mercoledì 25 giugno 2014
Opportunità per i più giovani, ma anche minori tutele per il personale.
Oggi lo sciopero a Groupon
| Nestlé: creati 5mila posti in Europa, 270 in Italia
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Nella transizione dalla Grande Crisi alla ripresa, il ruolo delle multinazionali sembra essere il più delicato: da una parte, il ruolo dei grandi gruppi può fare da volano, con investimenti mirati, a un recupero dei livelli occupazionali smarriti con la recessione; dall’altro, la decisione di eventuali delocalizzazioni porta inevitabilmente con sè rischi di esuberi e licenziamenti. Lo si è visto, nel dibattito pubblico nazionale, con i casi simbolo di Electrolux prima e di Micron poi. In entrambe le vicende, alla scelta iniziale di spostare investimenti (e se necessario personale) dall’Italia verso altri Paesi, si è sostituito l’impegno preso, in una fase successiva, a rimanere con stabilimenti e personale sui territori di riferimento, anche grazie alle mediazioni istituzionali e alla mobilitazione dei lavoratori. Eppure le vertenze continuano, così come i piani industriali che promettono nuovi posti.Per questo, sulle politiche occupazionali, le multinazionali presenti in Italia continuano ad avere due facce, come nelle storie che ci propone oggi l’attualità. Proprio ieri una ricerca Microsoft-Harris Interactive fotografava le nuove tendenze in materia. Primo: il lavoro 'da remoto' rappresenta un fenomeno ampiamente diffuso anche nel nostro Paese. Secondo: da una parte ci si aspetta che i lavoratori siano sempre più connessi e dall’altra sono gli impiegati stessi ad aspettarsi di poter lavorare fuori sede e a chiedere più flessibilità. Sono molte le esperienze significative in questa direzione, ma è evidente che prima dei processi di organizzazione interna, i grandi gruppi dovranno chiarire se e come risolvere i nodi ancora aperti con i territori e le loro comunità di appartenenza. Una sfida questa, che come sempre richiede grande responsabilità sociale.
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