venerdì 6 aprile 2012
​Un’intervista dell’ex-presidente degli industriali Emma Marcegaglia accende la polemica sul ddl sul mercato del lavoro. Gelida la replica del Presidente del Consiglio.
I fondi da aumenti su affitti e voli
Inps, boom della cassa integrazione a marzo
Pensare futuro di Francesco Riccardi
COMMENTA E CONDIVIDI
​Imprese sulle barricate contro la riforma dell’articolo 18. E scontro senza precedenti con il presidente del Consiglio Mario Monti che dapprima prova a rassicurarle sull’applicazione del reintegro a «fattispecie molto estreme e improbabili», dicendosi fiducioso che capiranno. Ma poi risponde con durezza alle bordate della presidente uscente di Confindustria Emma Marcegaglia, che in un’intervista al Financial Times definisce «very bad», cioè pessima, la riforma del lavoro.Visto anche il luogo in cui tali accuse sono state formulate, uno dei più influenti quotidiani economici mondiali, la replica di Monti è particolarmente dura. La Confindustria è «il sindacato dei datori di lavoro», il Governo deve guardare «all’interesse generale». Il premier parte soft al Tg1, ma affonda subito: «Marcegaglia definisce il testo della riforma pessimo, che non è un understatement. Si prenda le responsabilità di quello che ha detto». Monti, infine, ricorda all’organizzazione degli industriali che «tre mesi fa non avrebbe neppure osato sperare che il licenziamento per motivi economici diventasse in Italia come in Paesi dove c’è maggiore flessibilità e che il ruolo del reintegro fosse limitato, come è con questa riforma, solo a casi di abuso del licenziamento per motivi economici». In mattinata a Napoli Monti aveva parlato della riforma come uno dei «passi vitali, necessari verso un’Italia più moderna».Poche ore dopo, però, Marcegaglia - parlando a un convegno alla Camera - torna a chiedere che il Parlamento la cambi, «perché non aumenterà l’occupazione, anzi, rischia di abbassarla». È una «mezza riforma», un risultato «al ribasso» dopo la mediazione politica, incalza. Infine, si fa portavoce di un disagio delle imprese, che - assicura - sono pronte a «non rinnovare contratti a termine e a progetto», per paura del contenzioso.Intervengono anche i due contendenti per la successione alla poltrona di numero uno in via dell’Astronomia. Il vincitore - e presidente designato - Giorgio Squinzi, che aveva sempre sostenuto che l’articolo 18 non fosse il problema principale da affrontare, dapprima si defila. «Deve sempre prevalere la linea del dialogo», si limita a dire. Poi si dichiara «ttalmente in linea» con quento afermato dalla Marcegaglia. Mentre lo sconfitto, e attuale vice, Alberto Bombassei non lesina le critiche e alla riforma e, implicitamante, allo stesso Squinzi. La prima «delude profondamente le aspettative». E l’esito negativo è anche responsabilità di «coloro che, dal mondo delle imprese, hanno continuato ad affermare che l’articolo 18 non è un problema». Infine, Rete Imprese Italia esprime forte preoccupazione. Il testo che andrà alle Camere, sottolinea l’organizzazione, «presenta peggioramenti inattesi e pesanti per le imprese del commercio, terziario, artigianato e turismo».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: