sabato 8 dicembre 2018
L'Iran ha ottenuto l'esenzione per le sanzioni Usa. Il prezzo del greggio in forte rialzo
L'Opec taglia 1,2 milioni di barili
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Più che un’intesa è un compromesso figlio della paura di un nuovo crollo dei prezzi del petrolio. Di fronte a uno scenario catastrofico per tutti, i Paesi-litiganti hanno convenuto che, in fondo, l’accordo rappresentava il male minore. Così, la riunione di Vienna, dopo giorni di divisioni nette, si è conclusa ieri con un punto di incontro a livello Opec (con la Russia ed altri). La stretta di mano è stata trovata su un taglio della produzione di 1,2 milioni di barili al giorno. L’Iran è esentato dai tagli concordati alla riunione dell’Opec Plus per le sanzioni Usa. Escluse sforbiciate anche per Libia e Venezuela, per risolvere le rispettive crisi. Teheran ha dato il via libera all’Opec per ridurre la produzione petrolifera di circa 0,8 milioni di barili al giorno a partire dal 2019 a seguito del compromesso raggiunto con l’Arabia Saudita su una possibile esenzione dai tagli. Pure Mosca – fino a 48 ore fa restia a sciogliere il nodo – ha assunto un atteggiamento più accomodante. Il ministro del Petrolio saudita, Khalid Al Falih, ha svolto una difficile trattativa e alla fine anche il ministro russo dell’Energia, Alexander Novak, dopo aver discusso a Mosca con Vladimir Putin, ha dato il suo placet fornendo un contributo e riducendo l’output della Russia di 200.000 barili al giorno (più dei 150.000 previsti nei giorni scorsi).

Dopo il duro colpo subito con l’addio del Qatar e in seguito alle pressioni degli Usa con Donald Trump (che via Twitter si era augurato la conclusione del vertice con l’ennesima fumata nera), l’intesa di ieri per l’Opec è una boccata d’ossigeno. Il taglio di 1,2 milioni di barili è una cifra che rappresenta poco più dell’1% dell’output globale e comprenderà una riduzione di 800.000 barili da parte dei 14 membri Opec e di 400.000 da parte dei 10 partner non presenti nel cartello. La nota lieta giunta dall’Austria fa lievitare subito il prezzo del greggio. A New York il Light crude Wti avanza di 2,25 dollari a 53,74 dollari e il Brent sale di 2,74 dollari a 62,80 dollari. A beneficiare dell’accordo anche le Borse europee (tutte positive ad eccezione di Francoforte) con Piazza Affari che archivia la seduta con un +0,53% sostenuta dal buon andamento degli energetici, da Eni a Saipem.

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