venerdì 4 aprile 2014
Sono ancora pochi in Italia coloro che hanno una perfetta conoscenza dell'inglese scritto e parlato. In un mondo globalizzato è una grave lacuna. A cui rimediano i professionisti del settore. E poi ci sono gli idiomi emergenti: arabo, cinese e russo.
COMMENTA E CONDIVIDI
Sono ancora pochi in Italia coloro che hanno una perfetta conoscenza dell'inglese scritto e parlato. In un mondo globalizzato è una grave lacuna. A cui rimediano gli interpreti e traduttori. Oltre all'idioma di Sua Maestà, ci sono anche tante lingue emergenti che possono rivelarsi utili per trovare un lavoro. Basti pensare a chi si occupa di mediazione culturale e deve accogliere i migranti provenienti da Africa e Asia (arabo e cinese le lingue più richieste) oppure trattare affari con i russi.La situazione, tuttavia, è ben diversa. La crisi, infatti, ha complicato la vita ai professionisti del settore. "Vi è stato un taglio dei costi attuato dai committenti che ha avuto effetti sulla quantità di lavori offerti sul mercato (che si tratti di convegni, di documentazione tecnica, di pubblicazioni) - spiega Sandra Bertolini, presidente di Aiti (Associazione italiana traduttori e interpreti) - oppure sono state richieste di forte riduzione delle tariffe. Vi sono state poi diverse persone che si sono per così dire improvvisate traduttori, e alle volte anche interpreti, per ovviare alla mancanza di lavoro rispolverando qualche reminiscenza linguistica, senza tenere conto che non bastano le mere conoscenze linguistiche acquisite, in un passato più o meno remoto, per poter esercitare questa professione in quanto di professione vera e propria si tratta. Rimane il fatto che sul mercato vi sono validissimi traduttori e interpreti in grado di poter offrire i propri servizi all’insegna della qualità e della professionalità".Anche dal punto di vista formativo il panorama italiano è alquanto variegato in termini di offerta di corsi per traduttori e interpreti. Accanto a Università per così dire storiche, come per esempio quelle di Trieste, Forlì e Roma, sono sorte negli anni non solo diversi corsi di laurea per mediatori linguistici, ma anche master specifici per la formazione di figure specifiche in ambiti ben delineati (campo editoriale, audiovisivi, giuridico, finanziario, medico). Un’ulteriore opportunità poi per molti studenti è la laurea in Lingue e letterature integrata poi da master o corsi specifici organizzati in diverse sedi italiane. Vi sono poi anche traduttori che operano sul mercato forti di ottime competenze linguistiche ma dopo aver una laurea di un settore specifico (giurisprudenza, medicina, chimica, solo per citarne alcune) non specificamente attinente alla professione. "Questo perché - sottolinea Bertolini - la professione del traduttore e dell’interprete non è regolamentata in ordine o albo e quindi non prevede un percorso rigidamente fissato dallo Stato che prevede un’abilitazione tramite apposito esame. Quello che un’associazione come la nostra fa sul mercato è condividere quelle che sono le buone prassi cui un professionista deve sempre attenersi, promuovere la professione tramite eventi e incontri mirati, sostenere i traduttori e gli interpreti a 360° offrendo seminari, workshop, incontri peer-to-peer, convegni nell’ottica della formazione continua, occupandoci di questioni legate alla gestione della professione (tra cui aspetti fiscali, previdenziali), creando reti per lo scambio di conoscenze, competenze e informazioni sul lavoro, ponendoci come interlocutori su diverse piattaforme (istituzionali, imprenditoriali eccetera)".Eppure, nonostante la crisi e la concorrenza sleale, le opportunità non mancano. "C’è spazio per poter lavorare - conclude la presidente di Aiti - se si seguono i principi di qualità, professionalità, equo compenso e colleganza che permettono di creare delle reti e di non porsi sul mercato pensando di essere isole e che il proprio comportamento non ha conseguenze nel medio e lungo termine anche sul proprio lavoro.  Non si può inoltre essere tuttologi, ma occorre quindi specializzarsi anche se nulla vieta che nel corso della propria carriera lavorativa ci si possa avvicinare a settori diversi per interesse, per necessità o per qualsivoglia altro motivo. L’importante è comunque documentarsi, perché non basta sapere la lingua (quale lingua poi? E su questo argomento ci sarebbe materiale per un altro interessantissimo articolo), poi occorre padroneggiare anche il linguaggio tecnico specifico dell’ambito in cui abbiamo deciso di volgere il nostro sguardo.Fondamentale è la formazione continua: non bisogna mai pensare di essere arrivati, proprio perché il viaggio è la meta e quindi l’aggiornamento di un traduttore e di un interprete deve essere continuo".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: