giovedì 23 febbraio 2017
Bruxelles: «Correzioni credibili o a maggio scatterà l’infrazione»
Debito pubblico, l'Italia rischia tre procedure
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L’Italia ottiene tempo fino a fine aprile per provvedere ai suoi obblighi, poi niente potrà fermare una procedura per il debito. E, oltretutto, l’Italia rischia altre due procedure, una relativa al 2016 e una seconda per squilibri macroeconomici eccessivi. È un quadro certo non roseo per l’Italia quello emerso ieri a Bruxelles, dove la Commissione Europea ha presentato il suo 'pacchetto d’inverno', e cioè i rapporti Paese sul fronte degli squilibri macroeconomici e soprattutto l’atteso rapporto sul debito italiano. «Avremmo dovuto aprire la procedura già oggi (ieri, ndr) – ha detto il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, responsabile per l’Euro – ma torneremo sulla questione ad aprile, dopo aver verificato il rispetto degli impegni presi» per soddisfare la correzione dello 0,2% del Pil di aggiustamento strutturale chiesto da Bruxelles e promesso dal governo. Il governo deve inviare il Documento di economia e finanza (Def), secondo le regole europee, non oltre il 30 aprile. «Faremo la correzione – ha assicurato il premier Paolo Gentiloni – senza manovrine depressive e la faremo nel quadro del Def». La Commissione poi emetterà il suo verdetto in un nuovo rapporto sul debito atteso dopo le previsioni economiche di primavera previste per metà maggio.

«La Commissione – si legge nel rapporto – non prevede che l’Italia soddisfi la regola del debito né nel 2016, né nel 2017». L’Italia ha avuto per il 2017 un margine dello 0,32% del Pil per migranti e terremoti, ma non basta: avrebbe dovuto fare un miglioramento dello 0,6% del Pil nel 2017 e invece ha programmato un peggioramento dello 0,4%, uno scarto di un punto pieno, di qui la richiesta della Commissione di una correzione dello 0,2%. «Spero e ho fiducia sinceramente – ha detto il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici – che questi impegni possano essere realizzati in tempo». A Bruxelles nutrono dubbi su alcuni aspetti delle misure preventivate dal Tesoro. Ad esempio sullo 'split payment' (che prevede che l’Iva delle fatture a enti pubblici sia versata direttamente da questi ul- timi all’erario, per ridurre l’evasione fiscale), da cui il governo prevede un gettito di un miliardo quest’anno. Il problema è che serve il via libera unanime dell’Eurogruppo, in quanto è una deroga alla direttiva sull’Iva. Non dovrebbe essere un problema, ma Bruxelles vorrebbe comunque una clausola di salvaguardia (tipo l’aumento di accise) nell’eventualità che l’Eurogruppo dica di no. Così come ci sono dubbi sui 900 milioni di tagli di spesa indicati dal Tesoro, visto che il titolare Pier Carlo Padoan ha escluso la riduzione di esenzioni fiscali e dei tassi ridotti dell’Iva.

Nel mirino è anche il 2016. Per quell’anno l’Italia ha goduto di altri margini per un totale di 0,35% del Pil vincolati però alla realizzazione di investimenti e di riforme, mentre entrambi hanno segnato il passo. La Commissione, dopo le previsioni di primavera, potrebbe decidere dunque di aprire una procedura anche relativa a quell’anno. E non finisce qui, c’è il capitolo riforme. Certo, «ci sono segnali incoraggianti – ha affermato Moscovici – che vanno sottolineati: occupazione, dualismo del mercato del lavoro. Riforme significative nel settore bancario, amministrativo, della giustizia. La materializzazione di queste riforme prende tempo». Solo che, ha aggiunto, «allo stesso tempo abbiamo notato che sembra esserci un rallentamento nello sforzo di riforme» nella seconda metà del 2016. Un rallentamento, scrive la Commissione, dovuto a «sviluppi interni». Un giudizio evidenziato nel rapporto sull’Italia (come su altri Paesi) sugli squilibri macroeconomici. «L’alto livello di debito del governo e una dinamica protratta di debole produttività – avverte il documento – implicano rischi con rilevanza transfrontaliera in prospettiva, in un contesto di alti crediti deteriorati e disoccupazione ». Per la prima volta Bruxelles ha assegnato una «clausola di rendezvous» all’Italia, cioè la Commissione analizzerà con particolare attenzione il Piano nazionale di riforma che Roma (come tutti gli altri stati membri) dovrà inviare a Bruxelles entro fine aprile. Se non sarà sufficiente, la Commissione ne chiederà uno migliorato con riforme più ambiziose, altrimenti scatteranno multe salate. Dombrovskis ha avvertito che «tutte le opzioni sono aperte, anche una procedura» per squilibri macroeconomici. Finora, non c’è mai stata per nessuno.

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