venerdì 1 aprile 2016
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Risolta la corsa a due, con una Confindustria spaccata come non si vedeva dal 2000, aspetto esaltato ieri da Montezemolo (su questo piano la riforma Pesenti non pare aver ottenuto un gran risultato), per Vincenzo Boccia comincia ora il bello o il difficile, che dir si voglia: dimostrare che lui, l’uomo che conosce a menadito clima e umori di Viale dell’Astro-nomia (una volta si sarebbe detto 'di apparato'), proprio per questa sua caratteristica non è tanto il presidente della continuità assoluta quanto quello capace di cambiare e di incidere nella macchina della confederazione là dove serve. La Confindustria del 2016 si trova a vivere un paradosso: per via della scelta renziana di abbandonare la politica della concertazione e i tavoli di confronto, è divenuta marginale nel dibattito pubblico; eppure sotto la uscente presidenza Squinzi è riuscita a ottenere risultati fra i più eclatanti della sua storia, dal varo del Jobs act (col superamento dell’articolo 18) agli sgravi per le assunzioni, fino al rifinanziamento della 'legge Sabatini' sui macchinari. Il mondo dell’industria che una volta era ascoltato quando parlava, oggi (anche per via del ridotto peso che ha nel Paese) ha una voce più afona nel dibattito della società civile, caratteristica che la unisce peraltro al mondo del sindacato. L’elezione di Boccia porta poi con sè altre due caratteristiche: è riuscito a saldare in parte quella piccola impresa di cui è espressione con le istanze della grande industria, specie quella di Stato, da Eni in giù. E anche per questo non rappresenta certo un 'dispiacere' per Renzi: per il premier sarebbe stata più problematica l’indicazione del concorrente Vacchi. Ora Boccia dovrà dedicarsi a studiare modi nuovi per il dialogo con il resto del Paese e per la tutela della rappresentanza degli interessi. Serve un’innovazione delle relazioni industriali, a partire dalla trattativa sulla rappresentanza (finita su un binario morto) e dal contratto dei metalmeccanici. Se riuscirà a riaprire almeno questi cantieri, l’'aquila' di Confindustria potrà dire di aver spiccato di nuovo il volo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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