venerdì 21 giugno 2019
I docenti dell’Afol, agenzia per la formazione e il lavoro della Città metropolitana di Milano, sono stati assunti a tempo indeterminato ma non dalla scuola in cui insegnano
Lo strano caso dei prof assunti in "staff leasing"
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Assunti a tempo indeterminato, finalmente. Non dalla scuola in cui insegnano, però. E neppure dall’amministrazione pubblica da cui dipendono. Ma da un’agenzia interinale in 'staff leasing'. Lo strano caso degli insegnanti somministrati a ore accade a Milano ed è emblematico per diversi aspetti: l’illusione che basti approvare una legge per regolare la complessità del mercato del lavoro; il fatto che la pubblica amministrazione sia la prima a porsi al di sopra (o 'a fianco') delle regole che vengono imposte alle imprese private; che i nuovi assetti dell’organizzazione del lavoro non risparmiano alcun settore, neppure quelli più tradizionali come l’istruzione pubblica.

Ma cominciamo dall’inizio. Parliamo dei docenti dei Centri di formazione professionale di Afol, che è l’agenzia per la formazione appunto e il lavoro della Città metropolitana di Milano. Qui ogni anno studia qualche migliaio di ragazzi anche in 'Diritto e dovere all’istruzione e formazione', il percorso stabilito dal 2005 per i minorenni che hanno concluso la scuola dell’obbligo ma non hanno una qualifica. La formazione avviene in diversi ambiti professionali: moda, acconciatura, estetica, meccanica, pasticceria, cucina, senza dimenticare però l’apprendimento delle materie generali come italiano, storia, matematica, ecc.

Gli insegnanti in queste scuole sono nella gran parte precari di lunga data: sono stati prima co.co.co e collaboratori a progetto, poi hanno accumulato diversi periodi con contratti a termine da settembre a giugno, qualcun altro era a partita Iva. Già dal 2014, e poi in maniera più intensa dal 2017, però, si è ricorsi per gli insegnanti alla somministrazione per 9 mesi e il riconoscimento della Naspi (l’indennità di disoccupazione) per il periodo scoperto.

Con il Decreto dignità che ha ridotto il numero dei rinnovi dei contratti a termine e abbassato a 24 mesi il limite massimo, si è reso necessario un nuovo riassetto. «La nostra indicazione è stata quella di cercare di stabilizzare tutti i precari », dice Elena Buscemi, presidente dell’Assemblea consortile di Afol metropolitana, l’organo di indirizzo dell’Agenzia. Tuttavia, la dirigenza dell’Afol ha scelto una strada parzialmente diversa.

A causa della diversa distribuzione dei fondi di dotazione, negli ultimi tre anni sono state effettuate una serie di fusioni che hanno prodotto notevoli risparmi di spesa e razionalizzato l’organizzazione, ma anche «ridotto il personale da 576 a 524 collaboratori, di cui almeno 107 in sommini-strazione, più che raddoppiati dai 43 del 2016. La strategia aziendale è chiara: puntare a portare tutti gli insegnanti in regime di somministrazione con lo staff leasing», spiega R.R. uno dei docenti precari che si sono riuniti in comitato contro le scelte dell’Afol e il successivo accordo sindacale.

Nei mesi scorsi, infatti, i sindacati hanno aperto una vertenza per la stabilizzazione dei precari. Afol, sottolineando che «la Regione Lombardia finanzia i centri di formazione professionale pubblici, al pari di quelli privati, con il sistema dotale (la dote assegnata al singolo ragazzo o disoccupato per 'acquistare' servizi di formazione appunto, ndr), che non garantisce la sostenibilità dei costi in maniera continuativa» ha in sostanza spiegato di non poter assumere direttamente i docenti, perché l’offerta formativa, programmata in base alle singoli 'doti', è molto variabile da un anno all’altro.

E dunque non si possono avere come dipendenti a tempo indeterminato docenti, ad esempio di meccanica o di pasticceria, che magari l’anno successivo risulterebbero in sovrannumero. «Dopo una prima bocciatura della pre-intesa da parte dei lavoratori e la conciliazione davanti al prefetto, azienda da una parte, Cgil e Uil dall’altra sono arrivati comunque a un’intesa», spiega Alexandra Bonfanti della Fp Cgil che ha seguito la trattativa. Verranno stabilizzati definitivamente solo 10 docenti, mentre gli altri saranno assunti dall’Agenzia per il lavoro Oasi, che a sua volta 'presterà' gli insegnanti in staff leasing all’Afol per un monte minimo di 12 ore settimanali (in realtà variabili fino a 36 nei diversi periodi dell’anno).

«È un trattamento inaccettabile – commenta ancora R.R. – abbiamo garantiti meno di 400 euro al mese, senza la prospettiva di essere assunti direttamente da Afol dopo anni e anni di precariato e senza sicurezze per il futuro». «In realtà abbiamo garantito la continuità dei contratti grazie alla clausola sociale e la parificazione dei trattamenti con i dipendenti Afol.

Questo è il massimo della tutela che si poteva ottenere – replica Alexandra Bonfanti –. E infatti l’assemblea, dalla quale la minoranza dei dissidenti è uscita, ha approvato l’intesa a larga maggioranza». Chi non vota in assemblea ha sempre torto e in democrazia chi è in minoranza deve adattarsi. Sullo sfondo di questa vicenda, però, restano alcune domande: se quella in Diritto- dovere all’istruzione non è una scuola di serie B o C perché ha degli insegnanti – anche di materie generali come italiano o matematica – che non dipendono dalla scuola stessa, dalla Città metropolitana o dalla Regione? Perché l’ente pubblico riesce sempre, in un modo o nel-l’altro, a non fare ciò che chiede di fare ai privati? Se il modello organizzativo, anche della scuola e dell’offerta formativa pubblica sarà sempre più quello della flessibilità e dell’integrazione con i privati, a quando gli insegnanti di fisica dello Scientifico saranno somministrati da un’agenzia interinale e quelli di latino del Classico, in prestito magari dal Cepu?

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