giovedì 21 gennaio 2021
Il Consiglio direttivo non cambia la linea: tassi a zero e massiccio acquisto di titoli pubblici e privati. Il piano anti-pandemia Pepp da 1.850 miliardi potrebbe non essere usato del tutto
Christine Lagarde alla conferenza stampa del 21 gennaio

Christine Lagarde alla conferenza stampa del 21 gennaio

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La strategia della Banca centrale europea non cambia. I banchieri centrali riuniti per il primo consiglio direttivo del 2021 hanno confermato tutte le scelte di politica monetaria già adottate. Il tasso principale resta a zero, quello sui depositi è negativo (-0,50%) mentre quello marginale è allo 0,25%. Il Pepp, il programma da 1.850 miliardi di euro di acquisto di debito pubblico e privato avviato per rispondere alla pandemia, proseguirà almeno fino alla fine di marzo 2022. Proseguirà al ritmo di 20 miliardi di euro al mese anche il “vecchio” piano di acquisti di espansione quantitativa. L’obiettivo dei piani di acquisto è quello di «mantenere condizioni finanziarie favorevoli» ha ricordato il presidente Christine Lagarde. Non è un dettaglio: nel comunicato finale della riunione i banchieri centrali precisano che se la situazione finanziaria della zona euro resterà positiva la Bce potrebbe non utilizzare per intero i 1.850 miliardi di euro del suo programma, così come al contrario potrebbe allargare il piano di acquisti se la situazione finanziaria dovesse peggiorare. «La flessibilità – ha ricordato Lagarde – è un elemento fondamentale nel nostro piano pandemico Pepp».

Gli acquisti della banche centrali nazionali coordinate dalla Bce continuano a mantenere molto basso il costo dell’indebitamento degli Stati della zona euro. Un contributo fondamentale ora che il debito pubblico complessivo è aumentato di quasi mille miliardi in un solo anno, raggiungendo alla fine del terzo trimestre del 2020 gli 11.112 miliardi di euro. Gli Stati con un rapporto debito-Pil sopra il 100% sono ora sette: Grecia (199,9%), Italia (154,2%), Portogallo (130,8%), Cipro (119,5%), Francia (116,5%), Spagna (114,1%) e Belgio (113,2%). Circa tre quarti del nuovo debito pubblico emesso dallo scorso marzo in avanti è stato comprato dalle banche centrali, come la Banca d’Italia che controlla ormai più di un quinto dei titoli del debito pubblico italiano.

C’è stato un minimo di tensione sui Btp, con lo spread sui Bund decennali in aumento da 110 a 116 punti e il rendimento in salita allo 0,68%. Qualcuno ha chiesto direttamente alla Lagarde se veda rischi per i titoli italiani. Il presidente Bce lo ha escluso: «Il rendimento dei titoli di Stato gioca un ruolo di benchmark importante per il costo del credito per l’economia. Ma al momento non vediamo sviluppi in alcun rendimento tali da porre un problema per le condizioni di finanziamento nell'Eurozona».

Lo scenario economico secondo i calcoli della Bce è in graduale miglioramento. «I dati in arrivo suggeriscono che il ritorno della pandemia e le misure di contenimento porteranno a un probabile calo nel quarto trimestre e peseranno anche sul primo trimestre 2021, ma è uno scenario ampiamente in linea con le nostre stime macroeconomiche di dicembre. L’evoluzione ha un andamento diseguale e i rischi sono ancora al ribasso ma meno pronunciati» ha detto Lagarde. Tra i fattori positivi ha citato l’inizio della campagna vaccinale, l’accordo sulla Brexit, quello su Next Generation Eu, il recupero del manifatturiero e l’eliminazione dell’incertezza sulle elezioni americane. Tra quelli «meno positivi» ci sono invece il peggioramento della pandemia in molti Paesi, i nuovi lockdown, il rallentamento nel quarto trimestre del 2020.

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