lunedì 2 dicembre 2013
​Tra i 'dottori' i disoccupati sono saliti ancora, raggiungendo quota 325mila. I dati, aggiornati al terzo trimestre del 2013, rispecchiano un mercato del lavoro che fa acqua da tutte le parti e comincia a fare a meno anche di risorse qualificate, colpendo quello che, almeno una volta, veniva definito ceto medio.
COMMENTA E CONDIVIDI
​La crisi non conosce zone franche, non ci sono rifugi soprattutto nel mondo del lavoro, sempre più ristretto. Non c'è più spazio nemmeno per colletti bianchi o laureati. In un solo anno tra gli impiegati sono andati persi quasi 100mila posti, mentre tra i 'dottori' i disoccupati sono saliti ancora, raggiungendo quota 325mila. I dati dell'Istat, aggiornati al terzo trimestre del 2013, rispecchiano un mercato del lavoro che fa acqua da tutte le parti e comincia a fare ameno anche di risorse qualificate, colpendo quello che, almeno una volta, veniva definito ceto medio.Confrontando le ultime tavole dell'Istituto di statistica, con quelle dell'anno precedente, dei 522 mila occupati in meno ben 95mila sono classificati come impiegati. Se la perdita media subita dall'occupazione per luglio-settembre 2013 è stata del 2,3%, per i colletti bianchi sale al 3,5%. Certo a fare peggio è ancora la categoria che raggruppa gli operai e gli artigiani, tra loro le persone a lavoro sono diminuite di 320 mila unità (-5,6%).Soprattutto non è il primo anno di crisi per le tute blu e per coloro che esercitano lavori manuali. Invece, ancora nel 2012, gli impiegati avevano mostrato di potere ancora reggere alla crisi. Il bilancio dell'ultimo biennio di recessione vede una caduta degli occupati tra operai e artigiani pari a oltre 600mila unità, mentre per i colletti bianchi le perdite toccano quota 108 mila di cui la stragrande maggioranza si è concentrata proprio negli ultimi 12 mesi. D'altra parte la crisi, dopo essersi pesantemente abbattuta sull'industria, sta ora intaccando i servizi, il settore terziario, quello dei colletti bianchi.    Insomma la crisi fa vittime dappertutto. E neppure il titolo di studio, il famoso 'pezzo di carta', conta più di tanto. Tra il terzo trimestre del 2012 e lo stesso periodo del 2013 tra i senza lavoro i laureati sono aumentatiancora, cosicché negli ultimi due anni sono saliti di 96 mila, con un balzo del 41,9%. Meglio comunque di chi approda sul mercato del lavoro senza titolo accademico. Tra i non laureati, infatti, i disoccupati sono saliti ancora di più (+50,7%). Per Almalaurea "il dato è molto allarmante ma tra i giovani diplomati della medesima fascia di età, nello stesso periodo, la disoccupazione è aumentata dell'85% e per il complesso dei 25-34enni la disoccupazione è cresciuta del 69%.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: