lunedì 28 marzo 2022
Aiuto linguistico e formazione, team dedicati, piattaforme condivise tra Paesi: così si muovono le Agenzie di somministrazione. In Italia sono 5.729 le imprese guidate da ucraini
Le Agenzie per il lavoro si sono attivate per ricollocare i profughi ucraini

Le Agenzie per il lavoro si sono attivate per ricollocare i profughi ucraini - Reuters

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Tanti i posti di lavoro offerti ai profughi ucraini da parte delle imprese italiane. Anche le Agenzie per il lavoro si sono attivate per fornire servizi finalizzati al loro inserimento. «Ci attendiamo l’arrivo di donne e uomini che potranno essere impiegati nel settore ampio dei servizi, ma anche tanti che possiedono specializzazioni tecniche ed elevata formazione per le quali vi è carenza in questo momento in Italia», ha spiegato il presidente di Assolavoro Alessandro Ramazza.

Gi Group, per esempio, sta dando supporto a quelli che hanno chiesto di essere riallocati. Sono state attivate piattaforme condivise tra i Paesi per favorire la raccolta di opportunità di lavoro da parte delle aziende clienti. Con il progetto internazionale Randstad Without Borders, il gruppo Randstad sta organizzando un percorso di prima accoglienza e counseling psicologico e linguistico. «Subito dopo sarà fondamentale iniziare con una formazione linguistica e un bilancio di competenze per poter concretamente immaginare l’avvio di un percorso che porti all’inserimento lavorativo », spiega Fabio Costantini, ad di Randstad Hr Solutions. «Il nostro impegno è aiutare i rifugiati che lasciano l’Ucraina a trovare opportunità di lavoro in tutta Europa, in modo che possano vivere e lavorare in sicurezza – dice Stefano Scabbio, presidente Sud Europa Manpower Group –. Per molti rifugiati, trovare un lavoro è un primo passo fondamentale per costruire relazioni e inserirsi in una nuova comunità, per loro e le loro famiglie. Stiamo lavorando insieme alle nostre aziende clienti in tutto il mondo per permettere alle persone che fuggono dall’Ucraina di trovare un lavoro sostenibile ovunque si trovino». Nelle ultime settimane, l’Emt-Emergency Management Team di Kelly ha prestato molta attenzione e solidarietà agli eventi che si stanno svolgendo nell’Europa orientale. I collaboratori dell’Agenzia per il lavoro sono in prima linea per offrire supporto e assistenza gratuiti all’Ucraina. Kelly Polonia offre gratuitamente interpreti per aiutare i rifugiati a comunicare nei centri di accoglienza. Il team ungherese invece supporta le persone che provengono dall’Ucraina a ricollocarsi, con la collaborazione di aziende multinazionali clienti. In generale tutte le filiali si stanno attivando per accelerare l’accesso al lavoro ai rifugiati. Oggi Lavoro, invece, ha avviato un progetto per i profughi provenienti dall’Ucraina che dal momento del loro arrivo in Italia prevede vari interventi (tutti gratuiti): dal corso linguistico di italiano di base ai corsi professionali per sviluppare nuove competenze sulla base delle richieste delle aziende clienti, ai recruiting day dedicati. «Le maggiori richieste di personale delle aziende presenti sui territori in cui sono ospitati i profughi – ha precisato Daniela Giorgis, referente del progetto – le abbiamo finora raccolte nel campo dell’assemblaggio e saldature delle schede elettroniche, stampaggio plastica, nella meccanica fine, nel terziario. Siamo alla ricerca di questi profili e qualora le candidature e le esperienze intercettate non siano sufficienti a coprire i posti disponibili abbiamo in partenza i primi corsi già in aprile e saranno altamente professionalizzanti, visto che prevedono l’80% dell’orario svolto in prove pratiche». Da segnalare che in Italia sono 5.729 le imprese guidate da ucraini (dati Unioncamere- Infocamere-Movimprese al 21 dicembre 2021). In particolare nelle costruzioni (1.741) e nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (1.304). Mentre le regioni dove sono più presenti risultano essere: Lombardia (1.296), Campania (878) ed Emilia Romagna (839). Intanto la rete delle cooperative sociali da subito si è attivata per offrire il proprio contributo. «Quando il contesto sarà più chiaro – anticipa Stefano Granata, presidente di Federsolidarietà Confcooperative – un altro tema importante diverrà l’esigenza dei possibili inserimenti nel mondo del lavoro delle persone ospiti in Italia: oggi è decisamente troppo presto per comprendere la reale domanda in tale senso ». Per Andrea Cuccello, segretario confederale Cisl, «ci sono tanti profili lavorativi in vari settori produttivi e dei servizi alla persona che oggi rimangono scoperti nel nostro Paese per la mancanza di personale. Bisogna fare incontrare l’offerta e la domanda di lavoro. Positivo intanto è stato intervenire con la deroga alla disciplina del riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie per i medici ucraini e gli operatori socio-sanitari».

E poi c’è già chi, come Confcommercio Udine, si è fatta subito avanti anche nell’ottica di tamponare la carenza di personale nei ristoranti e nelle strutture turistiche. In Veneto, tra Padova e Treviso, 67 aziende hanno messo a disposizione 240 posti di lavoro come addetti al packaging, confezionamento e magazzino, lavorazione del legno, personale di sala, bar e ristorazione negli alberghi, autisti e anche informatici. Conflavoro ha creato la sezione Conflavoro per l’Ucraina, con una piattaforma per far convergere offerte di alloggio e di lavoro. E le disponibilità sono già numerose. E c’è chi, come Mariano Rigotto, presidente di Confimi ApindustriaVicenza, ha chiesto di poter usare i voucher per «semplificare al massimo le pratiche per l’assunzione e gestire in modo flessibile il rapporto di lavoro, considerando che nessuno può sapere quando potranno rientrare in Ucraina». «Non escludiamo di poter inserire lavoratori ucraini nelle nostre imprese, visto anche la difficoltà a trovare profili adatti alle nostre esigenze », ha sottolineato invece Alessandro Di Ruocco, presidente dei Giovani Industriali di Napoli. Mentre Giuseppe Acocella, rettore dell’Università "G. Fortunato" di Benevento ed ex vicepresidente del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), ha chiesto «sistemazione dignitosa, servizi sociali e soprattutto lavoro per un popolo faticatore, che possiede le competenze per trovare impiego in quegli ambiti occupazionali per i quali le aziende italiane chiedono lavoro specializzato e non, ma non trovano sul mercato un’offerta adeguata per quantità e qualità».

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