già messo in allarme i sindacati, nel pomeriggio i due manager incontreranno i rappresentanti dei lavoratori. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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