giovedì 18 settembre 2014

Stefano Colli-Lanzi: "Ai lavoratori servono politiche attive per il ricollocamento e un nuovo contratto a tempo indeterminato"

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Le imprese chiedono nuove politiche attive per i lavoratori, un contratto senza il reintegro previsto dall'articolo 18 e meno contratti atipici. E' il risultato di una ricerca condotta da GI Group, prima agenzia per il lavoro italiana, condotta nel periodo tra il 10 e il 15 settembre su un campione di oltre 500 aziende.Secondo un’azienda su due (49,5% dei rispondenti), la principale priorità del Governo in tema di lavoro dovrebbe essere quella di aiutare le persone senza lavoro a trovarne un altro attraverso appositi programmi di ricollocazione professionale.Quanto al dibattito di questi giorni, sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, la maggior parte dei rispondenti (42,5%) ha dichiarato di preferire un contratto dove l’art.18 cessi di essere applicato del tutto, a fronte di un’indennità monetaria crescente da corrispondere al lavoratore e di un supporto alla ricollocazione professionale.In materia di semplificazione, infine, i primi due contratti che le aziende eliminerebbero sono il contratto a progetto (48,4%) e le associazioni in partecipazione (45,3%).“In questi giorni - commenta Stefano Colli-Lanzi, amministratore delegato di GI Group - si sta discutendo del futuro assetto del mercato del lavoro. Le oltre 500 aziende che hanno partecipato alla nostra survey non hanno dubbi: vogliono un mercato del lavoro dove venga data precedenza alle politiche attive (come la Garanzia Giovani, ancora poco conosciuta da circa la metà del campione) senza aumentare il numero dei Centri per l’Impiego. Un mercato del lavoro semplificato nelle sue forme contrattuali, a partire dall’eliminazione di strumenti di flessibilità spuria come i contratti a progetto e le associazioni in partecipazione. Soprattutto chiedono un mercato del lavoro dove il contratto a tempo indeterminato, oggi nella sua configurazione attuale più debole che mai, possa essere sostituito con un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti dove la tutela del lavoratore sia costituita non tanto dall’art.18, ma da un supporto alla ricollocazione professionale, unico strumento davvero utile per reinserire le persone nel mercato del lavoro; un percorso, questo, che sembra essere stato intrapreso dal Governo. Ci auguriamo davvero che dal Parlamento possa uscire una riforma complessiva che tenga conto di queste indicazioni. Se così fosse l’Italia si doterebbe di un mercato del lavoro moderno, dove il contratto a tempo indeterminato potrebbe tornare al centro delle decisioni di assunzione delle aziende e dove al sistema delle agenzie del lavoro potrebbe venir demandata la gestione della flessibilità necessaria al sistema”.
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