giovedì 9 febbraio 2023
Sono in tutto 225mila le attività imprenditoriali legate al comparto, producono 56 miliardi di euro (+9,3% nel 2021 rispetto all'anno precedente)
Anche i pescatori a presidio dell'ambiente marino

Anche i pescatori a presidio dell'ambiente marino - Ansa

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L’Italia vanta circa 8mila chilometri di coste, due isole fra le più grandi del Mediterraneo, arcipelaghi di isole minori, una posizione geopoliticamente strategica. Eppure, forse con la sola eccezione storica delle Repubbliche marinare, è un Paese tutt’altro che marino. Qualche segnale di ripresa tuttavia si può cogliere. Torna infatti a crescere la ricchezza prodotta dall’economia del mare nel 2021 (+9,3% rispetto al 2020), che porta a quasi 56 miliardi di euro il valore aggiunto generato dalle imprese del settore, ma stenta a recuperare i livelli pre-Covid. Sono in tutto 225mila le attività imprenditoriali della Blue economy, il 3,7% delle imprese totali, poco meno dei due terzi sono del turismo. Il Lazio è al top per numero di imprese del Sistema mare (15,5%) con Roma che guida la classifica provinciale con quasi 30mila aziende del settore (13%) È quanto emerge da un’analisi del Centro Studi Tagliacarne sul X Rapporto dell’Economia del mare. «Dopo il drastico calo del 2020 che aveva fatto segnare perdite per otto miliardi di euro, il settore della Blue economy ha invertito la tendenza lo scorso anno. Ha prodotto 56 miliardi di euro, ma ne ha attivati complessivamente 156,7 miliardi di euro su tutta la filiera, diretta e indiretta, grazie alla sua capacità moltiplicativa». Lo evidenzia il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne Gaetano Fausto Esposito. Più in particolare nel turismo del mare, i servizi di alloggio e ristorazione fanno la parte del leone con 107mila imprese che insieme alle attività sportive e ricreative (33.684 imprese) rappresentano il 62,4% dell’imprenditoria blu. Segue la filiera ittica (33.601), con un peso del 15%, tallonata dalla cantieristica 13% (28.489). La distribuzione territoriale delle imprese blu riflette, inevitabilmente, la connessione dei territori con l’elemento marino. In termini assoluti, il 47,9% delle imprese dell’economia del mare, vale a dire quasi la metà del totale nazionale, si trova nel Mezzogiorno (107.568 imprese), un altro 26,2% al Centro (58.755), mentre si attesta al 14,8% la quota del Nord Est e all’11,2% la quota del Nord Ovest. Scendendo più nel dettaglio, il settore dei servizi di alloggio e ristorazione pesa di più al Centro 52,8% e nel Mezzogiorno 49,9%. Mentre la filiera ittica mostra valori superiori alla media nel Nord-Est (il 23,9%) e nel Sud (15,8%). A livello regionale Lazio (15,5%), Campania (14 %) e Sicilia (12,3%) concentrano oltre il 40% delle imprese del mare. Nella classifica provinciale se Roma è in testa con 29.728 realtà imprenditoriali blu, Napoli segue a ruota con più di 22mila imprese e, con un certo distacco, Venezia si piazza al terzo posto con 9.526 imprese. Resta sempre il problema di trovare personale qualificato. Nel 2021 erano state programmate 406.500 entrate, quasi il 9% del totale complessivo, in aumento del 22,6% rispetto al pre-Covid. Anche in questo ambito cresce la difficoltà di reperimento dei candidati, che si attesta al 24,7% del totale delle richieste (+6% rispetto al 2019), ma nella cantieristica navale si arriva al 42,7%. Quasi il 78% degli ingressi programmati dalle imprese blu è concentrato nell’alloggio e ristorazione, che assorbe ben 315.010 entrate, seguito dai servizi turistici e di intrattenimento, con 47.360 entrate (11,7%). Gli altri settori pesano nell’insieme per il 10%, con fabbisogni occupazionali che passano dai 20.740 del trasporto marittimo fino ad arrivare ai circa 2mila ingressi nelle industrie delle estrazioni terrestri e marine. Il 61,5% delle entrate è rappresentato dalle professioni commerciali e dei servizi e il 18,1% da professioni non qualificate, i raggruppamenti maggiormente richiesti nelle filiere prevalenti dell’economia del mare, ossia l’alloggio, ristorazione e i servizi turistici. Il gruppo dei conduttori di impianti e macchine è molto rilevante nel trasporto marittimo di passeggeri e nell’alimentare/ittica, mentre nella cantieristica navale la domanda di occupati è rivolta per lo più alle figure appartenenti al gruppo degli operai specializzati: a essere introvabili sono soprattutto fabbri ferrai, costruttori di utensili (65,1%), fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori carpenteria metallica (55,1%), meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili (48,6%). Per gli ingressi in questi comparti, in particolare, si rileva una richiesta di esperienza pregressa nello stesso settore più elevata rispetto alla media delle entrate (54,7% vs. 47%), soprattutto nei servizi dell'alloggio e ristorazione (la quota raggiunge il 57,5%). Anche nel trasporto marittimo e nelle industrie delle estrazioni terrestri e marittime la carenza di figure è la motivazione di gran lunga prevalente, per il 14,4% dei casi su una difficoltà del 25,9% nella prima filiera e per l’11,7% su 21,6% nella seconda: i più introvabili sono i tecnici del trasporto navale (54,5%) e i conduttori di veicoli a motore (43,6%), rispettivamente. Dall’analisi dei dati Excelsior per livelli di istruzione emerge che nel 2021 le figure professionali maggiormente richieste dalle imprese blu sono quelle in possesso di qualifica o diploma professionale (53,8%), seguite dai diplomati di scuola secondaria superiore (26,1%), mentre è più limitata la domanda di laureati (3,5%) e diplomati degli Istituti Tecnici Superiori (0,9%). La caratteristica del titolo di studio si combina in modo differente con riferimento alla filiera di appartenenza. In particolare, nei comparti dell’economia del mare che si distinguono per contenuti a medio e alta intensità tecnologica si evidenzia una maggiore richiesta di lavoratori con una formazione universitaria, per esempio il 13,8% di entrate nelle estrazioni terrestri e marine è rappresentato da laureati, il 10,5% nel trasporto marittimo e il 10,4% nella cantieristica navale, settore dove tra l’altro è richiesto più intensamente il possesso dei titoli dell’Its (5,8%). A eccezione dei settori del trasporto marittimo e delle industrie delle estrazioni, dove a pesare maggiormente è il livello di istruzione secondario, in tutte le altre filiere si osserva la prevalenza della domanda di Istruzione e Formazione professionale concentrata in larga misura nell’indirizzo ristorazione con 165.640 entrate previste (pari al 75,7% del totale). Segue l’indirizzo legato ai servizi di promozione ed accoglienza con 17.790 entrate programmate (pari all’8,1%), ulteriori 10.940 entrate sono previste per personale con qualifiche nei servizi legati alla trasformazione alimentare (5%) e 5.250 per personale diplomato in indirizzi meccanici (2,4%). Aggregando e integrando le differenti attività economiche, commerciali, produttive, turistiche ed energetiche correlate al mare si supera il 25% del Pil. Un quarto dell’economia italiana, direttamente o indirettamente, trova proprio nel mare il suo fattore di coesione e il suo habitat naturale. È questo il dato raccolto da Nomisma Mare. Nel solo settore turistico, il comparto mare, in testa fra le scelte sia dei turisti stranieri, sia di quelli italiani, rappresenta oltre il 60% del flusso turistico globale che in Italia pesa per il 6% sul Pil. Il cosiddetto conto satellitare, quello che tiene conto dell’intero indotto turistico, fa balzare il turismo marittimo oltre quota 9%. Per altro sulle isole in Italia vivono oltre 6,6 milioni di cittadini italiani, che ogni anno accolgono 26 milioni di turisti via mare. Il cluster marittimo, quello che comprende le compagnie di navigazione, gli agenti marittimi, gli spedizionieri e i porti, supera invece il 2% del Pil, ma balza al 9% se si comprende l’intera catena logistica che sui porti fa perno. Ed è proprio dalla logistica che dipende la competitività del sistema economico e produttivo nazionale considerato anche che via mare transitano il 63,7% dell’import italiano e il 50% delle esportazioni. Le “autostrade del mare” trasportano ogni anno 1,5 miliardi di veicoli, alleggerendo i trasporti terrestri con un risparmio di costi esterni (in primis l’inquinamento) pari a 297 milioni l’anno. Nel settore industriale l’Italia è leader mondiale sia nella costruzione di navi da crociera sia in quella degli yacht (più di 400 in costruzione) con un’incidenza sul Pil superiore al 5%. La sola Fincantieri che ha progettato e costruito 7mila navi, vanta un fatturato di 5,9 miliardi e ha in carnet 97 nuove navi. Inoltre, l’Italia è terza al mondo per acquacoltura con 800 impianti, ma anche hub di una rete di gasdotti, elettrodotti, e cavi per la trasmissione di dati. Nel Paese sono attive oltre 200 associazioni imprenditoriali impegnate nel settore mare, in aggiunta alle organizzazioni ambientaliste, ai sindacati di settore. Ma esiste un pesante rovescio della medaglia. L’Italia ha perso per erosione, negli ultimi 50 anni, 35 milioni di metri quadri di coste, con un danno economico superiore ai 45 miliardi di euro. La pesca italiana, anche per una gestione inadeguata delle acque territoriali, è in un declino costante. L’Europa è seconda solo alla Cina per l’inquinamento marino da plastiche. Il nuovo spostamento dell’asse economico e commerciale verso sud e quindi il recupero di centralità del Mediterraneo stanno schiudendo - sottolinea Nomisma mare - un’occasione storica all’Italia: quella di porre a fattore comune le sue risorse all’insegna di quel valore aggiunto che si chiama mare e specialmente creare le basi per consentire il dialogo fra loro.

Le buone pratiche: Mare Group approva il Piano industriale

Mare Group, la holding campana specializzata in gestione dell’innovazione, tecnologie abilitanti per l’industria e i beni culturali e digitalizzazione dei processi, approva il Piano Industriale “Mare Wave 2022-2025”. Il Piano prevede investimenti pari a 60 milioni di euro a sostegno della crescita, con il duplice obiettivo di raggiungere entro il 2025 ricavi pari a 100 milioni di euro e mille dipendenti, tra Italia ed estero, rispetto agli attuali 32 milioni di euro e trecento dipendenti. Il piano “Mare Wave” ha due linee principali. Le linee interne sono trainate dagli importanti investimenti in R&D (che hanno attratto fino al 20% del fatturato attraverso numerosi progetti) e dalla nuova linea d’azione denominata “Vision” focalizzata sull’esplorazione di tecnologie ancora non consolidate sul mercato. Le linee esterne crescono con l’acquisizione di società complementari e fortemente innovative, capaci di garantire integrazione di tecnologie e portafoglio clienti. Il Gruppo ha anche approvato il Bilancio pro-forma 2021, che vede il fatturato attestarsi a 32 milioni di euro, con l’integrazione delle ultime società acquisite (HSH e Mate Consulting), portando così la crescita a valori doppi rispetto alla media di settore. Mare Group è un aggregatore di realtà innovative e un punto di riferimento in costante crescita per l’Industria 4.0. Da Intesa Sanpaolo arriva anche un supporto di cinque milioni di euro per i progetti di crescita. L’operazione, con garanzia Sace, rientra nel più ampio piano della Banca a sostegno degli investimenti legati al Pnrr. La linea di credito è destinata allo sviluppo di “Mare Wave”, il programma di investimenti triennale avviato dal gruppo che mira a incrementare il numero di dipendenti, il fatturato e la capacità di scalare attraverso acquisizioni, ricerca, espansione dei mercati e potenziamento dei modelli di business. Anche il Banco Bpm ha sottoscritto un accordo di finanziamento da cinque milioni di euro a beneficio di Mare Group. Dal punto di vista del mercato, il piano Mare Wave si basa sulla piattaforma DELFI.AI, recentemente lanciata e rivolta alle pmi. Grazie alla tecnologia proprietaria Eureso, DELFI.AI permette alle imprese di utilizzare in autonomia un’intelligenza artificiale di nuova generazione. Basta inserire la partita Iva per analizzare il livello di innovazione delle aziende, individuare il quadro competitivo e misurare il potenziale migliorativo, iniziando un percorso che le aziende possono gestire in maniera flessibile e autonoma per crescere ed evolversi.

La formazione, dai medici di bordo al mobility manager

Capitolo centrale dell'economia del mare è la formazione. Da segnalare che è stata aperta la nuova Scuola di Alta Formazione per Medici di Bordo, presso la sede di Arenzano (Genova) della Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile. Il progetto, sostenuto in prima battuta da Assarmatori, dal ministero della Salute e dalla stessa Accademia della Marina Mercantile, ha trovato fin da subito solidi partner nell’Università degli Studi di Genova, l’Ordine di Malta, il Centro Internazionale Radio Medico (Cirm) e l’Ufficio di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (Usmaf). Lobiettivo del corso è quello di fornire le nozioni e le informazioni avanzate per la gestione del paziente critico in situazioni a basse o medie risorse e in ambiente remoti come può essere quello di una nave. Al termine, i partecipanti – il cui requisito di accesso è la laurea in Medicina e Chirurgia con la priorità per i medici specializzati in Anestesia e Rianimazione e in Medicina di Emergenza – riceveranno le certificazioni necessarie a svolgere la professione a livello nazionale e internazionale. «L’inaugurazione dell’Alta Scuola di Formazione per Medici di Bordo è un momento estremamente importante non solo per noi - commenta il presidente di Assarmatori Stefano Messina - ma sono convinto anche per l’armamento italiano nel suo complesso. Sono infatti ben note le difficoltà che le Compagnie di navigazione che effettuano servizi passeggeri hanno incontrato, nel recentissimo passato, per reclutare queste figure. Difficoltà dovute esclusivamente alla carenza di medici, abilitati, supplenti e medici in generale disposti ad imbarcare senza libretto di navigazione, rispetto al reale fabbisogno. Fatto che attesta l’inefficienza dell’attuale impianto normativo e di un sistema di regole che, per come congegnato, non può più garantire l’effettiva organizzazione del servizio e di conseguenza assolvere alle finalità per le quali lo stesso fu istituito alla fine dell’’800. Per questo si è reso necessario un ricambio generazionale. E in quest’ottica abbiamo ideato e realizzato l’Alta Scuola di Formazione per Medici di Bordo. Per quanto importante, si tratta di un “calcio d’inizio”. Siamo infatti alla prima edizione, cui ne seguiranno altre nei prossimi mesi e anni. Un modo di dare una risposta concreta, congiunta e coordinata a una necessità reale e impellente, quale quella di garantire la salute e la sicurezza di chi naviga, siano essi passeggeri o membri dell’equipaggio». Intanto arriva il percorso formativo gratuito per diventare "mobility manager", per rispondere alla necessità delle imprese di qualificare la professionalità dei propri collaboratori dedicati al ruolo di "mobility manager". La Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi promuove questa iniziativa formativa gratuita per le imprese, finanziata nell’ambito del progetto Pid-Punto Impresa Digitale e realizzata da Formaper. Il percorso formativo consiste in 32 ore di formazione in presenza e on line a partire dal10 febbraio 2023. La partecipazione al corso è gratuita. Informazioni e iscrizioni al link. Il mobility manager aziendale è una figura specializzata nel governo della domanda di mobilità e nella promozione della mobilità sostenibile nell’ambito degli spostamenti casa-lavoro del personale dell’impresa. Più in generale, è una figura di supporto professionale alle attività nella decisione, pianificazione, programmazione, gestione e promozione di soluzioni ottimali ed efficaci in tema di mobilità sostenibile. Il percorso formativo intende rispondere alla necessità delle imprese di qualificare la professionalità dei propri collaboratori dedicati al ruolo di mobility manager, preparandoli a svolgere al meglio il compito a cui sono chiamati, sia per ottemperare agli obblighi di legge, sia come scelta volontaria in risposta alla sempre crescente richiesta del mercato e del sistema del credito che privilegiano imprese attente alla sostenibilità. Il corso prepara a diventare un mobility manager fornendo una formazione di base sulla sostenibilità e sulle diverse accezioni che si possono sviluppare.

Al via i "Blue Days" di Marevivo
Sensibilizzare i giovani alla tutela ed alla sostenibilità dell’ambiente marino e liberare i fondali di Lazio e Abruzzo da pericolose reti abbandonate: questi gli obiettivi del progetto Blue Days di Marevivo sostenuto da Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Fondazione Cesvi, attraverso il Programma Formula. Il progetto vuole infatti stimolare i giovani e le loro famiglie alla scoperta e conoscenza dell’ambiente marino grazie al gioco e all'apprendimento interattivo osservando e riflettendo sull’importanza di preservare il prezioso patrimonio naturale marino e partecipare al percorso di cambiamento verso la sostenibilità. Gli incontri informativi e di sensibilizzazione sul mare sono rivolti ai giovani studenti che durante il periodo invernale saranno coinvolti in classe e ai giovani ospiti degli stabilimenti balneari e delle spiagge libere di Lazio e Abruzzo che con le loro famiglie le frequentano in estate. L’educazione ambientale nelle scuole sarà focalizzata sui danni che minacciano il nostro Mare e, soprattutto, su come prendere parte al cambiamento per la sua salvaguardia. Gli studenti, guidati da esperti, svolgeranno attività e giochi didattici per scoprire le meraviglie del mare e dei suoi abitanti, stimolando il loro senso civico. Al percorso in aula seguirà un percorso ludico-informativo e di intrattenimento all’aria aperta sul litorale del proprio comune per osservare e monitorare i rifiuti balneari e, in particolare, l’inquinamento da plastica. In estate invece, un team di esperti operatori Marevivo coinvolgerà i ragazzi in attività di educazione ambientale nei gazebo Marevivo allestiti sulle spiagge con l’obiettivo di suscitare curiosità e attenzione verso l'ecosistema marino, grazie all'osservazione di situazioni e di fenomeni ad esso legati, dai più semplici ai più complessi. Queste azioni attivano un effetto amplificatore: i giovani che partecipano ai Blue Days, infatti, potranno riportare ai propri amici o familiari quanto hanno appreso e assimilato. Blue Days si propone inoltre di contribuire concretamente a ridurre la presenza di inquinamento in mare attraverso operazioni di pulizia dei fondali con il recupero delle reti da pesca abbandonate, grazie ai volontari e al personale della Divisione Sub Marevivo e con il supporto della Guardia Costiera. Gli interventi subacquei mirano a recuperare due reti fantasma. La prima rete, nelle acque dell’Area Marina Protetta dell’Isola di Ventotene e Santo Stefano, e la seconda rete, nella zona antistante l’Area Marina Protetta Tor Paterno, si trovano entrambe tra i 20 e i 45 metri di profondità. In particolare, i fondi raccolti serviranno per finanziare indicativamente: 24 giornate di educazione ambientale sulle spiagge individuate con osservazione della natura per riconoscere specie animali e vegetali della spiaggia e del mare, attività di riconoscimento dei più comuni rifiuti spiaggiati, giochi di squadra ed attività ludiche anche per i più piccoli; interventi subacquei finalizzati al recupero di due reti sommerse abbandonate; due giornate di attività in classe e sulle spiagge per ciascuna classe coinvolta delle cinque scuole medie che si prevede di coinvolgere tra Lazio e Abruzzo. I Blue Days coinvolgeranno ogni giorno circa 50 bambini/e e ragazzi/e sulle spiagge, per un totale di circa 1.000 giovani nella stagione estiva, oltre a due operatori di stabilimenti balneari al giorno. Inoltre, grazie alle attività invernali, altri 400 ragazzi delle scuole medie e 20 professori e, indirettamente, i familiari dei ragazzi, fino a circa altri 700 adulti. Il progetto raggiungerà anche i gestori di circa dieci stabilimenti balneari per regione e circa 30 familiari al giorno, per un totale di oltre 500 adulti. Gli interventi subacquei di recupero reti invece, porteranno un beneficio diretto all’ambiente marino in termini di ripristino e conservazione della biodiversità e, indirettamente, a tutti i fruitori del mare come subacquei, diportisti, referenti aree marine protette e così via. L’obiettivo, nello specifico, è raccogliere 150mila euro entro la fine di marzo.


Edi e Autostrade Siciliane assumono

Assumere 120 talenti entro questo anno è l'obiettivo di Edi-Effetti digitali italiani (www.effettidigitali.it), azienda specializzata in effetti visivi e che ha tra i suoi clienti alcune delle major americane, come Marvel, Dc Comics e Warner Bros. «Il paradosso è che potremmo partecipare a molti più progetti internazionali, ma non possiamo accettare tutti i lavori che ci vengono proposti per mancanza di personale qualificato», spiega Francesco Grisi, che con Pasquale Croce ha fondato l'azienda nel 2001 a Milano. Per rispondere a questa esigenza l'azienda ha deciso, quattro anni fa, di dare vita a una sua scuola di formazione, Accaedi, e ha formato fino a oggi oltre 130 giovani, alcuni dei quali sono poi entrati a far parte in pianta stabile dell'organico. «Abbiamo puntato sulla massima qualità dell'offerta formativa, affidandoci ai migliori VFX Artist in circolazione, e ai nostri pluripremiati VFX Supervisor», sottolinea Grisi. Infatti, nel 2021 e nel 2022 Edi ha vinto il David di Donatello come miglior effetti visivi dei film L'incredibile storia dell'Isola delle Rose e Freaks out, e ha ottenuto una nomination agli Emmy per la serie The Nevers. L'azienda oggi può contare più di 90 dipendenti, 146 produzioni (tra film e serie) a cui ha lavorato, 4mila spot realizzati. Accaedi prevede tre percorsi didattici. Un primo che permette di imparare l'uso di un software fondamentale nel campo degli effetti visivi, come SideFX Houdini. Un secondo per conoscere i segreti di un altro tool, come Foundry Nuke, tra i più usati per il compositing e la post produzione. E un ultimo per scoprire il funzionamento di Unreal Engine, software pilota che coordina molte attività nel campo della virtual production. Le iscrizioni sono aperte (https://bit.ly/3Ylx2ME). Il Consorzio per le autostrade siciliane ha avviato un processo di reclutamento di 115 figure professionali per aumentare il personale, che negli anni è stato fortemente carente e ulteriormente ridotto dai recenti pensionamenti di figure essenziali per garantire una gestione adeguata delle autostrade Messina-Palermo, Messina-Catania e Siracusa-Gela; tratte che sono state gestite negli ultimi anni da poco più di una decina di tecnici per un totale di oltre 300 chilometri, a fronte dei 400 impiegati che per esempio il gestore Autostrade per l'Italia utilizza per gestire circa mille chilometri di autostrade. La selezione, condotta tramite procedure concorsuali, permetterà di assumere nei prossimi mesi 105 esattori, quattro funzionari direttivi di area amministrativa, due istruttori di area amministrativa, un funzionario contabile, due funzionari direttivi di area tecnica (di cui uno per l'area impiantistica e uno per l'area informatica) e un istruttore di area informatica e digitalizzazione della pubblica amministrazione. Saranno inoltre riservati altri otto posti a portatori di disabilità per ricoprire quattro ruoli di funzionari tecnici, due di istruttori tecnici e due di istruttori contabili. Si tratta di un reclutamento in linea con le limitazioni disposte all'interno delle leggi finanziarie regionali che, pur non colmando adeguatamente le esigenze reali dell'ente, rappresenta comunque un tassello importante che si inserisce nel quadro più generale avviato di riorganizzazione della pianta organica.


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