lunedì 21 settembre 2020
Nel suo ultimo libro, scritto a quattro mani con Giuseppe Buffon, Massimo Folador ripercorre anni di riflessioni sul rapporto tra Business ed Etica
Massimo Folador

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Il cammino di Massimo Folador, formatore e docente di Business Ethic alla LIUC - Università Carlo Cattaneo di Castellanza, continua. L’ultimo libro Verso un’economia integrale. La via italiana alla ripresa (gueriniNEXT, in libreria in questi giorni) scritto a quattro mani con Giuseppe Buffon, ordinario di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Antonianum di Roma, è in realtà un nuovo capitolo di un discorso che parte da lontano, allorché Folador incontrò, in una fase di ricerca personale e professionale, la Regola di San Benedetto ed ebbe l’intuizione di tradurla per i manager di oggi. «Quando ci si appassiona ai cammini – premette l’autore – si corre il rischio di vivere la metafora di quell’esperienza dentro ogni momento della vita. Questo libro è però un cammino autentico, iniziato tanti anni fa con L’organizzazione perfetta e via via arricchitosi grazie agli incontri e alle esperienze, alle tappe che accompagnano chi intraprende una buona strada». Di questi incontri ce ne sono tanti nel volume, storie di imprese che hanno saputo creare valore sociale oltre il profitto, molte delle quali conosciute dai lettori di Avvenire sulle nostre pagine economiche in una rubrica a firma dello stesso autore. “Verso un’economia integrale” è dunque tappa importante di un percorso in cui si guarda alla strada fatta, riavvolgendo il filo rosso che lega meditazioni ed esercizi in aula, e allo stesso tempo il rinnovarsi di un processo che va oltre le pagine scritte, supera la dimensione statica del libro, per farsi ad esempio percorso di formazione manageriale alla Liuc Business School (“Business Ethics tra strategia, misurazioni e performance – dai valore al valore”, in avvio il 24 settembre), occasione di formazione rivolta a imprenditori e manager che desiderano impostare la strategia aziendale secondo modelli d’impresa più sostenibili con nuovi parametri e nuove metriche della gestione operativa.Ebbene, quei “nuovi parametri”, seppur attualizzati, sono in realtà antichi. Folador ne trova traccia nell’esperienza del monachesimo benedettino medievale, in quella francescana rinascimentale e avanti, seguendo le orme del pensiero economico italiano, fino all’Economia Civile dell’abate Genovesi, la Dottrina sociale della Chiesa, le encicliche Laborem Exercens di Giovanni Paolo II e la Laudato si’. La quale, ha ribadito di recente Francesco conversando con Carlin Petrini nel libro-dialogo"TerraFutura", «non è un’enciclica verde, ma un’enciclica sociale.


Non si tratta di ambientalismo – ripete il Papa – che per quanto nobile non è sufficiente: qui stiamo parlando di quale modello di convivenza e di come costruirlo. In gioco c’è l’enorme questione della giustizia sociale che ancora oggi, nel mondo interconnesso e apparentemente prospero in cui viviamo, è ben lontana dall’essere realizzata». Spesso dimenticato, il titolo completo dell’enciclica indica esattamente questa dimensione: Laudato si’, sulla cura della casa comune. Una casa comune che presenta oggi troppe crepe. Complice un paradigma, argomentano Folador e Buffon, in grado di allontanare surrettiziamente l’economia da un’etica del lavoro i cui valori fondativi prevedevano l’integrazione tra un giusto profitto e la valorizzazione delle persone, delle comunità e dell’ambiente, princìpi su cui l’Europa per secoli, partendo proprio dall’Italia, aveva costruito il suo sviluppo e di cui il nostro Rinascimento rimane l’emblema. L’Economia Integrale, intesa come processo, recupera proprio questa cultura e avvia riflessioni, prassi e strumenti che "integrano" lo sviluppo economico con le esigenze delle imprese, della società e dell’ambiente, ponendo così i presupposti per una crescita più equilibrata e sostenibile. «Il profitto – si chiede Folador – ha davvero valore quando danneggia l’ambiente, la vita delle persone e delle loro relazioni?».

A testimoniare il contrario l’evidenza che Etica ed Economia integrale sono già modelli di riferimento in tante imprese. Aziende di successo, alcune delle quali diventate Benefit. Imprese in cui la lettura economico-finanziaria delle performance aziendali viene arricchita con l’obiettivo della sostenibilità in ambito economico, sociale e ambientale. Aziende nelle quali cambia, insomma, la prospettiva con cui definire la "mission", valorizzando la relazione con gli interlocutori e il capitale umano, il reale capitale dello sviluppo del valore d’impresa. Società o cooperative che sostituiscono infine la meritocrazia del singolo con una sorta di meritocrazia relazionale e in questo modo recuperano tutte le dimensioni del lavoro – labor, ars e opus – a partire da quella generatrice di senso e dunque di bellezza. Come nel capitolo 48 della Regola, quello in cui Benedetto – ricorda Folador – «invita a vivere il lavoro come strumento fondamentale nella realizzazione dell’unità della persona e, quindi, nell’elevazione della sua melodia, del suo suono unico e originale». Andare verso un’economia integrale significa allora davvero cambiare musica.

QUI LA SERIE DI DOCUVIDEO DI MASSIMO FOLADOR

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