venerdì 28 luglio 2017
La contesa che oppone l'Italia alla Francia per l'acquisto dei cantieri navali di Saint-Nazaire, è l'ultima puntata di una rivalità commerciale. Ma anche l'Italia fa shopping...
La vetrina di Gucci a Parigi (Ansa)

La vetrina di Gucci a Parigi (Ansa)

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La contesa che oppone l'Italia alla Francia per l'acquisto dei cantieri navali Stx di Saint-Nazaire, nazionalizzati dal presidente Macron a un passo dalla conclusione dell'accordo con Fincantieri, non è che l’ultima puntata della "guerra" economico-finanziaria tra Italia e Francia che ha visto finora quasi sempre i cugini d’Oltrape fare "shopping" di aziende italiane: prima nella moda e più recentemente nelle comunicazioni (Telecom) e nella Tv con lo scontro Vivendi-Mediaset.

I primi "scontri" tra Italia e Francia risalgono però a molti anni addietro: nel 2000 Fiat decide di tirarsi fuori dal settore ferroviario e vende Fiat Ferroviaria ad Alstom che oggi produce, tra gli altri treni, per Italo a Savigliano, in provincia di Cuneo. Ma quelli sono anche gli anni degli "assalti" al made in Italy: da Poltrona Frau a Fendi, dal 1999 nell’orbita di Lvmh. Dapprima Bernard Arnault acquista il 51% della casa di moda romana insieme a Prada, poi i francesi rilevano anche la quota del gruppo milanese. E di Lvmh dal 2000 è anche Pucci e dal 2011 Bulgari e poi ancora l’80% di Loro Piana passato di mano al prezzo record di 2 miliardi di dollari. In Francia anche Gucci: il marchio fiorentino è del gruppo francese Kering, che strappò l’acquisto a Lvmh nel 2004 con una maxi opa. Con Gucci, Kering possiede anche Bottega Veneta, Sergio Rossi e le ceramiche toscane di Richard Ginori. E dello stesso gruppo è anche Brioni: il marchio del lusso maschile, celebre per avere vestito James Bond. E ancora, Pomellato passato di mano per circa 300 milioni di euro. Alcuni colpi hanno riguardato anche fronte bancario e agroalimentare (Eridania, zucchero).


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