giovedì 2 giugno 2016
​L'Ocse: la crescita si rafforza. Padoan (nella foto il ministro dell'Economia e delle Finanze) promette: continueremo a tagliare le tasse.  Il commissario europeo Katainen stavolta si complimenta: governo, banche e Cassa depositi e prestiti sono stati bravi a sfruttare gli investimenti del piano Juncker.
La ripresa globale frena. Quella italiana no
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L’economia italiana sta ripartendo, le riforme cominciano a funzionare, anche se molto resta ancora da fare. Per una volta, la pagina italiana del rapporto dell’Ocse sulla crescita mondiale, presentato ieri a Parigi, è improntato a una nota positiva, mentre il quadro mondiale è meno rassicurante, con un taglio delle previsioni della crescita globale per il 2017 dal 3,6% al 3,3% rispetto all’autunno, una crescita definita «piatta e deledente» e il rischio di una «trappola di bassa crescita che si auto-alimenta». Pesa anche lo spettro del Brexit (l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, su cui si vota il 23 giugno) definito «un rilevante rischio negativo» per la crescita europea e mondiale. Altro il quadro italiano. «Dopo un rallentamento nel 2015 – si legge nel capitolo dedicato al Belpaese – la ripresa è destinata a prendere forza, trainata dal consumo privato e, in minor misura, da una moderata ripresa degli investimenti». L’Ocse vede il Pil italiano in crescita dell’1% quest’anno e dell’1,4% il prossimo (invariato rispetto all’ultimo rapporto Ocse, e grosso modo in linea con le previsioni del governo), con il deficit al 2,3% del Pil quest’anno e al 2% il prossimo (contro l’1,8% del governo), mentre in leggera flessione è il debito pubblico: 132,8% del Pil quest’anno e il 131,9% il prossimo (contro il 130,9% del governo). «La crescita accelera – ha commentato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan intervisto da SkyTg24 – dopo anni di recessione l’economia italiana ha svoltato». Anche se, ha aggiunto, «non sono soddisfatto, dobbiamo fare molto di più e il governo continuerà a tagliare le tasse». Anche una revisione degli sconti fiscali, ha garantito, sarebbe inquadrata dentro «una politica generale di riduzione delle tasse». L’Ocse evidenzia che «la fiducia dei consumatori e delle imprese, sebbene calata dai picchi del dopo- crisi, rimane elevata», e «aumenta il reddito netto delle famiglie». In aumento gli investimenti, mentre la disoccupazione, resta in miglioramento, ma a un ritmo che «è temporaneamente rallentato», l’Ocse comunque prevede una discesa dall’11,3% del 2016 al 10,8% nel 2017. Miglioramenti anche per le banche, l’organismo elogia le misure del governo per i crediti deteriorati, ma non nasconde che, seppure «i progressi sul fronte delle riforme strutturali stanno contribuendo a rafforzare le prospettive di crescita a lungo termine », molto ancora resta da fare. Come «razionalizzare e ridurre la spesa pubblica», il che però «dipenderà dal miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione». L’Ocse chiede anche di «abbassare i contributi sociali soprattutto per i redditi più bassi, abbinando ciò a efficaci politiche per il mercato del lavoro», ma anche «spostando l’onere fiscale verso il consumo e gli immobili », il che «getterebbero le basi per una crescita più forte ed equa». Servirà, inoltre – altra vecchia storia – migliorare l’efficienza della giustizia civile riducendo i tempi dei processi. Che l’Italia stia migliorando è dimostrato anche da un’altra notizia, questa giunta da Bruxelles: e cioè che proprio il Belpaese è il primo beneficiario del piano di investimenti da 315 miliardi di euro lanciato dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker nel 2014. Il piano, ha detto ieri Juncker, «sta funzionando, a dispetto dei pessimisti », con 100 miliardi di euro già generati. E ieri il vice presidente della Commissione Jyrki Katainen ha annunciato che il piano sarà prorogato oltre la scadenza prevista del 2018. L’Italia fa la parte del leone: ha attratto finanziamenti del fondo Efsi per 8 progetti del valore di 1,4 miliardi di euro, che, con l’effetto leva (e cioè l’attrazione di privati) dovrebbe portare a un totale di 4,9 miliardi e 3.200 posti di lavoro. Saranno inoltre finanziate 44.840 piccole imprese italiane con 353 milioni di euro che, sempre con l’effetto leva, dovrebbero portare a 7,8 miliardi di euro. Secondo Katainen, tra i principali fattori di questo successo è la Cassa depositi e prestiti, da lui definita «la migliore banca di sviluppo in Europa per l’equity financing », ma anche che «le autorità pubbliche italiane sono state molto attive nel promuovere l’Efsi», e «pure il settore bancario si è mostrato molto attento a questo tipo di opportunità».
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