martedì 19 dicembre 2017
Provvedimento sostenuto a larga maggioranza. Il ministro francese della Transizione ecologica e solidale, Nicolas Hulot. "Si sta scrivendo la fine delle energie fossili".
La Francia vara il progetto di legge anti-idrocarburi
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"Credo che la primavera silenziosa in corso germoglierà forse prima del previsto". Il ministro francese della Transizione ecologica e solidale, Nicolas Hulot, ha sottolineato in questi termini, nell’emiciclo dell’Assemblea nazionale, il varo definitivo del progetto di legge che vieterà nuove prospezioni d’idrocarburi sul suolo transalpino, in vista della fine dello sfruttamento dei pozzi esistenti entro il 2040.

Una settimana dopo il One Planet summit organizzato a Parigi per rilanciare gli investimenti internazionali contro il surriscaldamento climatico, i deputati hanno finito per sostenere il provvedimento a larga maggioranza, ad eccezione del gruppo neogollista che ha denunciato gli effetti economici negativi della misura "unilaterale" rispetto agli altri Paesi europei. Nelle ultime settimane, l’iter legislativo si era complicato soprattutto presso il Senato, che lunedì non ha approvato il testo.

"Si sta scrivendo qui la fine delle energie fossili", ha osservato ieri in aula Hulot, ministro con trascorsi da leader nell’associazionismo ambientalista. Per lui, il provvedimento dovrà divenire "contagioso" per i Paesi vicini, anche se nella stessa Francia l’impegno contro i gas a effetto serra "è ancora lungo e complesso". Da parte sua, l’ex ministra dell’Ambiente e attuale deputata Delphine Batho (Nouvelle gauche) ha perorato l’esigenza di uno "stop di ogni attività d’idrocarburi nel Mediterraneo". Di fatto, la politica ambientale pilotata dal presidente Emmanuel Macron sembra aver trovato nella sinistra la principale sponda a livello parlamentare. La nuova legge è inclusa nell’ambizioso "Piano clima" presentato dall’esecutivo lo scorso luglio, che prevede teoricamente uno stop delle emissioni carboniche entro il 2050.

Intanto, molti osservatori ritengono che la legge varata ieri sia un primo passo in gran parte simbolico, anche perché la produzione francese d’idrocarburi ha coperto finora solo l’1% del fabbisogno nazionale, nel quadro di un mix di fonti energetiche che resta dominato dal nucleare, con le rinnovabili che stentano ancora ad imporsi, soprattutto nel caso dell’eolico in mare. Ma Arnaud Gossement, il docente universitario di diritto ambientale e avvocato autore nel 2011 di un rapporto sulla riforma della legislazione sul settore minerario, ha sottolineato ieri che si tratta di un buon trampolino in vista di riforme a venire più incisive.

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