venerdì 14 febbraio 2020
L’analisi sui 173 gruppi conferma una crescita costante trainata dalle esportazioni Preoccupa il coronavirus ma si punta ai mercati emergenti
Una sfilata di Prada, il gruppo italiano con il maggior fatturato in Europa

Una sfilata di Prada, il gruppo italiano con il maggior fatturato in Europa - Fotogramma

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Nel clima di incertezza che caratterizza la nostra economia, rappresenta una sicurezza. La moda italiana gode di ottima salute. Non è in fase di stagnazione, anzi, continua a crescere. Merito soprattutto dell’export che rappresenta oltre il 72% del fatturato. E le prospettive per il futuro sono ottime grazie alle potenzialità dei mercati emergenti. Nel 2018 il giro d’affari è stato di 71,7 miliardi di euro, in crescita del 3,4% rispetto all’anno precedente, cresce anche il peso specifico del comparto che rappresenta l’1,2% del Pil nazionale. La moda negli ultimi cinque anni ha viaggiato ad una velocità quasi doppia rispetto al resto del sistema paese e non intende fermarsi. A dirlo il rapporto dell’Area studi Mediobanca presentato ieri a Milano che analizza le dinamiche delle 173 aziende del settore che hanno un fatturato superiore ai 100 milioni di euro. Si conferma la presenza di gruppi stranieri: ben 70 che rappresentano il 34,7% del fatturato agggregato (in testa le francesi Lvmh e Kering, rispettivamente prima e settimana a livello europeo) anche perché crescono in genere con una velocità quadrupla a quelle italiane. Ma le aziende a controllo italiano hanno dalla loro migliori performance di redditività soprattutto quando sono quotate in borsa (solo 15 su 173 però lo sono). Buoni risultati anche sul fronte dell’occupazione, con 45mila nuovi addetti, e della riduzione del gender gap: il 22% dei consiglieri è donna. Il made in Italy non smette di affascinare il resto del mondo: le esportazioni sono in media il 20% in più rispetto agli altri settori manifatturieri con punte del 90% del totale come nel caso dell’occhialeria.

Il comparto che da solo vale il 42,6% dei ricavi è l’abbigliamento, seguito dalla pelletteria e proprio dagli occhiali. Nei prossimi anni la crescita sarà ancora una certezza: secondo i dati di Prometeia la moda italiana raggiungerà nel 2012 un fatturato di 80 miliardi di euro. A determinarlo sarà soprattutto la globalizzazione digitale. Incrociando i dati sulle ricerche su internet e sulla penetrazione dei nostri brand sono emersi mercati ancora da conquistare come Australia, Brasile, India, Polonia, Canada e Messico. Anche negli Stati Uniti i marchi italiani sono tra i più richiesti e con margini di ulteriore espansione. A preoccupare invece sono gli effetti del coronavirus, sebbene siano poco quantificabili. Impossibile paragonarlo alla Sars, perché all’epoca il peso della Cina era solo del 9% ed oggi è del 23% a livello mondiale. L’epidemia avrà uno strascico di almeno 6-8 mesi che coinvolge non solo sul prodotto finale e sulle vendite, ma anche sulle fasi produttive. L’analisi di Mediobanca ha analizzato anche lo stato di salute dei 46 grandi gruppi europei (che insieme hanno fatturato 251 miliardi di euro nel 2018). Al primo posto per dimensioni c’è sempre il gruppo Lvmh di Louis Vuitton, seguito a parecchia distanza da Inditex che controlla Zara, dalla tedesca Adidas, dalla svedese H&M e da EssilorLuxottica. Prima tra gli italiani Prada, al quattordicesimo posto, seguita da Calzedonia e Armani. In generale i big italiani crescono ad un ritmo inferiore, ma hanno più capitali e liquidità.

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