giovedì 17 ottobre 2013
​Conciliare il desiderio di maternità con la voglia di realizzarsi professionalmente è difficile. A volte quasi impossibile. Tutto può diventare più facile con il progetto lanciato da Intoo, società di Gi Group, in partnership con Eu-tròpia.
COMMENTA E CONDIVIDI
Conciliare il desiderio di diventare mamma con la voglia di realizzarsi professionalmente è difficile. Spesso quasi impossibile. La maternità, infatti, rappresenta il principale motivo di abbandono del lavoro, del perdurare dell’inattività e della difficoltà a trovare una nuova occupazione. Ecco perché nasce Moms@work, un progetto che coinvolge, riguardo alla tematica 'maternità in azienda', sia le imprese che le mamme lavoratrici: tutte le parti hanno necessità di supporto, informazioni, consulenza per creare consapevolezza e responsabilità da entrambe le parti. Il progetto è stato lanciato da Intoo, società di Gi Group, in partnership con Eu-tròpia. "Sono previsti interventi modulari - spiega Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo - che si inseriscono in iniziative più vaste di welfare aziendale per tutti i dipendenti. Da un lato il progetto prevede attività di consulenza rivolte alle aziende, per supportarle nella gestione della maternità e del reinserimento professionale delle lavoratrici mamme; dall’altro, offre iniziative formative e di coaching dedicate alle neo-mamme per aiutarle a prendere consapevolezza del valore del lavoro per il proprio sviluppo personale e professionale".In particolare, viene proposto per le mamme un percorso di coaching al rientro dalla maternità, per aiutarle a conciliare al meglio le nuove responsabilità con l’impegno lavorativo, come pure interventi formativi sui temi della leadership al femminile, della genitorialità al lavoro, della flessibilità organizzativa e del work-life balance; per le aziende, invece, un supporto per la realizzazione di interventi di conciliazione lavoro/famiglia, spesso a partire da indagini di opinione che mirino ad evidenziare bisogni specifici della popolazione aziendale (tempo parziale, orario flessibile, telelavoro). "In un Paese dove il tasso di natalità è uno dei più bassi del mondo - sottolinea l'ad di Intoo -  tutti devono fare la loro parte e assumersi le proprie responsabilità a livello sociale. In quest’ottica, gli imprenditori dovrebbero considerare che nell’arco della vita lavorativa di una donna, che si sta sempre più allungando, l’assenza per maternità può essere un periodo molto breve se si favoriscono le condizioni per il rientro. Infatti, quanto più le donne non saranno penalizzate al loro rientro con cambiamento di mansione o disinvestimento sulla loro crescita professionale, tanto più saranno invogliate a fornire il loro contributo tornando prima al lavoro".Per questo sono necessari dialogo e confronto per poter trovare soluzioni adeguate (tempo parziale, orario flessibile, lavoro da casa, servizi) che consentano di conciliare le sue esigenze con quelle dell’azienda. La regola d'oro è anche quella più difficile da applicare: se le persone percepiscono attenzione e si sentono valorizzate sono disponibili a dare di più e a fare quei sacrifici necessari per mantenere un alto impegno sul lavoro. Per questo è importante mantenersi in contatto con la mamma nel periodo della maternità, anche durante l’assenza, per pianificare con lei i tempi e le modalità del rientro. Infine la maggiore richiesta di flessibilità per una migliore conciliazione tra famiglia e lavoro che oggi viene dai papà, dalle nuove generazioni e da chi (quasi sempre donne) deve occuparsi all’interno della famiglia di persone malate o anziane. "Il problema - conclude Galante - è che abbiamo delle buone leggi, ma non abbiamo sistemi di controllo e la loro applicazione è spesso molto farraginosa. Come in tutte le situazioni bisogna essere fermi  e determinati nel farle osservare. Al tempo stesso, però, le leggi devono essere facilmente applicabili. Penso che i must in grado di delineare un’ottima legge siano semplificare, applicare, controllare e punire qualora questa non venga rispettata".In questo panorama è davvero importante anche un’azione sul piano culturale per diffondere le buone pratiche di quelle aziende che portano avanti seriamente progetti di conciliazione lavoro-famiglia e che più di altri sembrano credere che, come dice l’articolo 1 della nostra Carta costituzionale, "l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: