martedì 28 marzo 2017
Il 50% della forza lavoro nel nostro Paese ha zero o scarse capacità informatiche, mentre il 22% delle posizioni aperte non trova candidati
L'economia digitale attende una svolta
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Oltre 2mila persone e più di 40 relatori hanno animato la II edizione del Fed, il Forum dell’economia digitale ideato e realizzato da Facebook e Giovani Imprenditori Confindustria. Al centro del dibattito la necessità di cogliere l’opportunità digitale, in un quadro che vede un divario importante da colmare sul fronte delle competenze: il 50% della forza lavoro nel nostro Paese ha zero o scarse capacità informatiche (Ocse) e il 22% delle posizioni digitali aperte in Italia non trova candidati (Modis).


Il sentiment delle Piccole e medie imprese italiane, vera spina dorsale dell’economia con un fatturato pari al 67,3% del Pil nazionale, è positivo rispetto alle prospettive future: il 50% delle circa 8mila imprese coinvolte si dichiara fiducioso nel prossimo futuro, quota che sale fino al 57% per le imprese che commerciano a livello internazionale (Future of Business Survey, realizzata da Facebook in collaborazione con World Bank e Ocse). «C’è molto da fare, ma in Italia esiste un fermento positivo: basti pensare alle oltre 6mila start up innovative che danno lavoro a 36mila persone e che sono già una realtà importante - ha sottolineato Marco Gay, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria -. In un Paese come il nostro, con una disoccupazione giovanile quasi al 40%, dobbiamo guardare a un futuro possibile che è a portata di mano: il nostro manifatturiero è di prim'ordine, se integriamo le tradizionali tecnologie e competenze produttive con il digitale apriamo la strada a enormi, nuove opportunità di impresa e lavoro, soprattutto per i giovani. Dobbiamo fare questo salto, ora, e trasformare il nostro Paese nella migliore digital factory al mondo».


Luca Colombo,Country manager Facebook Italia, ha commentato: «Il momento per adottare la svolta digitale da parte delle imprese è adesso, anche se a molti può sembrare ancora pericolosa o preoccupante. La capacità che le aziende oggi hanno di adottare realmente una cultura digitale definirà quanto riusciranno a capitalizzare del suo enorme potenziale. Il ritardo nella digitalizzazione, che si compone di competenze diffuse, processi, infrastrutture, utilizzo di nuovi codici di comunicazione, sarà sempre meno colmabile. Le testimonianze che abbiamo condiviso oggi al Fed sono state illuminanti su quanto sia un tema del presente e non più del futuro».

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