mercoledì 6 aprile 2016
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PARIGI Per la Francia, Panama tornerà presto nella lista nera dei “Paesi non collaborativi” in campo fiscale, dopo le rivelazioni esplosive dell’inchiesta giornalistica Panama papers. Ma ieri, quest’annuncio in Parlamento da parte del ministro socialista delle Finanze Michel Sapin non ha certamente fugato le nuove ombre che pesano sulla politica e sulla finanza transalpine, fra presunti fondi neri dell’estrema destra lepenista dirottati verso paradisi fiscali e operazioni sospette per conto di una grande banca nazionale. Sul fronte politico, i riflettori sono puntati su Frédéric Chatillon, a capo della società di comunicazione che ha curato le ultime campagne elettorali del Fronte nazionale. Ex dirigente del movimento studentesco d’estrema destra Gud, è fin dagli anni universitari un amico fidato della leader ultranazionalista Marine Le Pen. Nel 2012, immediatamente dopo la chiusura dell’ultima corsa per l’Eliseo, Chatillon ha esportato fondi a Singapore per 316 mila euro, con l’aiuto degli esperti panamensi e di un altro uomo fidato dei vertici frontisti, il commercialista Nicolas Crochet, già indagato per finanziamento illecito di partito. Tramutato in quota di partecipazione societaria, il denaro ha eluso ogni controllo, compresi quelli sul riciclaggio. Da sempre con il dito puntato contro la finanza sporca internazionale, i vertici frontisti hanno respinto ieri ogni accusa di evasione fiscale. Ma fra i clienti dei panamensi, c’è pure l’ex fidatissimo maggiordomo dell’anziano Jean-Marie Le Pen, padre di Marine e fondatore del partito (appena estromesso dalla direzione dopo una chiassosa faida familiare). La società offshore in questione è forse servita per mettere al sicuro gli stessi presunti fondi neri del clan Le Pen già al centro in Francia d’inchieste giudiziarie? Gli equilibri politici dei prossimi mesi di campagna potrebbero dipendere pure da quest’interrogativo. Sempre ieri, hanno indignato l’opinione pubblica pure le 979 società offshore immatricolate dagli esperti panamensi per conto della Société Générale, ovvero la stessa nota banca francese già macchiata dal 'caso Kerviel', dal nome del trader accusato di aver provocato una voragine da 4,9 miliardi di euro attraverso giochi spericolati nei meandri più opachi della finanza mondiale. L’istituto ha rivendicato subito la trasparenza e legalità delle operazioni, ma gli altri grandi clienti bancari di Mossack Fonseca, come la britannica Hsbc e le svizzere Ubs e Crédit suisse, sono già nel mirino di vaste inchieste per frode fiscale. E fra le filiali straniere della Société Générale in contatto con i panamensi, c’è proprio quella svizzera. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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