giovedì 19 maggio 2016
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Dopo l’ok alla flessibilità Bruxelles pretende progressi E fissa già per ottobre una nuova verifica sui conti BRUXELLES Margini confermati, ma ancora tanto lavoro da fare per l’Italia sul fronte delle riforme. Potremmo riassumere così il senso della proposta di raccomandazione all’Italia pubblicate ieri dalla Commissione Europea, nel quadro del Semestre Europeo. Un documento che andrà poi confermato dai ministri finanziari e dal Consiglio europeo. Sul fronte dei conti pubblici, è quanto già reso noto nella lettera al ministero dell’Economia pubblicata due giorni fa: per il 2016 sono 0,85% del Pil di margini (incluso lo 0,4% già concesso lo scorso anno), pari a circa 14 miliardi di euro. In particolare, un totale dello 0,5% per le riforme, dello 0,25% per gli investimenti, cui si aggiungono lo 0,10% per spese di migranti e sicurezza. Bruxelles fissa però a ottobre-novembre un nuovo esame del bilancio per vedere se gli obiettivi vengono rispettati. Per il 2017, in particolare, l’aggiustamento teorico richiesto all’Italia dovrebbe essere pari allo 0,6% del Pil, ma per evitare una procedura, la stessa Commissione fa sapere che basterà lo 0,15-0,2% del Pil (circa tre miliardi di euro). C’è però tutta la cospicua parte relativa alle riforme. E qui, pur registrando progressi, il documento segnala diversi punti dolenti. Uno di questi è la spending review. «Gli obiettivi di riduzione della spesa - si legge - sono stati ulteriormente ridotti». Manca ancora un vero spostamento della tassazione dal lavoro al consumo, e qui ancora una volta la Commissione prende di petto l’abolizione dell’imposta sulla prima casa, che, si legge, «è in contrasto» con quell’obiettivo. Viene elogiata come «importante passo» la riforma della pubblica amministrazione, ma resta carente la lotta alla corruzione, nonostante alcune misure già adottate. Quello che ancora manca è «la sistematica revisione della prescrizione». Preoccupa Bruxelles inoltre la «lentezza del sistema giudiziario», soprattutto civile. Il documento apprezza il Jobs Act, ma anche sul fronte del mercato del lavoro c’è molto da fare. Bisogna rafforzare gli uffici di collocamento, favorire il negoziato a livello aziendale, ma anche migliorare il tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro, «uno dei più bassi nell’Ue», avverte il rapporto. Non basta: «il sistema di imposte e sussidi scoraggia la possibilità che lavori anche il coniuge», mancano inoltre sufficienti offerte di asili per favorire il lavoro delle donne madri. E poi, lamenta il rapporto, «oltre un quarto degli italiani è a rischio di povertà ed esclusione sociale, mentre l’assistenza sociale rimane debole e frammentata». Sul fronte più prettamente economico manca una libera concorrenza nei servizi, restano troppi comparti superprotetti, dai tassisti agli avvocati, alle farmacie. In generale, «l’ambiente d’impresa italiano non è ancora sufficientemente favorevole alla crescita e agli investimenti ». Si segnala, nonostante alcuni miglioramenti, l’ancora troppo elevato tasso di crediti deteriorati delle banche. La Commissione propone cinque raccomandazioni. La prima è quella sui conti pubblici di cui abbiamo detto. La seconda, attuare la riforma della Pa, aumentando la lotta alla corruzione e rivedendo la prescrizione. La terza, accelerare la riduzione dei debiti deteriorati, la quarta attuare la riforma delle politiche di promozione del mercato del lavoro. La quinta, infine, «adottare e attuare rapidamente » la legge sulla concorrenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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