mercoledì 26 giugno 2013
​Brugnaro (Assolavoro): ora un patto con l’esecutivo. Integriamo i servizi pubblici e privati, rafforziamo la formazione.
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​Integrare l’azione di centri pubblici e agenzie private; remunerando solo le azioni di chi effettivamente trova un posto di lavoro a un giovane. Luigi Brugnaro, Presidente di Assolavoro, l’Associazione nazionale delle Agenzie per il lavoro, offre un patto al governo per favorire l’occupazione dei giovani.Come potrebbe svilupparsi in concreto questa alleanza?Vi sono già alcune esperienze virtuose sul territorio. Quelle che funzionano meglio si basano su un principio: ciascuno mette a sistema i propri punti di forza. Quelli delle Agenzie vanno dal know how specifico in tema di ricerca e selezione, alla formazione finalizzata, dalla conoscenza della domanda che viene dalle imprese e alla capacità di rispondere tempestivamente, il tutto in un sistema integrato di servizi. Quando si dialoga con Centri per l’impiego efficienti e disponibili a condividere le informazioni di chi cerca un lavoro (status di disoccupazione o mobilità, percezione o meno di indennità) i risultati arrivano.Quali politiche attive si possono mettere in campo? In Italia la parola formazione fa spesso rima con spreco...La formazione finanziata da fondi pubblici e non finalizzata ha determinato enormi danni per tutti. Il sistema formativo delle Agenzie per il Lavoro è esattamente l’opposto e si impone come modello in Europa. Solo nel 2012 sono stati investiti oltre 128 milioni per formare 200mila persone (su 470mila impiegati in somministrazione, pari a 207mila equivalenti a tempo pieno). La formazione del nostro settore è tutta finanziata con risorse private, è legata a specifici obblighi di placement e funziona per ovvi motivi: solo se il lavoratore è stato selezionato con cura e formato adeguatamente, infatti, l’azienda sarà soddisfatta dei servizi offerti dall’Agenzia per il Lavoro e continuerà a rivolgersi ad essa.Le Agenzie però devono guadagnarci: come potrebbe essere remunerato questo impegno?Le conoscenze e le competenze delle Agenzie per il Lavoro, assieme alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale (sono oltre 2.500 le filiali, con 10.500 dipendenti diretti) rappresentano un patrimonio per il sistema Paese. Per questa ragione il taglio della formazione del settore per oltre un terzo previsto a partire dal 1 gennaio 2014 va assolutamente scongiurato. Al contrario la nostra formazione finalizzata andrebbe presa a modello più diffusamente. Perché, per esempio, non pensare a obblighi di collocamento per chiunque organizzi corsi di formazione con fondi pubblici? Cos’altro possono fare le Agenzie per favorire l’occupazione giovanile?Diciamo prima di tutto che nel 2012, grazie alle Agenzie per il Lavoro, sono stati 270mila i giovani sotto i 34 anni che hanno avuto concretamente accesso a occasioni di lavoro (con gli stessi diritti, tutele e retribuzione dei lavoratori alle dirette dipendenze delle aziende). Ed è bene ricordare che oltre l’80% dei nuovi ingressi nel mercato del lavoro attraverso le Agenzie è costituito da under 35. Di più si può fare premiando il merito. Per i servizi per il lavoro, per esempio, le risorse previste per lo Youth Garantee sarebbero utilizzate al meglio se si prevedessero premialità per chi effettivamente riesce a condurre i giovani al lavoro.
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