sabato 29 agosto 2020
Da Jackson Hole la svolta annunciata dalla Fed, l’euro vola sul dollaro. Sale l’indice di fiducia delle imprese Ue La Bce deve ancora completare la revisione strategica
Il presidente della Federal Reserve (Fed), la banca centrale degli Stati Uniti

Il presidente della Federal Reserve (Fed), la banca centrale degli Stati Uniti - Ansa

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Dal simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole, quest’anno virtuale per la pandemia, arriva la prima indicazione su come le istituzioni monetarie intendono navigare nel mare del debito post-Covid 19. A rompere gli indugi è stata la Federal Reserve che, rivedendo la sua strategia, si è in qualche modo liberata dal limite del 2% per l’inflazione decidendo di privilegiare il secondo target del suo mandato duale, quello dell’occupazione. In pratica dopo 8 anni dall’ultimo 'tagliando strategico' – e soprattutto dopo lo tsunami del Coronavirus – è pronta ad accettare nei prossimi anni un livello di disoccupazione così basso da provocare un aumento dei prezzi che superi, per un certo periodo, il noto obiettivo tecnico. Powell in sostanza non inasprirà i saggi d’ora in avanti perché si è raggiunta la piena occupazione. È un cambio di rotta rilevante e potenzialmente in grado, dopo un lungo periodo di con- vergenza, di far allontanare Fed e Bce. Un segnale in tal senso è già arrivato ieri dal mercato dei cambi: la moneta unica ha chiuso in deciso rialzo sul dollaro a quota 1,19.

Anche Francoforte ha lanciato a inizio anno anno la sua 'strategic review', ma il processo si è interrotto per affrontare l’emergenza pandemica. Come ha ricordato ieri in un’intervista a Repubblica l’ex membro del board Bce, Lorenzo Bini Smaghi, dai primi dibattiti all’Eurotower erano emerse posizioni diverse da quelle indicate da Powell, indicazioni che miravano ad accettare che l’inflazione rimanesse sotto il 2%, l’unico mandato della Banca centrale europea, senza ulteriori interventi. È però possibile, secondo il banchiere, «che quando l’Europa si riprenderà, la politica monetaria diventi meno espansiva senza curarsi se sarà stata raggiunta la soglia critica» inflattiva. E se prevarrà quest’impostazione, conclude Bini Smaghi, i tassi in Europa aumenteranno prima che in America, «con una divaricazione monetaria tra le sponde dell’Atlantico che potrebbe determinare un rincaro dell’euro molto negativo per l’export».

Del resto un costo del denaro vicino allo zero consente di continuare a gestire meglio, insieme alle politiche monetarie non convenzionali, la nuova ondata di debito pubblico alimentata proprio dalla crisi Covid. E di fronteggiare ovviamente la peggior recessione globale dal 1947. In tal senso la Bank of England è convinta di avere ancora molte frecce da scoccare, a partire dai tassi negativi: «Non siamo affatto a corto di potenza di fuoco – ha dichiarato ieri il numero uno della Boe, John Bailey, intervenendo al Simposio online –: ci sono momenti in cui dobbiamo fare le cose in grande e andare veloci. Ad essere onesti sembra che siamo stati fin troppo cauti rispetto alle munizioni che ancora restano».

Le Borse europee hanno terminano deboli e in calo una seduta ieri volatile nonostante Wall Street procedesse in rialzo. Piazza Affari ha chiuso piatta, con l’indice Ftse Mib (0,03% a 19.841 punti) ancora lontano dalla soglia dei 20mila, di cui si ha l’ultimo ricordo lo scorso 26 agosto.

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