lunedì 22 maggio 2017
Il presidente dell'Inps Boeri: potrebbe risolvere il problema della bassa occupazione femminile, in particolare delle madri
Lavoro agile, Madia: rivoluzione anche nella pubblica amministrazione
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Conciliazione ma anche qualità. Lavorare da casa o comunque in maniera "flessibile" sarà possibile anche per i dipendenti pubblici. «Una grande scommessa per cambiare la qualità del servizio reso al cittadino, perché conta il risultato, non le ore di lavoro». Da Milano, dove ha partecipato alla presentazione della Settimana del lavoro agile (promossa dal Comune e alla quale quest’anno aderiscono 238 realtà) il ministro per la Funzione Pubblica Mariana Madia ha annunciato che giovedì sarà presentata, in conferenza unificata, la direttiva sul «lavoro agile» nella Pubblica amministrazione. Uno «strumento importante di conciliazione tra vita e lavoro» l’ha definito il ministro, ma anche «un'innovazione potente nell'organizzazione del lavoro, che mette al centro la tecnologia». Madia ha spiegato che il governo ha dedicato al tema un articolo specifico nella legge di riforma della pubblica amministrazione. «Non è stato facile scrivere questa direttiva», ha riconosciuto, «ci sono complessità giuridiche, serve una gradualità, una sperimentazione». La direttiva prevede che «nelle amministrazioni, almeno il 10 per cento dei dipendenti che lo chiedono potranno sperimentare delle formule spazio-temporali flessibili senza avere penalizzazioni nell'avanzamento di carriera e nella loro professione». Un piccolo passo, ma rivoluzionario.

Nel privato il lavoro agile è già una realtà: coinvolge circa 300mila persone, soprattutto nei gruppi più strutturati. Il 30% delle grandi società nel 2016 ha realizzato progetti strutturati di lavoro agile (secondo l’osservatorio della School of management del Politecnico di Milano), mentre le piccole e medie imprese sono ferme al 5%. Qualche settimana fa la prima regolamentazione nazionale con il via libera finale al Ddl su lavoro autonomo e agile. Adesso l’estensione ai dipendenti pubblici anche se ci sono già parecchie sperimentazioni da parte di alcuni enti, dal Comune di Milano alla Regione Veneto.

Il «lavoro agile» potrebbe aiutare a risolvere uno dei più grandi problemi italiani, ovvero la «bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, soprattutto delle madri». Ne è convinto Tito Boeri, presidente dell’Inps che nel suo intervento a Palazzo Marino ha parlato di «penalizzazione molto forte» nei confronti delle madri lavoratrici. «Circa il 20 per cento delle donne lavoratrici, due anni dopo la nascita del primo figlio, non lavora più», ha sostenuto il presidente dell'Inps, «e per chi continua a lavorare vi è una perdita reddituale del 15%, in parte dovuta alla richiesta di part time ma anche dal peggioramento della carriera lavorativa». Altro problema italiano che l'introduzione di formule di lavoro agile potrebbe affievolire, ha spiegato, è il "mismatch", ovvero lo squilibrio tra richiesta e offerta di competenze professionali.

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