giovedì 30 dicembre 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Al’accordo separato per Pomigliano d’Arco, nuova tappa assieme a Mirafiori del difficile confronto con Marchionne, la Fiom replica senza perder tempo con 8 ore di sciopero generale, già proclamato per il 28 gennaio. Una risposta forte, ha spiegato il segretario generale Maurizio Landini, a una Fiat autrice di «un atto antisindacale, antidemocratico e autoritario senza precedenti» e che vuole «operai schiavi, senza diritti e sotto ricatto». Ma anche a una linea d’azione che è «un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica». Parole durissime, ratificate dal comitato centrale del sindacato dei metalmeccanici Cgil che ha approvato lo sciopero nemmeno mezz’ora dopo che gli altri sindacati avevano apposto le loro firme in calce al nuovo contratto per lo stabilimento campano. La compattezza della Fiom non è stata molto scalfita: 102 i sì allo sciopero, nessun contrario e 29 astenuti, fra cui il leader dell’area di minoranza Fausto Durante.Contro Uil e Cisl firmatarie ha calcato i toni invece Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale: «Angeletti e Bonanni sono la vergogna del sindacalismo italiano». Ma la polemica che fa più scalpore è quella innescata dal leader Fiom contro chi «continua a dire cosa farebbe se fosse un operaio della Fiat». Un chiaro riferimento a esponenti del Pd come Fassino e Chiamparino: «Andate prima nelle catene di montaggio – ha detto Landini – e vediamo se poi ragionate ancora nello stesso modo. Provate a mettervi nei panni di chi deve lavorare senza diritti per 1.300 euro al mese». Caustica (come sempre) la replica di Massimo D’Alema: «Nemmeno Landini lavora alla catena di montaggio, mi sembrano polemiche senza molto senso».Dunque si va allo sciopero il 28 gennaio, con manifestazioni regionali. L’iniziativa della Fiom sarà però articolata: previsti anche una raccolta di firme tra i metalmeccanici, dibattiti pubblici in tutt’Italia a partire da Torino, incontri con i leader politici, che culmineranno in un’assemblea dei delegati il 3 e il 4 febbraio. La Fiom si mobilità così contro quella che ritiene una strategia «con un obiettivo chiaro: cancellare il sistema dei diritti del lavoro», con un atteggiamento aziendale «in contrasto con la Costituzione» e con il rischio «di un imbarbarimento sociale», secondo Landini. È una nuova, pesante divaricazione rispetto alle altre sigle dei metalmeccanici: «Fermateli, stanno facendo del male ai lavoratori», ha detto, accorato, il segretario della Fiom, che rivolgendosi poi al Lingotto ha aggiunto: «Non si illudano, non è così che cancelleranno il più grande sindacato dei metalmeccanici». A lui ribatte però il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: «Mentre la Fiom fa scioperi, noi portiamo risultati ai lavoratori». E per Carlo Costalli (Mcl) la Fiom «conferma di assumere solo posizioni ideologiche e strumentali».Lo sciopero sarà di tutti i metalmeccanici, e non più (come era in programma) dei soli dipendenti Fiat. Colpirà quindi anche Federmeccanica, che dovrebbe «prendere una posizione chiara», intima la Fiom, «se è vero» che non condivide gli "strappi" ripetuti del Lingotto. Per Landini, Marchionne «sta dicendo che nelle sue aziende fa quello che gli pare a prescindere dalle regole». Per il prossimo passaggio del referendum sull’accordo di Mirafiori la Fiom replica la posizione già assunta a Pomigliano: gli operai «devono votare per evitare pressioni», ma la consultazione «è illegittima» perché tocca «diritti irrinunciabili». Per la minoranza interna alla Fiom, vicina alla segreteria Cgil, bisogna invece anche essere pronti a un eventuale sì, con una «firma tecnica» per non essere esclusi dalle nuove Rsu, le rappresentanze aziendali (lo prevede l’accordo per chi non firma): «La linea di Landini è ineccepibile sul piano formale – ha sostenuto Durante –, ma priva di risultati».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: