giovedì 10 novembre 2022
Prima che arrivasse il Credito Cooperativo italiano, l’asilo di Yurakuksha era una capanna di paglia e fango.
L'asilo sulle Ande

L'asilo sulle Ande - P.V.

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Prima che arrivasse il Credito Cooperativo italiano, l’asilo di Yurakuksha era una capanna di paglia e fango. Siamo all’Equatore ma ai piedi del Chimborazo è sempre inverno e fino a qualche anno fa anche venire al mondo era una faccenda di gelo. Ora, ad accoglierti nei primi quattro anni di vita ci sono Tweety e Gatto Silvestro, ma soprattutto ci sono le coperte e l’acqua calda. Negli anni Settanta, quando salirono fin qui i salesiani, gli indios vivevano in estrema povertà, allevando lama e coltivando fave e patate su una strisciolina di terra fredda e dura. Oggi fanno esattamente la stessa cosa, ma grazie al Credito Cooperativo italiano i loro bambini hanno un asilo colorato e riscaldato. È costato - tutto quanto - 70mila euro. L’operazione è stata gestita dal Banco Codesarrollo e dal Fepp, il Fondo per lo sviluppo legato alla Chiesa ecuadoriana. La giornata tipo è quella di qualsiasi asilo, giochi, pranzo, riposino… L’unica educatrice professionale viene da Salinas. La aiutano le mamme dei villaggi, a turno. “Cambiano ogni anno - ci spiega Viviana Pugana, che dirige quest’asilo tra le nuvole - perché così lavorano tutte”. A 4150 metri anche un salario magrissimo è un tesoro di cui ringraziare la madre Terra e il papà vulcano. E anche i gringos italiani.

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