venerdì 19 aprile 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Non rinunciano al lavoro, non vogliono rinunciarci. Anche se lamentano lo scarso supporto del welfare italiano e una cultura che non aiuta la conciliazione tra maternità e lavoro. Credono nella loro professionalità e sono pronte a reinventarsi o trovare nuove vie per poter essere una buona madre e una brava lavoratrice. E' il ritratto delle giovani madri come emerge dalla ricerca “Mamme di Talento. L’impatto della maternità sul lavoro femminile”, realizzata da Prénatal con l’Istituto di Ricerca ISPO e presentata giovedì sera alle mamme in occasione dell’Inspiring Happy Hour organizzato da TalentDonna.
 
Anche se lavoratrici precarie, oggi quasi 3 donne su 4 rientrano al lavoro dopo la maternità, nella stessa posizione o in un diverso posto di lavoro e, in 8 casi su 10, chi lascia il lavoro non lo fa per scelta personale, perché per le mamme italiane il lavoro è molto più di una necessità economica. Il 97% dichiara che un lavoro gratificante è fonte di autostima e per il 77% realizzarsi sul lavoro facilita un rapporto più positivo con il bambino.
La ricerca ha coinvolto 505 donne italiane, che sono diventate mamme tra il 2000 e il 2013. Per il 91% del campione in Italia mancano sistemi di sostegno adeguati e il 66% si affida al welfare famigliare offerto da nonni e parenti. Solo la metà delle mamme ha avuto accesso a strumenti di conciliazione come orari flessibili e congedi parentali ma, nonostante la fatica, le difficoltà non sembrano insormontabili e il 75% sta cercando nuove strade. Chi è riuscita, spesso lo ha fatto anche grazie alle opportunità offerte dalla Rete. Oltre 7 mamme su 10 conoscono le opportunità offerte dal web in ambito professionale e 2 su 10 lo utilizzano come fonte di lavoro. Tra chi afferma di conoscere e utilizzare il web si notano soprattutto le mamme che sono riuscite ad avviare un nuovo progetto, mentre chi afferma di conoscere il web ma di non sapere utilizzarlo sono le mamme che non sono riuscite a realizzare una nuova attività.
E se il capo fosse una donna? Dal 2000 a oggi è cambiata la fiducia e il sostegno delle donne sul lavoro. 7 mamme su 10 (72% del campione) hanno dichiarato che un responsabile donna potrebbe migliorare la condizione delle lavoratrici con figli piccoli. Questa preferenza è più marcata tra le giovani mamme: la percentuale sale infatti al 76% tra i 18 e i 24 anni, mentre le mamme over 45 sono un po’ meno fiduciose e il 33% di loro non crede che un capo donna porterebbe miglioramenti.
“La fotografia mostrata da questi dati è incoraggiante. – afferma Paola Arrigoni, direttore dipartimento sociale dell’Istituto di ricerca Ispo –. Anche se emerge la mancanza di adeguati strumenti di conciliazione, le mamme oggi sono consapevoli delle difficoltà e non vogliono arrendersi. A differenza di quanto avveniva fino a qualche decennio fa, la maggior parte delle donne non considerano la maternità come ruolo totalizzante e rivendicano il lavoro come fonte di autostima e facilitatore di un rapporto più positivo con la famiglia. La maternità coincide spesso con una svolta e un momento di riflessione sui percorsi lavorativi: per conciliare famiglia e lavoro le mamme si mettono in gioco e cercano nuovi percorsi, vogliono reinventarsi e chiedono formazione e politiche di sostegno favorevoli alle nuove imprese. Uno scenario nuovo, da cui credo possano emergere nei prossimi anni importanti cambiamenti”.
Per Monica Consonni, direttore Risorse umane Prénatal "oggi più che mai le mamme vivono il lavoro con grande determinazione. In Prénatal l’87% del personale è costituito da donne, delle quali il 41% con contratti part-time e la strada da percorrere è ancora lunga. I dati emersi da questa ricerca mostrano che le mamme stanno facendo il primo passo per essere parte attiva del cambiamento, cercando idee, soluzioni e piccoli progetti concreti. Su queste idee dobbiamo tutti costruire per cambiare la realtà che ci aspetta nei prossimi anni. Non solo strumenti e servizi, serve innanzitutto una cultura dell’ascolto e la volontà di collaborare".La condizione occupazionale delle mamme italianeDopo la maternità oltre il 30% delle mamme intervistate ha lasciato la precedente occupazione: non sono rientrate o hanno cambiato lavoro. Questo riguarda soprattutto le lavoratrici precarie, con contratti a tempo determinato: il 29% non è rientrato al lavoro dopo la maternità e il 31% ha cambiato occupazione. Per il 47% delle mamme il ritiro dal lavoro è dovuto a fattori esterni, legati a particolari situazioni aziendali, come crisi e ristrutturazioni, non a scelte personali, mentre il 31% ha lasciato per l’impossibilità di conciliare il lavoro con il ruolo di mamma. Chi ce l’ha fatta si è appoggiato al welfare famigliare: il 66% delle intervistate si è affidato ai nonni, mentre solo il 41% ha potuto contare sul welfare pubblico.
Mamme e lavoro: come conciliare tutto?Per le mamme che lavorano e hanno figli piccoli il lavoro è una necessità economica, ma per il 97% è anche una fonte di autostima. La nascita di un figlio non cambia il desiderio di realizzazione professionale e per il 77% del campione un lavoro gratificante facilita un rapporto più positivo con i figli. Non manca tuttavia un senso di difficoltà, dichiarato dalla quasi totalità del campione (91%) e legato alla carenza in Italia di sistemi di sostegno adeguati. Telelavoro (42%), flessibilità oraria (62%) e nidi aziendali (55%) sono gli strumenti di conciliazione preferiti dalle mamme lavoratrici italiane, ma solo la metà delle mamme afferma di avere utilizzato almeno uno strumento di conciliazione: i più frequenti sono i congedi parentali (23%), il part time orizzontale (18%) e la flessibilità oraria in entrata e in uscita (17%).
Reinventarsi dopo la maternitàPer conciliare famiglia e lavoro le mamme cercano nuovi percorsi e il 75% delle intervistate ha dichiarato di pensare a reinventarsi un nuovo percorso professionale dopo la maternità. Il 39% ci ha pensato e il 36% ci sta pensando attualmente. Una mamma su dieci dice di essere riuscita a realizzare il suo progetto, mentre tre su dieci non sono ancora riuscite a concretizzarlo. Tra le cause di insuccesso le mamme citano la mancanza di capitali (78%), di politiche imprenditoriali adeguate (60%) e il bisogno di formazione e informazione su come avviare il proprio progetto (41%).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: