giovedì 6 gennaio 2011
L’indice principale delle materie prime agricole misurato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite ha raggiunto a dicembre quota 214,7 punti, in rialzo del 4,2% su base mensile e del 24,5% rispetto a un anno fa. Secondo Abdolreza Abbassian, capo economista dell’Agenzia alimentare, la situazione è «allarmante». Superati a dicembre i massimi toccati nel 2008, quando al culmine della crisi alimentare scoppiarono diversi tumulti anche con vittime da Haiti all’Egitto.
- Ma forse ci salverà un silos di Paolo Viana
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I prezzi del cibo non erano mai stati tanto cari. Lo comunica la Fao, precisando che il suo indice globale di 55 materie prime agricole ha superato a dicembre i massimi toccati nel giugno 2008, quando al culmine della crisi alimentare scoppiarono tumulti con vittime da Haiti all’Egitto. Del resto l’anno scorso almeno 13 persone hanno perso la vita in Mozambico durante proteste contro il rincaro del pane. L’indice principale misurato dalla Fao ha raggiunto a dicembre quota 214,7 punti, in rialzo del 4,2% su base mensile e del 24,5%  rispetto a un anno fa.Secondo Abdolreza Abbassian, capo economista dell’agenzia alimentare dell’Onu, «non significa necessariamente che c’è una crisi in corso».  Il Food price index toccò 213,5 punti nel 2008. Allora l’aumento in un anno fu del 43%. Abbassian però ha avvertito che la situazione è «allarmante», aggiungendo che «sarebbe da pazzi sostenere che è stato raggiunto un picco». Complici il maltempo e la debolezza del dollaro, oltre all’incrollabile domanda asiatica, quasi tutte le materie prime sono aumentate nel 2010. E si prevede che la corsa, almeno per alcune di queste,  continuerà: su tutte il petrolio, un fattore trainante dell’inflazione. Secondo le rilevazioni della Fao a dicembre hanno fatto registrare nuovi massimi i prezzi dello zucchero e della carne. Calcolatrice alla mano, gli aumenti più consistenti hanno riguardato però il sottoindice dei semi oleosi, balzato in un anno del 55,3%, e quello dei cereali, salito del 38,8%. Lo zucchero è aumentato del 19,2% e la carne del 18,4%, anche per i costi più cari dei mangimi per gli animali. I prodotti caseari sono invece diminuiti del 3,3%. Nel suo ultimo rapporto semestrale, presentato a novembre, la Fao ha ammonito che i rincari rischiano di colpire i Paesi più poveri e quelli in deficit alimentare. In base alle stime contenute nel rapporto, il costo delle importazioni alimentari a livello mondiale avrebbe raggiunto 1.026 miliardi di dollari nel 2010, in rialzo del 15% sul 2009 e a un soffio dal record toccato nel 2008 di 1.031 miliardi.Ora anche quei massimi potrebbero essere frantumati. Secondo la Fao la produzione di cibo dovrà aumentare almeno del 70% entro il 2050 quando gli abitanti del pianeta saliranno a 9,1 miliardi dagli attuali 6,8 miliardi. Nel 2011,  «se la produzione delle principali colture non aumenterà in modo significativo», i prezzi potrebbero salire ancora. A causa di siccità e alluvioni le quotazioni del grano e di altre materie prime agricole sono schizzate a due cifre nel 2010.  A pesare è stata anche la debolezza del dollaro, valuta di riferimento sui mercati: i rincari hanno riguardato pressoché tutte le commodities, comprese quelle industriali e il petrolio. Gli aumenti sono destinati a proseguire, come dimostrano le stime degli economisti, per non dire delle recentissime inondazioni in Australia, che hanno già colpito le esportazioni di grano e zucchero. Ma a preoccupare è anche il prezzo del petrolio, che nelle scorse settimane ha superato i 90 dollari al barile. La maggioranza degli analisti prevede che quest’anno tornerà a varcare la soglia psicologica dei 100 dollari, come accaduto per la prima volta proprio nel 2008, l’anno della "bolla". Ieri l’Agenzia internazionale dell’energia ha detto che l’attuale prezzo del petrolio costituisce una minaccia alla ripresa economica. Secondo l’Aie nel 2010 i paesi Ocse hanno speso il 30% in più per le importazioni, pari a 790 miliardi di dollari o mezzo punto di Pil della regione. I rincari del greggio non comportano soltanto sacrifici al distributore di benzina.Aumentano anche altri derivati, come alcune sostanze usate nei fertilizzanti. In ogni caso, quando il petrolio aumenta, sale il prezzo di tutto, poiché ogni merce prima di essere venduta dev’essere trasportata.
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