mercoledì 30 gennaio 2019
Erogati 108 miliardi in dieci anni, un sesto del totale. Il vicepresidente Scannapieco: il piano Juncker ha funzionato. Appello al governo: rilanciare gli investimenti pubblici
Dario Scannapieco,vicepresidente Bei (Ansa)

Dario Scannapieco,vicepresidente Bei (Ansa)

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Una pioggia di fondi dalla Banca europea per gli investimenti. Negli ultimi cinque anni un euro su sei dei finanziamenti Bei nella Ue è andato all’Italia. E anche il 2018 non ha fat- to eccezione con 91 operazione per 8,5 miliardi di nuova finanza. Una cifra pari allo 0,5% del Pil. Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, ieri a Milano ha sottolineato che si tratta di cifre importanti, erogate sulla base della bontà dei progetti perché la Bei non fa 'quote', mentre dal governo non arrivano segnali incoraggianti sul fronte degli investimenti pubblici. Dal 2008 al 2018 la Bei ha finanziato le imprese italiane con 108 miliardi, favorendo così (visto che i progetti sono finanziati solo in parte) investimenti del valore di oltre 300 miliardi. Sostenute in totale 289 mila pmi, con un contributo di 6,7 milioni di posti di lavoro creati o mantenuti. «L’Italia – ha sottolineato Scannapieco – è tra i primi due paesi beneficiari di finanziamenti, a pari livello con la Spagna». Nel 2018 i finanziamenti sono diminuiti rispetto ai 12,3 miliardi del 2017, «ma si tratta di un calo tecnico, motivato da un trasferimento di risorse. Si tratta di una fase di transizione anche per via della Brexit». Il lavoro della Bei è un lavoro di attrazione delle imprese e di mobilitazione di risorse. «Non facciamo i burocrati, andiamo in giro per l’Italia a trovare le imprese. Ce ne sono tante anche nel Mezzogiorno, che danno un’immagine ben diversa rispetto a quella stereotipata». L’importo medio erogato è di 420mila euro. Non si tratta di cifre elevate ma di un aiuto concreto alle pmi perché la Bei vuole essere una realtà dinamica, radicata nel territorio.

Il piano Juncker secondo il vicepresidente della Bei ha avuto effetti molto positivi sul nostro Paese con l’approvazione di 154 operazioni, per finanziamenti complessivi di 9,5 miliardi di euro e investimenti sostenuti per 55,7 miliardi. Una «storia di successo che in Italia ha funzionato molto bene» e ha permesso di «cambiare pelle». Ora si deve dare continuità con il progetto InvestEu, un prolungamento del piano. Tra i numerosi progetti finanziati con il piano Juncker, il piano di sviluppo Open Fiber per la ultra banda larga, a cui sono andati 350 milioni di euro, l’espansione e l’ammodernamento dell’aeroporto di Venezia, con 150 milioni, i 40 milioni andati al polo fieristico milanese per infrastrutture, parcheggi e connettività; altri finanziamenti per importi minori sono andati ad aziende come Newron per la ricerca su terapie innovative in malattie del sistema nervoso (40 milioni) e ad Advanced Drugs per farmaci chemioterapici (25 milioni). Assai meno positivo il bilancio degli investimenti pubblici fatti dal governo. Serve un cambio di passo per il rilancio dell’economia. «Dovrà esserci una ripresa. Nel 2007 erano pari al 22% sul Pil, contro una media Ue del 23,5%, sono scesi al 17% nel 2013 e sono passati al 13,5% nel 2017, contro una media Ue del 20,5%. Dobbiamo premere su questa leva, e per rilanciare gli investimenti bisogna agire sulla pubblica amministrazione». La Bei è disponibile a collaborare con il governo, assistendolo nella Cabina di regia e in Investitalia in materia di investimenti, per fornire le metodologie migliori di valutazione delle operazioni.sa

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