giovedì 10 ottobre 2013
Maxi-riduzioni ai ministeri e vendite immobiliari. Le misure per ridurre di 1,6 miliardi il deficit del 2013.
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Arriva la manovrina d’autunno per mettere in sicurezza i conti pubblici e rassicurare i mercati. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera l’intervento da 1,6 miliardi di euro per riportare sotto il 3% il deficit 2013. I fondi arriveranno da un taglio lineare delle spese di ministeri ed enti locali e da una prima tranche di vendite degli immobili pubblici. Il decreto non contiene invece gli attesi interventi per finanziare la cassa integrazione in deroga e la social card. Misure che erano contenute nel decreto di fine settembre arrivato in Cdm ma poi saltato per la crisi nel governo e che a questo punto saranno recuperate con un collegato alla legge di stabilità, che sarà varata martedì prossimo. Servono altri 300 milioni e passa che il governo non se l’è sentita di raccogliere con aggravi fiscali come il rialzo della benzina e l’aumento degli acconti fiscali. Stanziati invece 210 milioni di euro per l’immigrazione dopo la tragedia di Lampedusa, in parte finanziati con un prelievo da un fondo per vittime della mafia.

Per tutta la giornata di ieri si erano accavallate voci e indiscrezioni piuttosto circostanziate: si parlava di un aumento delle accise di 6,5 cent al litro che avrebbero portato il rincaro alla pompa (aggiunta l’Iva) a circa 8 centesimi. Una stangata che sarebbe stata presa in seria considerazione (assicurava gettito di quasi 200 milioni) salvo poi decidere di accantonarla. A metà giornata, prima del Cdm, è arrivata la smentita: «Nessun aumento di accisa o altre tasse», ha fatto sapere il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. E anche del Tesoro era arrivato un messaggio simile.L’intervento per rimettere sui binari europei i conti pubblici nel 2013 costa 1,6 miliardi di euro e serve a riportare il deficit tendenziale dal 3,1% (secondo il Fondo Monetario siamo al 3,2) sotto la quota limite del 3%. La copertura, come ha spiegato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni in conferenza stampa, avverrà con due sole modalità: «La vendita di immobili di proprietà del Demanio per 500 milioni e la riduzione delle spese dei ministeri e dei trasferimenti degli enti locali per 1,1 miliardi». Altre ipotesi di copertura circolate «sono frutto di informazioni non corrette», ha rimarcato.

Il ministro sta per volare verso due importanti appuntamenti internazionali: stasera sarà a Washington per l’assemblea del Fondo Monetario Internazionale, lunedì a Lussemburgo per l’Ecofin. Appuntamenti dove «mi farà piacere annunciare – ha spiegato – non solo che il governo è nella pienezza dei poteri e in grado di gestire le sfide economiche per un periodo congruo, ma anche che abbiamo preso misure per riportare l’indebitamento entro il 3%». «Assolvere questo impegno nel minor tempo possibile può avere un effetto positivo verso le le aspettative di mercato e aiutare a riportare lo spread su livelli più congrui», ha aggiunto Saccomanni, lamentando che se non ci fosse stata la crisi politica «oggi lo spread sarebbe stato più basso».Per rientrare dallo scostamento del deficit, il decreto stabilisce che le disponibilità di competenza e di cassa relative alle spese rimodulabili del bilancio dello Stato sono accantonate e rese disponibili: 550 milioni dovranno arrivare dai ministeri con l’eccezione di quello dell’Istruzione, del fondo per la ricerca e l’innovazione, di quello per lo sviluppo e la coesione e dei soldi che servono alla realizzazione delle opere previste per l’Expo MIlano 2015. Altri 550 milioni arrivano da una rimodulazione del patto di stabilità interno con i Comuni. La vendita di una prima tranche di immobili pubblici avverrà infine attraverso il passaggio alla Cassa depositi e prestiti.

Al Consiglio dei ministri di ieri non si è parlato della crisi Alitalia, dove si attende un intervento del governo per favorire la ricapitalizzazione della compagnia. Mentre è stato fatto un primo giro di tavolo sulla legge di stabilità ed «è condivisa da tutti l’idea di dare un segnale significativo sul cuneo fiscale e sulle buste paga dei lavoratori».

Per quanto riguarda la Golden power (caso Telecom), il Cdm ha approvato in via preliminare i tre regolamenti relativi. «Il Consiglio dei ministri non ha approvato alcun esercizio dei poteri speciali ma ha definito il quadro normativo nell’ambito del quale, in futuro, potranno essere esercitati questi poteri», ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. I regolamenti sono Dpr, decreti della presidenza della Repubblica, e riguardano «le procedure per l’attivazione dei poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale e nei settori strategici dei trasporti, energia e telecomunicazioni, e uno che individua gli ambiti in cui potranno essere esercitati questi poteri», ha aggiunto il sottosegretario.

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