martedì 3 maggio 2016
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MILANO Lo stile della 'dolce vita' italiana piace sempre di più in tutto il mondo e farà da volano per l’export della nostra economia. Se nel 2015 valeva 10,4 miliardi, è previsto che nel 2021 arriverà a valerne 15, il 43% in più. Sono i dati diffusi dal centro studi Confindustria e da Prometeia nel settimo rapporto annuale 'Esportare la dolce vita', in cui si analizzano le potenzialità di crescita delle vendite di beni 'belli e ben fatti' - i prodotti di consumo di fascia medio-alta che si contraddistinguono per il design e la qualità dei materiali e delle lavorazioni - nei trenta nuovi mercati più promettenti per l’Italia da qui al 2021. Mercati che, scopriamo, non coincidono con quelli su cui le nostre piccole- medie imprese hanno puntato durante il periodo della crisi economica, ovvero gli emergenti. Dal 2008 circa, a fronte di nuove congiunture economiche, le Pmi italiane si erano trovate a fronteggiare la diminuzione della domanda dei mercati maturi. Ora la situazione è mutata e i paesi avanzati tornano a crescere e i loro consumatori a spendere, mentre i paesi emergenti sono in rallentamento, se non in recessione. A giocare un ruolo decisivo nei consumi saranno 212 milioni di 'nuovi ricchi', la classe benestante che darà il contributo maggiore alla crescita. E dove vivono? Negli Emirati, seguiti da Cina e Russia, che continua a perdere rilevanza. Insomma, i big resistono ma sono sempre più avvicinati da nuove realtà, in primis l’India, che sarà «la nuova Cina», come spiega Luca Paolazzi, direttore centro studi Confindustria. Per l’Europa l’attenzione è da rivolgere nei confronti della Polonia, ma decisivi continuano a rimanere gli accordi bilaterali, come ricorda Paolazzi: «Abbiamo aperto un dialogo con Alibaba contro la vendita dei prodotti contraffatti online». E così se il primo trimestre del 2016 è stato il peggiore per l’export del nostro Paese dall’inizio della crisi nel 2008, con un -5%, ora nuovi mercati sembrano aprirsi, come mostrano i segnali incoraggianti provenienti da Iran e Cuba. Guardando al futuro, lo scenario in cui si trovano a operare le nostre aziende dovrà relazionarsi con «più sfide e meno certezze », chiarisce Alessandra Lanza di Prometeia «dai rischi geopolitici, alla volatilità, la diminuzione del prezzo delle commodity, la svalutazione dei tassi di cambio ». Come essere competitivi? «Con metodi nuovi: le aziende devono cambiare e osservare i consumatori», dice Licia Mattioli, presidente del comitato tecnico per l’internazionalizzazione di Confindustria. Per questo l’associazione degli industriali si è impegnata a venire incontro alle esigenze delle Pmi con diverse iniziative, tra cui «roadshow per l’internazionalizzazione e voucher per l’inserimento di temporary Export managers ». Dalla ricerca condotta quest’anno, emerge che l’alberghiero di lusso e la nautica sono le vetrine di promozione dei prodotti 'belli e ben fatti' italiani. Il primo intercetta un nuovo turismo che punta a fare 'esperienze' in loco, il secondo in molti paesi emergenti è opportunità di ostentazione del proprio status. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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