lunedì 23 dicembre 2013
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Disomogenei, territorialmente sparsi e con una distribuzione del personale fortemente squilibrata. Sono i 556 Centri per l’impiego funzionanti in Italia, secondo il monitoraggio appena pubblicato dal ministero del Lavoro. Una mappa e una prima analisi particolarmente importante se si considera che i Cpi, oltre alla funzioni che già svolgono per chi è in cerca di un’occupazione, saranno il fulcro della "Garanzia giovani", il programma europeo finanziato con 1,5 miliardi che si prefigge l’obiettivo di trovare un’occupazione o uno stage o un’opportunità formativa o ancora di indirizzare verso l’autoimprenditorialità i ragazzi tra i 15 e 25 anni, entro 4 mesi dalla fine del loro percorso di studi o dall’ingresso nella disoccupazione.Programma che è in attesa dell’ok definitivo della Commissione europea all’ultima bozza del piano nazionale inviato dal nostro governo. Difficile quindi che possa essere avviato concretamente prima di febbraio, perché nel frattempo devono essere elaborati i 20 piani regionali, completata l’infrastruttura informatica e firmati i protocolli operativi con le parti sociali. Inoltre, a fine gennaio scade il bando per la campagna di comunicazione che quindi non partirà prima di metà febbraio. Anche il target degli utenti è ancora da definire. L’idea è quella di concentrarsi sugli under 25 ma dei 900mila-1 milione di Neet (i giovani che non lavorano né studiano né sono in formazione) presenti in questa fascia, probabilmente si riuscirà a farsi carico solo di 500mila.Torniamo però al rapporto sui Centri per l’impiego. Il primo dato che balza agli occhi è la situazione fortemente anomala della Sicilia. È la regione con il più alto numero in assoluto di addetti – 1.582 – più del doppio della Campania (724), quasi il triplo di quelli del Lazio (602) e della Lombardia (577). Ma, si dirà, in Sicilia ci sono molti disoccupati e molta popolazione. Certo, se però si confronta il numero medio di Neet under 29 per addetto, ci si accorge che la Sicilia ne ha appena 223 per ogni operatore contro i 399 della Lombardia e della Puglia o i 310 del Veneto o addirittura i 548 della Campania.La Sicilia riesce poi a raggiugere altri record, tutti negativi. È, ad esempio, la Regione in cui ci sono operatori meno qualificati, con appena il 9,2% di laureati fra i dipendenti contro una media nazionale del 26,6% e il 47% di Marche e Molise, fino al 53,7% della Toscana. Ci si aspetterebbe poi che questo esercito di addetti nella Regione autonoma fosse tutto schierato sulla prima linea della lotta alla disoccupazione. E invece no, i Cpi della Sicilia sono quelli con la minore incidenza di personale impegnato in attività di <+CORSIVOA>front office<+TONDOA> (accoglienza ed erogazione dei servizi) rispetto al totale degli addetti. Appena il 49,4% contro la media nazionale del 71,8%, l’84,2% della Lombardia e addirittura il 94,4% dell’Umbria.In compenso, però, un record positivo la Sicilia lo detiene: ha il personale più stabile della nazione. Dei 1.582 addetti il 99,6% è assunto a tempo indeterminato, quelli a termine sono appena 7. La media italiana viaggia intorno all’88%, mentre Toscana e Molise restano tra il 65 e il 61%. Insomma, nell’Italia dei precari, l’unico posto fisso è quello dei Centri per l’impiego della Sicilia.
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