venerdì 23 marzo 2018
Primo passo nel 2020 dopo l'accordo sul libero scambio che coinvolge 44 nazioni. La Nigeria per ora si chiama fuori
L'Africa che cresce vuole la sua moneta unica
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L’obiettivo: lanciare l’era di una «vera industrializzazione africana». Il mezzo: una moneta unica regionale entro il 2020, a cominciare dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/ Cedeao). «Siamo più che mai determinati ad avere una sola moneta nella regione», ha dichiarato il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, il quale ha ospitato lo scorso febbraio i capi di Stato africani con i vari governatori delle rispettive Banche centrali. «Vogliamo facilitare il commercio, ridurre i costi delle transazioni, e dare una spinta alle attività economiche fra i 15 Paesi membri. Tale politica economica – ha continuato Akufo-Addo durante il summit nella capitale commerciale ghanese, Accra – sarà fondamentale per migliorare i livelli di vita di milioni di persone, razionalizzando le diverse istituzioni esistenti e riducendo i criteri economici di convergenza nella regione».

Anche il presidente attuale dell’Ecowas, il togolese Faure Gnassingbé, ha dichiarato di sostenere questo cambiamento. «Sono soddisfatto delle importanti decisioni prese nell’incontro ad Accra – ha detto Gnassingbé –. Con la moneta unica rispetteremo gli ideali dei nostri padri fondatori». I funzionari africani hanno discusso a fondo sui punti più importanti per raggiungere gli scopi che si sono prefissati a partire dal 2007, quando hanno sottoscritto una dichiarazione denominata: 'Vision 2020'. In questa quinta riunione della 'task force' presidenziale sul Programma moneta unica, svoltasi rigorosamente a porte chiuse, i passaggi maggiormente delicati sono i seguenti: «Ogni paese membro dovrà raggiungere un tasso di inflazione sotto il 10% alla fine di ogni anno e un deficit fiscale non più alto del 4% del proprio Pil. Inoltre – continua il documento redatto a conclusione dell’incontro –, è richiesto ai paesi membri di finanziare il deficit tramite la banca centrale per un tasso non superiore al 10% delle entrate fiscali dell’anno precedente e di avere riserve esterne lorde che possano fornire una copertura per un minimo di tre mesi». Non sarà però facile.

Alcuni ostacoli, per esempio, riguardano le divisioni interne alla comunità, legate soprattutto alla più grande economia del continente, la Nigeria. Quest’ultimo Paese ha deciso anche di rimanere fuori dalla 'zona di libero scambio' (Zlec) lanciata questa settimana da 44 Stati africani nella capitale ruandese, Kigali. Un’iniziativa volta a eliminare le tasse doganali per aumentare il livello degli scambi intra-africani di circa il 60% entro il 2022. «Avere una moneta unica entro il 2020 potrebbe essere una mossa troppo affrettata», ha affermato con scetticismo rispetto a tali riforme economiche regionali Godwin Emefiele, governatore della Banca centrale nigeriana. Secondo gli analisti, infatti, i Paesi coinvolti dovrebbero studiare più a fondo gli «indicatori macro-economici» degli Stati Ecowas per evitare il rischio di far fallire le proprie economie. Altri esperti, invece, giudicano proprio la moneta comune «la soluzione» a tali fallimenti. «La Nigeria deve pensare a quante opportunità per espandere il mercato si potrebbero sfruttare con i propri prodotti – sottolinea l’economista nigeriano, Julius Bino, intervistato dal giornale locale, The-Cable, nella capitale Abuja –. Con una sola moneta gli investitori potranno avviare scambi commerciali senza le costrizioni burocratiche a cui sono da tempo abituati in Africa occidentale».

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