venerdì 23 giugno 2017
Italia terzo paese dopo la Cina e gli Emirati Arabi
È l'Africa la nuova frontiera per gli investimenti globali
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Luci e ombre si alternano continuamente. Perché è vero che il Pil è stimato in progressivo aumento da qui al 2018, ma la ripresa nel complesso resta ancora piuttosto fragile. Così come da una parte c’è la salita dei flussi di capitale dal-l’estero, però dall’altra questo denaro non sempre viene utilizzato nel miglior modo possibile per rivelarsi un 'moltiplicatore' di ricchezza. E ancora: cresce la propensione all’imprenditoria da parte dei giovani, tuttavia quella di 'mettersi in proprio' troppo spesso non è una vera scelta quanto una strada obbligata per mancanza di alternative.

L’African economic outlook 2017 – ovvero il report più dettagliato e aggiornato che ci sia per quest’area di mondo – offre un quadro in chiaroscuro sull’economia del continente nero. Il dossier – frutto della collaborazione tra Banca africana di sviluppo (AfDB), Centro di Sviluppo OCSE e UNDP – è stato presentato ieri a Milano nel corso di un appuntamento organizzato da E4Impact foundation, Confindustria e Assolombarda per accendere un focus sull’imprenditorialità e l’industrializzazione dell’Africa. Nei numeri – quindi sulla carta – la crescita del continente aumenterà d’intensità tra quest’anno e il prossimo: 3,4% nel 2017 e 4,3% nel 2018. Ma su un Pil che ancora non decolla pesano alcune conseguenze della Primavera araba ed economie come quelle della Nigeria che hanno subìto una crisi superiore alla media. Anche se va considerato positivamente il protagonismo di una classe media che si sta formando e può fare da acceleratore della crescita.

Pure i flussi di capitale, come si accennava all’inizio, sono in leggero aumento: quest’anno verso i Paesi africani sono previsti 179,7 miliardi di dollari (+1,1% rispetto ai 177,7 miliardi del 2016) con un’impennata delle rimesse e degli investimenti. Questi ultimi dovrebbero raggiungere i 57,5 miliardi di dollari «grazie soprattutto agli afflussi da Estremo e Medio Oriente», spiega il curatore dello studio e direttore del Development centre dell’Oecd-Ocse, Mario Pezzini. Ma anche l’Italia fa la sua parte visto che è il terzo Paese investitore in Africa dopo Cina ed Emirati Arabi. Gli investimenti, inoltre, si stanno diversificando nei settori dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni. Quanto alle rimesse, sono stimate a 66,2 miliardi di dollari e anche nel 2018 l’Africa dovrebbe «beneficiare dei prezzi delle materie prime che stanno cominciando a salire». I comparti visti più dinamici sono quelli dei servizi e la produzione industriale leggera. La vera sfida del futuro-presente sarà quella di trasferire questa crescita che c’è negli indicatori all’economia reale. A partire dall’aspetto demografico. La popolazione continuerà ad aumentare anche nei prossimi anni e – a seconda di come verrà 'gestita' tale dinamica – questo elemento può rappresentare una risorsa o un problema.

«Quello che più impressiona è la quantità di giovani che annualmente si affaccerà al mondo del lavoro da qui al 2030 – sottolinea Letizia Moratti, presidente di E4Impact foundation –. Si stimano in 29 milioni all’anno ed è anche rilevante notare che non trovi occupazione il 50% dei 10 milioni di laureati, forse pure per il numero eccessivo di 'dottori' in discipline non STEM ( Science, Technology, Engineering, Mathematics) ». È anche per questa difficoltà a trovare posti da dipendenti che si è registrato recentemente un forte dinamismo imprenditoriale in Africa. Ma i dati segnalano che solo il 44% del totale è costituito da imprenditori 'per opportunità' (cioè portatori di una significativa innovazione di prodotto o di processo), mentre il 33% è formato da imprenditori 'di sussistenza' (capitani d’impresa che non hanno trovato un posto). Ecco perché, in quest’ottica, sarà fondamentale mettere in campo strategie di industrializzazione efficaci e sostenere quei comparti potenzialmente a più alto margine di occupabilità.

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