lunedì 3 marzo 2014
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Dal Terzo settore inteso come impegno sociale, come primo portavoce del Forum, al Terzo settore come impegno politico. Luigi Bobba torna da dove era partito, come sottosegretario al Lavoro. È confermata per lei la delega al Terzo Settore? Renzi al Quirinale ha inserito questa delega nella dicitura per esteso del ministero. Facendo uno più uno sembrerebbe di sì, ma non ne ho ancora parlato con il ministro. Lei ha parlato di segnali importanti. È così, a partire dalla scelta del ministro, che viene dal mondo della cooperazione e dell’impegno sociale. Poi anche l’altra sottosegretaria del dicastero, Franca Biondelli, viene dall’impegno sociale a sostegno delle disabilità. Ma al di là dei nominalismi è lo stesso presidente del Consiglio che ha preannunciato un cambiamento radicale indicando come interlocutori la piccola e media impresa, il volontariato e i municipi. Una svolta, rispetto ai centralismi di cui ha peccato la nostra politica e la nostra economia. Con una nuova delega il primo problema è riempirla di contenuti. Sarebbe auspicabile l’accorpamento di alcune competenze ora assegnate a Palazzo Chigi o all’Economia, ma il vero punto è una rivisitazione di tutte le politiche alla luce della sussidiarietà, in una positiva collaborazione fra i vari dicasteri. Per come conosce la materia avrà delle proposte già pronte... La prima è la stabililizzazione del 5 per mille, un risultato già conseguito che va messo a regime. Poi c’è la riforma dell’impresa sociale, varata nel 2005 ma in gran parte inattuata, che con alcuni interventi potrebbe produrre ottimi risultati anche in termini occupazionali. Che cosa bisognerebbe fare? C’è stata nell’ultimo periodo una grande vitalità della cooperazione, ora bisogna allargare il raggio di azione. Per attirare nuovi capitali verso questo settore bisognerebbe prevedere una limitata remunerazione sul modello di quanto già previsto per la cooperazione a mutualità prevalente. E prevedere deduzioni e detrazioni sul tipo di quanto previsto per le start up di imprese sociali innovative. Basterebbe questo per creare migliaia di posti di lavoro. E la famiglia? Interventi, auspicabili, sulla fiscalità competono ad altri dicasteri. Per quanto concerne il mio si può pensare a un modello di voucher per i servizi alla persona, in grado di far emergere tanto lavoro nero, alleggerire il fisco per la famiglia e nel contempo creare nuova occupazione. Sono tutti interventi che, oltretutto, creano risparmi per la collettività e inoltre favoriscono modelli più umani di assistenza.
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