domenica 7 marzo 2021
Antonella e Paola i vertici del gruppo Mascio che ha sede in provincia di Bergamo e dà lavoro a 200 persone
Antonella Mascio nel suo ufficio nella holding di famiglia

Antonella Mascio nel suo ufficio nella holding di famiglia

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L’Italia è in forte ritardo sul fronte della leadership femminile in azienda, eppure qualcosa si sta muovendo. Un esempio di management team rosa è quello del gruppo Mascio, leader nel trasporto pesante e movimentazione terra, un settore tipicamente maschile che rende questa esperienza ancora più interessante e significativa. Unite e determinate le sorelle Antonella e Paola, 47 e 48 anni, responsabili rispettivamente delle risorse umane e dell’amministrazione della holding, che affiancano il fratello Stefano, alla guida delle cinque imprese di famiglia. «Ho una visione dell’azienda non tradizionale – spiega Antonella –. Non penso si debba andare al lavoro in orari fissi e prestabiliti. Per questo garantiamo al massimo la flessibilità e lo smartworking. Credo profondamente nella famiglia, che è una ricchezza e nei suoi valori. Cerchiamo, quindi, di agevolare i genitori e le donne in tutti i modi. A questo scopo realizzeremo a breve un asilo-nido interno per i figli dei dipendenti ». Con oltre 200 addetti, l’azienda, che ha sede a Mornico al Serio (Bergamo) ed è stata fondata da una famiglia molisana, oggi sta crescendo con grande rapidità. «Le donne sono molto brave nell’organizzazione e nel coordinamento – racconta Antonella Mascio –. Penso che nei settori prettamente maschili possano dare una bella spinta. È solo questione di tempo. La filosofia al nostro interno è quella di collaborare. Se qualcuna è in difficoltà ci diamo da fare per aiutarla. Inoltre, nella struttura non ci sono gradini. Non mi è mai piaciuto impostare una scala gerarchica con le collaboratrici. Siamo tutte sullo stesso livello, sono stata anch’io dipendente e credo che il mio punto forte sia proprio il fatto di sentirmi una di loro». La flessibilità è importantissima nel gruppo e una delle conseguenze della pandemia è stato aver dato il 'la' a questo cambiamento. «Il nuovo modello che si sta delineando va a vantaggio della famiglia – continua –. Oggi più che mai siamo al fianco delle nostre collaboratrici e delle loro esigenze familiari. Ci stiamo dando da fare perché le donne possano mantenere un equilibrio fra la propria carriera professionale e la vita familiare. La donna deve essere completa e realizzarsi sia nel lavoro, sia nella famiglia». Inoltre, viene offerto un alloggio ai dipendenti che per lungo tempo sono costretti a stare lontano da casa. Molti vengono dal Sud, prevalentemente dalla Sicilia e hanno la necessità di essere supportati nella ricerca di una sistemazione. Antonella si cala con facilità nei loro panni perché ha lasciato l’Italia per lavoro e non è stato facile. La sua famiglia ha iniziato così e comprende bene le dinamiche di un mestiere particolarmente duro. All’inizio non è stato semplice lavorare come manager, anche perché nel settore delle risorse umane non c’era mai stata una donna. Poi tutto è andato bene.

«Il rapporto con i collaboratori è di rispetto reciproco, che credo sia alla base di un buon clima aziendale – spiega –. Per noi il dipendente è una risorsa, ci sentiamo un gruppo. Con le collaboratrici ci si sostiene molto e lavoriamo tutte per un unico obiettivo. Le responsabili dei vari dipartimenti sono donne, ad eccezione di quello della meccanica. Ma sono fiduciosa e spero che in futuro che ce ne saranno molte anche qui, fino ad arrivare ad accogliere tante autiste. Per me è una sfida avere donne in settori ad oggi prettamente maschili. Ma soprattutto vorrei creare un ambiente in cui le giovani ventenni non debbano scegliere tra famiglia e carriera e possano essere libere di decidere di avere quanti figli desiderano. Ho una responsabilità e vorrei condividere questa fortuna». Per Antonella Mascio, il nostro mondo del lavoro vede nella famiglia ancora un limite. «Occorre un cambiamento culturale – conclude –. Gli strumenti ci sono, bisogna utilizzarli. Un po’ un paradosso se si pensa che, rispetto ad altri Paesi, abbiamo un forte senso della famiglia, un senso che anche la mia mi ha trasmesso»

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