martedì 22 maggio 2018
I 5 stelle hanno presentato a Taranto il progetto di riconversione ai sindacati
La Cisl contro la chiusura dell'Ilva
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Un incontro che non dice nulla di quanto contenuto nel contratto nazionale siglato da Lega e grillini, né chiarisce le idee del M5S sull’annosa questione Ilva. Si parla di vacua «chiusura programmata», ma manca concretezza. Ieri, nella Camera di Commercio di Taranto, i rappresentanti sindacali di Fim, Fiom, Uilm,Usb, Ugl e Flmu hanno incontrato i parlamentari del movimento grillino Mario Turco, Giovanni Vianello, Gianpaolo Cassese, Rosalba De Giorgi, Alessandra Ermellino e Lorenzo Fioramonti e l’eurodeputata Rosa D’Amato. «Riteniamo l’incontro odierno molto positivo; dal momento che tra le nostre priorità c’è la tutela di tutti i lavoratori, abbiamo ritenuto opportuno partire proprio da un incontro e dall’ascolto di tutte le sigle sindacali. Vogliamo realizzare un progetto coinvolgendo tutti i livelli istituzionali compresi comune di Taranto e Regione Puglia, che punti ad avviare un cronoprogramma di interventi avente come obiettivo la riconversione economica del territorio di Taranto che passi dalla chiusura delle fonti inquinanti salvaguardando i livelli occupazionali come già avvenuto, con successo, in altre realtà all’estero», si legge nella nota congiunta del M5S. E proprio sull’ipotesi di una pos- sibile chiusura si è espressa ieri la Cisl, manifestando la sua contrarietà.

«Se venisse risolto il rapporto con la cordata Am Investco Italy – dicono dal sindacato nazionale – rimarrebbero pendenze con i creditori per 2.5 miliardi e l’azienda dovrebbe restituire anche i 900 milioni ottenuti dai governi precedenti. Al conto, poi, mancano gli stipendi dei circa 14mila addetti e l’impatto sull’import di acciaio». Sulla stessa linea la locale Confindustria. «Pur nel rispetto delle diverse opinioni – sottolinea il presidente tarantino Vincenzo Cesareo – riteniamo che la chiusura, invocata erroneamente come se fosse realmente la risoluzione di tutti i mali, non farebbe che aggiungere povertà ad un territorio già dilaniato da una crisi visibile a tutti, e che coinvolge tutti i settori». «Abbiamo ribadito quali sono le nostre preoccupazioni: avere una fabbrica che continui a marciare – spiega al termine dell’incontro Antonio Talò della Uilm Taranto – cambiando radicalmente in termini di sicurezza e di tutela ambientale, senza mettere da parte neanche un lavoratore».

«Siamo disposti ad ascoltare tutti però abbiamo la necessità di avere qualcosa di concreto», chiosa dopo il confronto, Alessandro Calabrese segretario della locale Ugl. Intanto nello stabilimento di Taranto proseguono le assemblee dei lavoratori, che chiedono maggiore sicurezza dopo la morte del collega Angelo Fuggiano. E sulla ripresa del tavolo al Mise tra sindacato, governo e prossimi acquirenti dice Giuseppe Romano, segretario della Fiom Cgil di Taranto. «Le segreterie nazionali, dopo la rottura con il ministro Calenda, hanno interloquito direttamente con Mittal e ci sono buone possibilità che riprenda la trattativa, se l’investitore ci dà l’ok sul cambiamento di impostazione irricevibile degli scorsi incontri».

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