sabato 20 settembre 2014
Riforma del lavoro, il premier scrive agli iscritti. E la Cgil: basta insulti, dialoghiamo. 
Madia: no a modello spagnolo. Bottalico: discussione sterile su art. 18
Bonanni a Poletti: regolarizzare un milione di precari, adesso (Raffaele Bonanni)
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"A me hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un'ingiustizia, non conservarla. C'è chi trova soluzioni provando a cambiare e chi organizza convegni lasciando le cose come sono. Anche nel Pd c'è chi vuole cogliere la palla al balzo per tornare agli scontri ideologici e magari riportare il Pd del 25%. Noi no". Così Matteo Renzi in una lettera agli iscritti del Pd. 

"Ci hanno detto che siamo di destra. Ci hanno paragonato alla Thatcher". Nella lettera il premier respinge così le accuse sul Jobs act. "Noi siamo qui per cambiare l'Italia e non accetteremo mai di fare le foglie di fico alla vecchia guardia che a volte ritorna. O almeno ci prova". "Chi oggi difende il sistema vigente difende un modello di diseguaglianze dove i diritti dipendono dalla provenienza o dall'età. Noi vogliamo difendere i diritti di chi non ha diritti. Quelli di cui nessuno si è occupato fino ad oggi". 

ARTICOLO 18, CGIL: BASTA INSULTI, DISCUTIAMODoppio tweet sul lavoro e articolo 18 dalla Cgil, destinatario Matteo Renzi dopo gli attacchi di ieri. "Basta insulti al sindacato: guardiamoci negli occhi e discutiamone", recita il primo. "Da sempre ci battiamo per estendere diritti e tutele. Renzi vuole fare lo stesso?", chiede un secondo tweet.E poi ancora una serie di messaggi, un collage di tweet con cui delineare la posizione del sindacato rispetto all'emendamento al testo del Jobs act presentato dal governo in Senato. Così: "stesso lavoro, stessa retribuzione. No al demansionamento " mentre per quel che riguarda il contratto a tutele crescenti, la Cgil dice "sì, se si cancellano i tanti contratti che producono precarietà".E se in generale, suggerisce ancora il sindacato via tweet, "la regola più semplice: garantire la dignità di chi lavora", a maggior ragione sull'articolo 18 ribadisce : "non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione" perché "mandare tutti in serie B non è estendere i diritti e le tutele".La Cgil nazionale sceglie così Twitter per dire la sua dopo il video messaggio del premier Matteo Renzi, uscito in serata ieri, in risposta agli attacchi arrivati dal segretario generale del sindacato di Corso d'Italia, Susanna Camusso. La Cgil indica sei punti per la riforma del lavoro: "Non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione". Il secondo guarda invece alle spaccature all'interno del mondo del lavoro: "Mandare tutti in serie 'B' non è estendere i diritti e le tutele". Segue il terzo: "Malattia e maternità: estendiamo a tutti i diritti e le tutele". Con il quarto invece il sindacato della Camusso chiude alla possibilità di 'declassamenti' di qualifica: "Stesso lavoro, stessa retribuzione. No al demansionamento". E ancora, con il quinto, la Cgil chiarisce la sua posizione sul contratto a tutele crescenti, a cui dice "sì", ma a patto che "si cancellano i tanti contratti che producono precarietà". Da ultimo, "RiformaLavoro/6", ricorda: "La regola più semplice: garantire la dignità di chi lavora". Il sindacato di Corso d'Italia chiude la raffica di tweet con un interrogativo: "Da sempre ci battiamo per estendere diritti e tutele. Renzi vuole fare lo stesso?".BONANNI: RENZI CONTRO LA CGIL? FA BENE"Io penso che il presidente del consiglio - nonostante le parole pesanti usate - faccia bene a mantenere questo profilo. Un umile consiglio che posso dargli è di continuare a mantenerlo. Perché quando si 'sgarra' dall'altra parte, gli sbagli si commentano da sé". Così il segretariogenerale della Cisl, Raffaele Bonanni a margine della secondagiornata del convegno Insieme verso il futuro, a Viterbo, a proposito degli scontri e dei toni accesi di questi giorni tra il premier Matteo Renzi e la Cgil, sulla riforma del lavoro.
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