sabato 5 marzo 2016
In Italia la corsa verso la parità di genere è ancora lontana dal traguardo, soprattutto sul lavoro e in famiglia. Ma oggi la vogliono anche i manager: è una necessità di tutti e si può fare.
Pari opportunità a cominciare dalla conciliazione vita-lavoro
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Sul fronte delle pari opportunità, è vero che qualcosa si sta muovendo, ma si muove troppo lentamente in tutt’Europa e ancor più in Italia. I dati elaborati da Manageritalia in collaborazione con Astra Richerche e Jobpricing su fonti diverse parlano chiaro: l’Italia è al 41° posto su 145 Paesi (22° in Europa su 45 paesi) (classifica Global gender gap 2015 del World Economic Forum) gli stereotipi socio-familiari resistono e il 71% degli italiani (50% la media europea) ritiene che gli uomini siano meno competenti delle donne nello svolgimento dei compiti domestici e il 43% (29% media europea) crede che un padre debba anteporre la carriera al doversi occupare dei figli piccoli e il 38% infine (29% Europa) pensa che le donne siano meno disposte degli uomini a fare carriera. Se non altro siamo consapevoli del ritardo: il 68% degli italiani (62% la media europea) pensa che oggi l’ineguaglianza di genere sia ancora diffusa nel Paese. Lo pensano più le donne 74% degli uomini 62% (in Europa donne 68% e uomini 57%) e l’ambito nel quale gli stereotipi di genere sono più diffusi è il proprio mercato del lavoro per il 51% degli europei e il 63% degli italiani, superati solo dalla Grecia (70%).Eppure la diversità di genere sul lavoro fa la differenza e avere almeno il 30% delle donne in posizioni di leadership può far aumentare fino al 6% il margine del profitto netto aziendale (studio del Peterson Institute for International Economics e dell’Ey)."La gestione del diversity di genere, culturale e anagrafico è oggi determinante – dice Marisa Montegiove, coordinatrice del Gruppo donne di Manageritalia –. Certo deve essere basta su un’organizzazione manageriale del lavoro, perché le aziende e il lavoro diventino davvero “agili”, capaci di garantire una vera e sana flessibilità che permetta di dare il meglio nel lavoro e nella vita personale. Questo diventa oggi un must per tutti e per i manager in primis. Perché abbiamo bisogno delle donne per portare nuova linfa nella società e nell’economia".Spiragli di luce arrivano dal fatto che il worklife balance oggi è finalmente al primo posto tra i fattori di successo professionale anche per i manager con una prevalenza degli uomini (53% dei manager e 55% degli uomini) e se lo vogliono per loro, a maggior ragione devono renderlo raggiungibile nelle loro aziende, per tutti i collaboratori. Parallelamente le donne manager continuano ad aumentare in Italia (+0,8% dirigenti e + 1% quadri nel 2014) Una buona percentuale di donne al lavoro e ancor più nelle posizioni di vertice è la condizione perché le aziende facciano più profitti e le economie crescano maggiormente. Quindi, la tanto decantata parità diventa oggi, oltre un innegabile problema sociale, anche e soprattutto un’opportunità economia. Questo dicono i dati e anche i cittadini europei."Chi se non i manager – dice Guido Carella, presidente Manageritalia – può far sì che questo worklife balance si realizzi. Grazie ad una gestione manageriale delle persone basata su obiettivi, risultati e, quindi, merito. Grazie ad un ottimale utilizzo delle nuove tecnologie, alle facilitazioni legislative e non, ad una vera collaborazione e sinergia tra i lavoratori e tra gli obiettivi delle persone e quelli delle aziende. Ma di fatto serve la presenza di manager che mettano anche l’anima per dar senso al lavoro di tutti e per raggiugere veramente quel diapason di produttività e benessere per le persone e le aziende.  Questo è oggi il vero ruolo dei manager per costruire il presente e il futuro del lavoro e della crescita economica e sociale".
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