venerdì 20 novembre 2020
La pandemia ha messo in crisi il settore che chiede una detassazione per il rilancio
La birra ha perso 1,6 miliardi e 21mila posti
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La birra rappresenta una filiera strategica per il Paese a tal punto che nel 2019 generava quasi 10 miliardi di valore condiviso, dando lavoro a 108 mila famiglie (+18% rispetto al 2017) e versando contributi allo stato per 4,5 miliardi (+8% in 3 anni).

La pandemia e la crisi

A partire da marzo e con il lockdown è arrivata la “gelata” che ha fatto indietreggiare il valore condiviso del settore birra di quasi 1,6 miliardi, con una perdita di circa 21mila posti di lavoro alla filiera in 6 mesi. Il comparto non vuole rinunciare a proporsi come possibile motore della ripresa del fuori casa, di cui la birra, in virtù della sua ampia marginalità, è un elemento chiave, e chiede allo Stato di ripensare la fiscalità, riducendo accise ed Iva e permettere così gli investimenti per il rilancio. I dati, che fotografano l’andamento del settore nel 2019 e nei primi 6 mesi del 2020, evidenziando un “prima” e un “dopo” Covid-19, sono stati diffusi dall’Osservatorio Birra con la presentazione del 4° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys. Con l’arrivo del virus è cambiato tutto: da marzo a giugno 2020 la produzione ha subito una battuta d’arresto del 22%, con picchi, tra marzo e maggio, del 30%, e una timida ripresa a luglio (+8%) e agosto (+2%). Di riflesso, anche il valore condiviso è crollato, nel primo semestre 2020, del 22,7% (circa 900 milioni) rispetto al primo semestre 2019 e del -34,2% rispetto al potenziale stimato (quasi 1,6 miliardi), visto che i primi due mesi dell’anno seguivano il trend positivo degli ultimi anni, registrando un aumento della produzione del 7 e del 12%.

Sempre amata dagli italiani

In questi mesi non è però venuta meno la voglia di birra degli italiani: non solo è stata la bevanda più consumata nel lockdown e nei mesi estivi, ma per il 48% la birra vince la classifica di bevanda socializzante per eccellenza, come rilevato dallo studio di Osservatorio Birra “La birra specchio della socialità dal pre al post Covid-19”. E i produttori di birra hanno messo in sicurezza i dipendenti per mantenere in funzione i birrifici e garantire alla GDO la fornitura. Un appello a ripensare la fiscalità della birra arriva dalla filiera, in particolare Ho.Re.Ca. e distribuzione, che non considerano adeguati gli aiuti.

Richiesta di aiuto

Un sondaggio di Fondazione Birra Moretti a 135 soggetti tra proprietari e lavoratori dell’Ho.Re.Ca. e del settore della distribuzione indica che circa il 15% delle aziende è stata costretta a licenziare, percentuale che sale a 19,2% nel caso del solo Ho.Re.Ca.. Per il 40% del campione, gli aiuti non sono stati per nulla adeguati, mentre il 70% di chi lavora nell’Ho.Re.Ca. investirebbe volentieri nell’impresa i benefici di una minore accisa. Per poter sopravvivere, chiedono agevolazione sugli spazi, riduzione dell’Iva e dell’accise, incentivi per impianti sulla birra in fusto, agevolazioni sul vuoto a rendere e sulla mobilità. Un diverso sistema di tassazione della birra potrebbe permettere quegli investimenti che servono a rilanciare l’out of home, un settore che altrimenti rischia di veder chiusi, nei prossimi mesi, circa 50 mila locali che attualmente danno lavoro a 350 mila persone (fonte Fipe Confcommercio).

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