mercoledì 28 giugno 2017
Nel 2016 il sistema produttivo e culturale ha prodotto 89,9 miliardi di euro (+1,8%), sostenuto da un analogo aumento dell’occupazione (+1,5%)
La presentazione del Rapporto al ministero dei Beni culturali

La presentazione del Rapporto al ministero dei Beni culturali

COMMENTA E CONDIVIDI

La cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più alimentano la qualità e la competitività del made in Italy. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, fatto da imprese, Pa e non profit, genera 89,9 miliardi di euro e ‘attiva’ altri settori dell’economia, arrivando a muovere nell’insieme 250 miliardi, equivalenti al 16,7% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone (quasi 22mila unità in più del 2015), che rappresentano il 6% del totale degli occupati in Italia. Nel complesso quello produttivo culturale e creativo è un sistema con il segno più: nel 2016 ha prodotto un valore aggiunto superiore rispetto all’anno precedente (+1,8%), sostenuto da un analogo aumento dell’occupazione (+1,5%). Crescite lievemente superiori a quelle relative al complesso dell’economia (+1,5% di valore aggiunto e +1,3% di occupazione). È quanto emerge dal Rapporto 2017 Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche e di Sida Group, presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Dario Franceschini e del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dal segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, dal presidente di Symbola, Ermete Realacci, e dal presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello. L’unico studio in Italia che, annualmente, quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. I numeri dimostrano senza ombra di dubbio che la cultura è uno dei motori della nostra economia e della ripresa.

Arrivato alla settima edizione, lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di circa 40 personalità di punta nei diversi settori, alla partnership con Fondazione Fitzcarraldo e Si.Camera e con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Dall’analisi emerge con chiarezza quanto il ‘sistema Italia’ debba a cultura e creatività: il 6% della ricchezza prodotta in Italia, nel 2016, pari a 89,9 miliardi di euro. Ma non finisce qui: perché il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (Spcc) ha un effetto moltiplicatore sul resto dell'economia pari a 1,8. In altre parole, per ogni euro prodotto dal Spcc, se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,9 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 160, per arrivare a quei 250 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,7% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. Più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 37,9%, è attivata proprio dalla cultura e dalla creatività.

Per ragioni relative alla conservazione dell’identità e al rilancio dell’economa turistica, è assolutamente rilevante il fatto che, per i prossimi 10 anni, l’intera quota dedicata alla conservazione dei beni culturali dell’8 per mille destinato allo Stato sarà utilizzata per interventi di ricostruzione e restauro del patrimonio culturale nelle aree colpite dai terremoti del Centro Italia. E del fattore strategico ‘cultura’ sembra aver preso maggiore coscienza anche l’Unione Europea: in quest’ottica va letto l’impegno del Parlamento Europeo per l’istituzione del Fondo di garanzia sui prestiti, che attribuisce 122 milioni di euro a intermediari selezionati dal Fondo Europeo per gli investimenti, per consentire ai soggetti dei settori culturale, creativo e audiovisivo di accedere a finanziamenti a tassi interessanti e senza ricorrere a garanzie personali.

«Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia – commenta Realacci -. Consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori, un prezioso biglietto da visita. Una forma di diplomazia economica, nel quadro di quella che si sta configurando come la nuova Via della seta tra Oriente e Occidente. Un’infrastruttura necessaria anche per affrontare le sfide che abbiamo davanti: uno sviluppo a misura d’uomo, le migrazioni, la lotta al terrorismo, i mutamenti climatici. L’intelligenza umana è infatti la fonte di energia più rinnovabile e meno inquinante che c’è. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza aiuta il futuro».

E allora oggi l'appello arriva anche da Confindustria, con il presidente Boccia, perché la cultura in Italia diventi «driver di sviluppo, non solo un settore, perché è trasversale come il digitale». In un Paese «senza petrolio né materie prime da qui deve cominciare una fase di Rinascimento del Paese». Anche se ancora si va a due velocità: con Roma e Milano (come Lazio e Lombardia) capofila nella classifica per ricchezza e occupazione prodotta dalla cultura e il Sud, nonostante il patrimonio a disposizione, fanalino di coda.

«La cultura è una ricchezza straordinaria da tutelare e conservare ma anche un asset dello sviluppo produttivo su cui puntare - sottolinea Lo Bello -. Ciò vale ancor più oggi, con la rivoluzione tecnologica in atto. Il mondo che affronteremo nei prossimi anni sarà guidato da una serie di trasformazioni radicali concentrate soprattutto nella sfera del lavoro e delle competenze. Solo puntando sulla creatività possiamo affrontare questa rivoluzione nel migliore dei modi. I dati mostrano che chi opera nel campo delle professioni culturali e creative possiede un più alto livello d’istruzione (il 40,9% degli occupati è laureato contro il 20,0% negli altri settori) e ottiene un reddito da lavoro circa il 15% più alto di quanto avviene mediamente. Puntare sulla cultura e sulla creatività significa, quindi, puntare su competenze in grado di affrontare la stagione dell’Industria 4.0».

«Ci sono alcuni provvedimenti di questa legislatura che hanno dato frutti - conclude il ministro - dall'art bonus alla legge sul cinema a tanti altri e adesso dobbiamo completarne alcuni, primo fra tutti la legge sullo spettacolo dal vivo che aiuterà il teatro, la musica, la danza e tanti altri settori che fanno parte dell'immagine italiana. Molte cose sono cambiate, dimostrando che un investimento in cultura è un contributo molto forte alla crescita del Paese. A dirlo sono i numeri contenuti nel rapporto Symbola e il fatto che la cultura è diventata centrale nel dibattito e nelle scelte politiche del Paese e questa è una delle cose di cui vado più orgoglioso di aver contribuito a creare».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: