lunedì 26 ottobre 2009
«Vogliamo vedere un piano serio, concreto, anche di medio termine in cui si dice che c'è una prima parte di taglio che avviene a partire dal prossimo gennaio ce n'è una seconda a partire del 1 gennaio 2011 e così via». A sollecitare il governo torna la presidente di Confindustria, parlando agli industriali biellesi.
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"Siamo consapevoli che non si può fare il taglio dell'Irap da domani ma vogliamo vedere un piano serio, concreto, anche di medio termine in cui si dice che c'è una prima parte di taglio che avviene a partire dal prossimo gennaio ce n'è una seconda a partire del 1 gennaio 2011 e così via". A sollecitare il governo perché "non faccia grandi proclami e grandi annunci ma si rmetta a lavorare", è la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che parlando agli industriali biellesi torna a chiedere al governo di procedere al taglio delle tasse per permettere al nostro Paese di tornare ad essere competitivo. "Se la Germania che è già più competitiva di noi ha deciso di abbassere le tasse a partire dal 1 gennaio 2010 e ha messo sul tavolo 24 miliardi di euro e noi nnoci muoviamo - ha detto Marcegaglia - non riusciremo mai a recuperare il nostro gap competitivo. Pur sapendo che abbiamo un debito pubblico peggiore di quello della Germania noi chiediamo che ci sia un piano serio e concreto anche se sappiamo che non si possono tagliare le tasse senza fare nient'altro". Ricordando, poi il forte senso di responsbailità manifestato dagli industriali in questa crisi "abbiamo compreso e condiviso che la tenuta della finanza pubblica era importante", la presidente di Confindustria ha poi aggiunto: "Io non credo che inItalia la crisi sia stata meno forte che altrove. Anche nel nostro Paese ha colpito duramente, tuttavia - ha detto - il nostro Paese ha tenuto perché ha tenuto la coesione sociale. La condivisione tra noi e i nostri lavoratori è quello che ci ha salvato nonostante la cassa integrazione e i licenziamenti"."Ora pero ' -ha concluso Marcegaglia- siamo in una fase in cui c'è bisogno di certezze non possiamo più rimanere fermi e dire non ci sono soldi e quindi non si può fare niente perché soprattutto se gli altri Paesi vanno in quella direzione e noi restiamo fermi, questo è un problema. Se nell'emergenza siamo tutti uguali sono proprio le politiche economiche che fanno la differenza. Già siamo entrati nella crisi con una crescita inferiore agli altri Paesi europei, non ci meritiamo di restare indietro".
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