sabato 11 novembre 2017
La società che gestisce metà della moneta elettronica italiana si trasforma per tenere il passo con i giagnti del we. E ora si chiama Nexi
La carta di credito non basta: CartaSi cambia per l'era digitale
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Andare in giro e spendere senza tirare fuori un soldo di tasca. Il mondo dei pagamenti sta cambiando velocemente e la direzione verso cui si procede accantona il contante: meno banconote, tutto passa sempre di più dai trasferimenti digitali. Carte, carte contactless, social network, cellulari, app. Nonostante le resistenze dell’Italia, dove queste abitudini faticano ancora a prendere piede, le novità continuano ad arrivare, importate soprattutto dai Paesi esteri, uno su tutti gli Stati Uniti. E così anche i grandi attori tradizionali locali stanno evolvendo, per non essere tagliati fuori da un business più che redditizio. L’ultima innovazione è quella annunciata ieri da Icbpi (Istituto centrale delle banche popolari italiane) e CartaSi: la società che gestisce attraverso le 150 banche di cui è partner quasi la metà delle carte di pagamento degli italiani (27 milioni tra carte di credito, debito e prepagate, su un totale di quasi 60 milioni), cambia infatti nome. Ora si chiama 'Nexi' e si propone di costruire un nuovo futuro per i pagamenti digitali in tutto il Paese: ha programmato un investimento quinquennale di un miliardo di euro in tecnologia per rafforzarsi nel mondo It, in quello digitale, nei prodotti e nei big data, mettendo a disposizione delle banche e del mercato soluzioni innovative.


Nexi coordina 2,7 miliardi di transazioni effettuate ogni anno, per un totale di 120 miliardi di euro. «Su dieci transazioni che avvengono, noi ne aiutiamo 7-8 – spiega il ceo del gruppo, Paolo Bertoluzzo –, ma l’Italia è in ritardo, i pagamenti digitali sono il 20%, contro il 40% dei grandi Paesi Ue e il 65% dell’Inghilterra ». Quel 20% che ci distanzia dall’Europa è un affare che vale 2 miliardi. «Un’opportunità che ci permetterebbe di diventare un Paese più moderno dove in prospettiva ogni pagamento sarà digitale, semplice, sicuro, contro l’evasione fiscale». Tra le maggiori novità di Nexi c’è 'Poynt', il primo smart pos a debuttare in Italia: consente pagamenti con carte e carte contac- tless, prevede app per servizi aggiuntivi, aiuta l’esercente a gestire l’inventario e a interagire con i clienti. Tutto in un unico apparecchio. E poi 'easy shopping', con cui l’utente può rateizzare la singola transazione effettuata in negozio. Insomma, il cambiamento è rapido e pronto a svecchiare i me- todi con cui si paga. A testimoniarlo i numerosi soggetti che stanno debuttando in Europa per prendersi una fetta di mercato.

Nel Regno Unito e Francia per lo scambio di piccole somme si può utilizzare anche Messenger, la chat di Facebook: basta collegarla a una carta di debito e usarla mentre si sta parlando con qualcuno. La stessa funzione è pronta anche su un’altra chat di Facebook, WhatsApp, ma per ora solo in India. E poi: Apple, che ha già all’attivo il sistema per i pagamenti nei negozi con iPhone e Apple Watch, a giugno parte negli Usa con la funzione per scambiarsi soldi con la chat di Messaggi (Pay Cash); Snapchat, che sempre negli Usa ha introdotto il sistema SnapCash: si collega una carta al social e si mandano soldi ai contatti mentre si chatta. Ma anche Skype, che ha un sistema di trasferimento denaro disponibile in diversi Paesi tra cui l’Italia, che passa tramite PayPal. Ed è proprio PayPal, una delle prime società a cimentarsi nel money transfer, a lanciare una ulteriore novità, Money Box, che permette di raccogliere piccole somme a mo’ di colletta e tracciare le spese condivise. In Italia aspettiamo queste opzioni. Intanto possiamo contare su Satispay, il servizio tutto nostrano di mobile payment che lega il conto corrente bancario al numero di telefono. O Tinaba, la app di Banca Profilo per inviare denaro e condividerlo a costo zero. O ancora Jiffy, il circuito di pagamenti istantanei a cui aderiscono le principali banche italiane.

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