domenica 1 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Le priorità del presidente Maurizio Gardini per il futuro di Confcooperative MILANO All’assemblea per il rinnovo delle cariche che si terrà a Roma mercoledì e giovedì, Confcooperative si presenta forte dei suoi numeri: 19mila coop, 3 milioni e 300mila soci, 530mila impiegati e 66 miliardi di fatturato. «Dentro queste cifre – spiega il presidente Maurizio Gardini, che si candida per un secondo mandato alla guida di uno dei tre pilastri dell’Alleanza delle Cooperative –, è racchiuso un impegno quotidiano che portiamo avanti con passione, raccogliendo frutti preziosi e abbondanti per il benessere delle comunità locali». Presidente, partiamo dalla rappresentanza: quali sono i cambiamenti principali già avvenuti? L’organizzazione di Confcooperative si sta sempre più adeguando alla dinamica socio economica delle sue imprese. Oltre il 60% degli occupati delle nostre coop è donna. Ecco perché la presenza femminile è in progressivo aumento nella governance, dove siamo arrivati a una quota rosa del 23,6%, che sale al 26% se consideriamo le posizioni apicali, rispetto al 16% degli altri modelli d’impresa. Da anni ormai la politica prova, con scarsissimi risultati, ad attuare una vera spending review. Voi avete già effettuato un riordino territoriale. Come si è agito e quali sono gli effetti di questa operazione? Abbiamo seguito tre criteri: aggiornamento, semplificazione e innovazione. Al termine di un piano triennale abbiamo creato una nuova geografia. Le unioni (regionali e provinciali) di Confcooperative sono passate da 109 a 71. Questo non significa ovviamente ridurre il nostro presidio sul territorio, semmai il contrario. Saremo ancora più presenti del passato, ma con un’organizzazione più snella e con più servizi. In questo modo siete riusciti a racimolare un tesoretto? Dal riordino abbiamo ricavato un risparmio di oltre 3 milioni di euro, come emergerà dal bilancio di sostenibilità che presenteremo in assemblea. E queste risorse verranno reinvestite totalmente nei servizi alle imprese. Dare di più senza chiedere di più alle stesse. Una delle priorità future sarà il contrasto al fenomeno delle 'false cooperative'? Certamente sì e noi abbiamo già fatto la nostra parte. Oltre ai regolamenti interni sono state raccolte 100mila firme per ottenere una normativa. Tanto che adesso c’è una proposta di legge per combattere questi fenomeni illegali che ha iniziato il suo iter parlamentare. Speriamo possa essere varata al più presto. E a proposito di politica, tra le soddisfazioni principali degli ultimi tempi c’è la riforma delle Bcc. E’ stata una partita lunga, con momenti di tensione e toni aspri, ma alla fine attraverso il dialogo e un confronto costruttivo con il governo e il Parlamento siamo riusciti ad ottenere un testo che pone il credito cooperativo italiano come modello a livello europeo. Quale contributo potete dare alla costruzione di un nuovo modello di welfare? Sicuramente importante, visto che la cooperazione in Italia offre servizi a 7 milioni di famiglie. Noi non vogliamo essere l’unica gamba del nuovo welfare, ma siamo pronti a partecipare al progetto. Bisogna passare da un sistema 'ospedalocentrico' (come quello attuale) a un assetto che preveda più assistenza sul territorio, anche per non intasare il servizio sanitario nazionale. Il mondo cooperativo, che è riuscito ad aumentare i livelli occupazionali nonostante la crisi, come valuta l’operato del governo sul lavoro? Serve qualche altro intervento? Mantenere il saldo attivo per noi non è stato indolore. Abbiamo fatto ogni sforzo possibile, attingendo alle riserve, pur di difendere l’occupazione. La situazione generale - se si pensa ai debiti della Pubblica amministrazione - è migliorata, ma non completamente risolta, visto che in alcune zone del Sud i tempi di pagamento sono ancora lunghissimi. Le misure adottate finora dal governo vanno nella giusta direzione, che è quella di ridurre il costo del lavoro. Ma occorre uno sforzo in più sul cuneo fiscale per far pagare meno l’impresa e dare più soldi in busta al lavoratore. C’è ancora un differenziale alto tra il costo aziendale e quanto riceve il dipendente. Chi ha un reddito lordo mensile di 1.249 euro percepisce un lordo annuale di 16.200 euro, ma il costo aziendale complessivo è di 25.400 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Intervista Maurizio Gardini, 56 anni, dal 2000 è presidente della coop Conserve Italia
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: