venerdì 23 marzo 2012
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​Il decreto liberalizzazioni è legge e il presidente del Consiglio Mario Monti esprime «via soddisfazione», perché sono state «eliminate le rendite di posizione», anche se i numeri per il governo sono in evidente calo: solo 365 i voti favorevoli, per effetto soprattutto delle molte assenze. Fisiologici invece i 61 contrari e i 6 astenuti. C’è «la consapevolezza - dice il premier, presente anche ieri in aula, dopo aver personalmente seguito la trattativa sul lavoro - di aver raggiunto un traguardo importante nel difficile percorso verso la crescita economica del Paese». Passano quindi le nuove norme su professioni, taxi, farmacie, mutui, banche, assicurazioni, energia e trasporti, citando solo per titoli. La nota di Palazzo Chigi rivendica che «l’opposizione prevista dei titolari di rendite di posizione non più giustificabili né salvaguardabili» è stata vinta «nel quadro di soluzioni condivise».Prima del voto finale, fra i numerosi gli ordini del giorno posti in votazione c’era stato il via libera anche a quello presentato da Alfredo Mantovano, del Pdl (con adesioni bipartisan) sul lavoro domenicale. La proposta, passata col parere favorevole del governo, era volta a garantire il riposo festivo, fatte salve le deroghe dei servizi pubblici essenziali, delle attività di ristorazione e di intrattenimento, di quelle svolte in località ad alta presenza turistica. Viene inoltre prevista la volontarietà del lavoro domenicale, in modo da non far derivare effetti pregiudizievoli per il lavoratore che scelga di non prestare la sua opera di domenica. L’ordine del giorno ricorda come «il riposo settimanale costituisca da sempre un aspetto rilevante del rispetto della dignità umana; al di là del riferimento religioso, la tendenziale coincidenza fra il giorno di riposo e la domenica è un dato stabile della nostra tradizione e della nostra cultura. Come hanno ricordato, in modo laico, le principali organizzazioni sindacali italiane». Nella dichiarazione di voto, al di là della plurimillenaria tradizione religiosa, Mantovano ha richiamato il profilo della dignità del lavoro e la dimensione di umanità del rispetto della domenica. Brevissimo il dibattito che ha registrato il solo intervento, a sostegno della proposta, per l’Udc, di Luisa Capitanio Santolini, anche se poi obiezioni e freddezze di alcuni settori si sono comunque palesate nei numeri, con 41 voti contrari (in massima parte di Idv e Radicali, solo 6 del Pdl), e soprattutto 161 astenuti (in larga prevalenza del Pd, solo 8 del Pdl fra cui però spicca Giulio Tremonti); 261 i voti favorevoli.Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla mancanza di copertura ad alcune misure del provvedimento, su cui era intervenuto anche Gianfranco Fini, il governo ha provato a rassicurare le forze politiche: «Le coperture ci sono», ha sostenuto il ministro per i Rapporti col parlamento Piero Giarda in aula: il governo si «è basato sui pareri non ostativi delle commissioni». Ma per Idv e Lega il decreto è «incostituzionale» oltre che «inutile». Resta da risolvere la questione legata alla norma cosiddetta "salva-banche" che azzera le commissioni per i conti aperti a pensionati sotto i 1.500 euro, che aveva scatenato la protesta dell’Abi. Il governo ha accolto l’ordine del giorno della maggioranza (contraria solo Fli) che chiede un provvedimento in tempi brevi per reintrodurre le commissioni bancarie. Ma c’è il problema della contestualità a prevenire il rischio di incertezze e conseguenti ricorsi. È probabile l’ipotesi di un decreto legge, che venga pubblicato contestualmente al provvedimento sulle liberalizzazioni evitando così agli istituti di credito il "vulnus" di ricorsi già annunciati dalle associazioni dei consumatori, tutte sul piede di guerra.Da segnalare, fra gli ordini del giorno, l’insoddisfazione di Paola Binetti, dell’Udc, per l’accoglimento con la formula meno impegnativa della "raccomandazione" della proposta volta ottenere un trattamento meno penalizzante nella tariffazione delle bollette per le famiglie numerose e quelle con al loro interno portatori di handicap. Non è stata accolta, invece, la proposta che era stata avanzata da Luisa Capitanio Santolini volta a un ulteriore, e definitivo, chiarimento sull’esenzione dall’Imu per le scuole paritarie.
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