lunedì 11 maggio 2020
I dati Arpa sul PM10 interpretati attraverso le scatole nere di MoVe-In attenuano la "colpevolezza" del traffico veicolare
Ad aprile 75% di auto in meno, ma il particolato è calato solo del 25%
COMMENTA E CONDIVIDI

Foriera di innumerevoli tragedie, la pandemia da coronavirus ha anche smontato molte certezze del nostro quotidiano. Tra le tante, c'è l'assioma che voleva le automobili tra le responsabili principali dell'inquinamento atmosferico da particolato. I dati registrati nei mesi di marzo e di aprile dalle centraline dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente (Arpa) della Regione Lombardia non lasciano invece adito a dubbi: il mito crolla se i numeri rilevati sulle polveri sottili vengono interpretati alla luce delle informazioni trasmesse dalle "scatole nere" di MoVe-In. Si tratta dei rilevatori satellitari che devono essere installati a bordo dei veicoli più vecchi e "sporchi" per poter circolare senza vincoli orari all'interno del territorio lombardo. Un campione significativo composto da 8.000 veicoli privati diesel Euro2 e Euro3 e 2.500 veicoli commerciali della stessa categoria. Alla diminuzione dei tre quarti degli spostamenti di questi mezzi, più o meno paragonabile al calo complessivo del traffico, è corrisposta, infatti, una riduzione nell'aria solo del 25% delle particelle di dimensioni di 10 micron. Decisamente meno di quello che ci si sarebbe potuti aspettare.

Al riguardo, l'assessore Raffaele Cattaneo, responsabile regionale per Ambiente e Clima, spiega ad Avvenire: "Durante il 'lockdown', la riduzione del traffico che abbiamo potuto misurare attraverso le rilevazioni di MoVe-In è arrivata attorno al 75%. In questa situazione, le concentrazioni di PM10 non hanno avuto un calo paragonabile al blocco del traffico e si sono attestate sui valori minimi osservati nell'ultimo decennio”. Le rilevazioni effettuate nei due mesi appena passati evidenziano anche che "sul particolato la variabile meteorologica rimane predominate nel determinarne i valori, anche a causa delle specificità del territorio padano". Numeri alla mano, Cattaneo chiarisce con un esempio: "Nonostante la riduzione dei flussi di traffico e di parte delle attività industriali anzi, dal 18 al 20 marzo c'è stato un incremento significativo del PM10 in gran parte della regione. In alcune stazioni ha superato il valore limite di 50 µg/m3". Questo, nonostante la primavera presenti "una situazione più favorevole alla dispersione degli inquinanti, rispetto ai mesi invernali". Più in generale: "A marzo il PM10 e il PM2,5 si sono attestati in prossimità dei valori minimi riscontrati in media nel decennio precedente", quindi non sono scesi sotto quelli migliori registrati in analoghi periodi di traffico normale. In proposito Cattaneo aggiunge: "ll concorso della drastica riduzione della circolazione veicolare e delle altre fonti emissive non ha determinato effetti tali da scendere al di sotto di dati in parte già riscontrati nel medesimo periodo di anni precedenti". Ergo, le auto, soprattutto le più recenti, non sono poi così "cattive" come molti le dipingono. La quarantena dovuta al coronavirus ha dimostrato che i blocchi del traffico servono per abbattere i valori di particolato nell’aria solo in minima parte, e che i colpevoli vanno cercati anche altrove.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI