martedì 31 marzo 2020
Se, infatti, fino a qualche tempo fa la discussione era quanto smart-working concedere, oggi il problema è esattamente opposto: quando non lo faremo più?
Foto simbolica sul lavoro agile

Foto simbolica sul lavoro agile - Archivio

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In meno di una settimana l’attività lavorativa si è trasformata, adattata, evoluta. Se, infatti, fino a qualche tempo fa la discussione era quanto smart working concedere, oggi il problema è esattamente opposto: quando non lo faremo più? «Sto provando a trovare qualcosa di positivo in questa esperienza che tocca tutti noi molto da vicino – dichiara Maura Nespoli, vice presidente di Global Talent Acquisition, Talent management and People development di Prysmian Group – partendo proprio dal mio lavoro quotidiano che ha insiti multi-culturalità e globalità. Oggi siamo tutti lockdown ed è estremamente importante mantenere vivo il senso di appartenenza, anche attraverso Skype call con i colleghi o i vari interlocutori in giro per il mondo, ognuno dei quali diviso e chiuso nel perimetro della propria abitazione, ma unito dalla stessa forte esperienza emozionale». L’elemento emotivo costituisce un incredibile motore per mantenere la macchina on track e, in un momento dove le connessioni telefoniche e via web sono l’unico elemento di contatto, ancora di più. Ed è proprio questo l’elemento su cui spingere e lavorare: la normalità si modifica, si può trasformare e più viene resa tale e più gli altri la percepiranno come nuova normalità. Oggi la normalità è questa. E il ruolo degli Hr è quindi quello di far sentire le persone, il team e i gli stakeholders parte di questo nuovo modo di vivere, almeno dal punto di vista professionale, che continuerà ad avere loro al centro. È diversa da prima? Richiede altre competenze? Indubbiamente sì. Richiede gestione dell’emotività, una maggiore flessibilità e creatività nel leggere e ridefinire situazioni, nel saper prendere il giusto distacco dalle parole riuscendo a stare più sul contenuto che sulle interpretazioni, cosa non semplice quando si perde l’aiuto del contatto fisico e spesso visivo con le persone.

«Credo che decisionalità, velocità di azione, vicinanza e capacità di sdrammatizzare – aggiunge Nespoli – siano le competenze chiave in questo momento per manager e Hr. Le nostre persone chiedono, nel loro silenzio, risposte, certezze, presenza e positività. La funzione Hr è da sempre percepita come l’olio che facilita il movimento della macchina e proprio per questo anche ora deve facilitare le relazioni e promuovere il senso di appartenenza, aiutare a mantenere il focus e ascoltare le persone. Ma soprattutto deve aiutarle a trovare il loro perimetro e il loro posto in questa nuova normalità. In questi giorni la comunicazione interna costituisce un asset ancora più strategico: il tono con cui si parla alle persone, oltre alla trasparenza e alla chiarezza di informazioni e di strategia, aiutano a rafforzare il senso di appartenenza. Le parole devono riuscire a sostituire un abbraccio, riempire il vuoto della distanza e dell’incertezza e aiutare a guardare al futuro. Con il mio team People Development in tutto il mondo, stiamo cercando di mantenere continuità e di adattarci a questa nuova situazione concentrandoci anche sulle opportunità che essa può offrire, come ad esempio distance learning o diffusione di contenuti e informazioni attraverso nuove tecnologie. Inoltre stiamo intensificando le call con i nostri interlocutori per mantenere un contatto costante e stiamo ridefinendo un calendario che il più possibile mantenga gli impegni presi con i dipendenti prima che scoppiasse l’emergenza, semplicemente con diverse modalità».

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