mercoledì 16 ottobre 2013
Votata la legge di Stabilità. Letta: è la prima finanziaria senza colpi di mannaia imposti da Bruxelles. Nel 2014 intervento da 11,5 miliardi, di cui 3,7 destinati agli sgravi su lavoro e imprese. Pressione fiscale: dal 44 al 43,7% in tre anni (di Nicola Pini)
EDITORIALE Tutti sotto esame di Francesco Riccardi
INTERVISTE Tosi: «Meglio dare tutti i soldi in tasca ai lavoratori» | Bonanni: «Letta prenda la scure contro sprechi e privilegi»
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Saltano i maxi-tagli alla Sanità come i ventilati aumenti delle aliquote sulle rendite finanziarie e scende la pressione fiscale complessiva. Ma si ridimensionano rispetto alle attese la riduzione del cuneo fiscale per lavoratori e imprese, il trasferimento di risorse ai Comuni per ridurre il prelievo della Trise (la nuova tassa che ingloba Imu e Tarsu) e l’allentamento del patto di stabilità interno per i Comuni.Eccola in pillole la legge di Stabilità varata ieri sera dal governo dopo le polemiche della vigilia, quando sul settore della salute sembrava si stesse per abbattere un nuovo durissimo colpo di scure. Nelle ultime ore si è lavorato per evitare la stangata, compreso il rincaro dei ticket sanitari. I tagli invece non risparmieranno il resto della spesa pubblica che solo nel 2014 dovrà generare minori spese per 3,5 miliardi tra Stato e Regioni. La ex finanziaria vale nel complesso 11,5 miliardi per il 2014 e andrà a coprire spese inderogabili per quasi 4 miliardi, investimenti in infrastrutture per 2,5 e sgravi fiscali per 3,7. Nel triennio 2014-2016 gli interventi messi in campo arrivano a 27 miliardi di euro e porteranno a una riduzione della pressione fiscale dal 44 al 43,3% del Pil.Ma andiamo con ordine. Dopo una giornata convulsa e un Consiglio dei ministri iniziato con un’ora e mezzo di ritardo, intorno alle 19 e 30 il premier Enrico Letta ha sospeso i lavori e si è presentato in conferenza stampa con il vice Angelino Alfano e i ministri Fabrizio Saccomani (Economia) e Mauro Mauro (Difesa) per illustrare le linee generali della manovra.«Basta mannaie, abbiamo mantenuto gli impegni» per andare nella «giusta direzione dello sviluppo e della crescita», ha detto il presidente del Consiglio, sottolineando che «per la prima volta non si comincia con una sforbiciata di tagli e di nuove tasse che servono per Bruxelles». Letta si è detto soddisfatto per avere «rispettato la data 15 del ottobre benché le tensioni politiche che ci sono state nel mese scorso hanno reso non semplicissimo il nostro lavoro. Abbiamo corso ma ora approveremo la legge». «La filosofia della manovra è meno spesa pubblica, meno debito pubblico, meno tasse», ha aggiunto Alfano, «finita la fase degli antibiotici, ora le vitamine». Mentre secondo Saccomanni il disegno di legge «rafforza il potenziale di crescita economica e dà un nuovo stimolo alla ripresa». Le coperture. Un capitolo della conferenza stampa è stato dedicato a spiegare come verranno coperti i nuovi impegni di spesa. Tre le direttrici di intervento. Per quanto riguarda i tagli e la nuova tornata di spending review , nel 2014 le amministrazioni centrali dovranno risparmiare 2,5 miliardi (contribuirebbe anche il blocco dei contratti pubblici) e le Regioni un miliardo. Tra le novità citate da Letta anche il voto elettorale in un solo giorno, la domenica, che consentirà di risparmiare 200 milioni l’anno. Corposi anche i proventi attesi da «dismissioni, e rivalutazioni di cespiti»: daranno 3,2 miliardi di euro dei quali 500 milioni dalla vendita di immobili pubblici e oltre due miliardi dalla «revisione del trattamento delle perdite di banche, assicurazioni e altri intermediari». L’ultimo capitolo riguarda gli interventi fiscali. Entro il prossimo gennaio sarà approntata una rivisitazione di agevolazioni e sconti dai quali dovranno arrivare 500 milioni di euro. 900 milioni arriveranno dall’aumento dei bolli sulle attività finanziarie. Un altro mezzo miliardo dal «visto di conformità per le compensazioni sulle imposte dirette». Gli ultimi tre miliardi sono il «premio», ha spiegato Letta, delle politiche di riduzione del deficit sotto il 3% e l’uscita della procedura di infrazione Ue. Il deficit per il prossimo anno è fissato al 2,5% del Pil, leggermente più alto di quello tendenziale (2,3) fissato nel recente aggiornamento del Def. Uno scostamento che vale appunto tre miliardi circa destinati al finanziamento di nuove spese in conto capitale.Rinviato per ora invece l’intervento di revisione delle aliquote Iva. Ciò significa che, salvo novità, l’aumento dell’aliquota massima al 22% scattata il primo ottobre resterà anche nel 2014. Risorse non ancora quantificate arriveranno poi dal rientro dei capitali tenuti illegalmente all’estero e dalla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia.Lavoro e imprese. La manovra finanziaria destina 2,5 miliardi nel 2014 alla riduzione del cuneo fiscale. 1,5 miliardi andrà per ridurre il prelievo sulle buste paga e un miliardi a benefico delle imprese attraverso sgravi su Irap e, soprattutto, sui contributi Inail. La riduzione delle tasse sul lavoro sarà mantenuta nei due anni successivi. In tutto la riduzione fiscale è indicato in 10,5 miliardi fino al 2016. Tra gli interventi c’è anche un incentivo per il passaggio dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Rifinanziati infine gli sconti fiscali per le ristrutturazioni edilizie e l’ecobonus. In bilico gli interventi sulle pensioni d’oro (contributo dal 5 al 15% per quelle superiori ai 100mila euro) e sulla mancata rivalutazione degli assegni superiori ai 3.000 euro lordi mensili. Rifinanziato con 1,6 miliardi (in tre anni) il fondo di garanzia per le Pmi mentre sale anche l’incentivo Ace per la ricapitalizzazione.Sociale. Per la cassa integrazione in deroga sono previsti 600 milioni nel 2014 (cifra che potrebbe non bastare). 380 milioni andranno al 5 per mille e rispettivamente 300 e 250 milioni ai fondi per le politiche sociali e per la non autosufficienza. Altri 250 milioni vanno alla social card.Casa e Comuni. Cambiano le imposte immobiliari con l’introduzione della Trise, che assorbirà Imu e Tarsu. Ai Comuni arriverà un miliardo di euro (ma si parlava di due miliardi) per compensare la riduzione del gettito rispetto allo scorso anno. Gli enti locali potranno poi contare su un altro miliardo per gli investimenti in conto capitale, attraverso un allentamento del patto di stabilità interno.
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