giovedì 23 novembre 2017
Dopo aver studiato e lavorato in Europa è tornata in Colombia, dove si è dedicata alle sue passioni. Oltre a realizzare monili, infatti, produce anche caffè
L'arte precolombiana nei gioielli di Constanza
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Constanza Ordòñez ha trascorso oltre dieci anni in Europa tra studio e lavoro in banca. Poi ha deciso di ritornare a casa, in Colombia, a San Agustìn, capitale archeologica del Paese (nel dipartimento di Huila), dove si è potuta dedicare alla sua grande passione, l’arte precolombiana, facendola conoscere e apprezzare ancora meglio nel mondo. Proprio qui ha potuto realizzare splendidi e originali gioielli dalla simbologia antichissima. Monili realizzati rigorosamente a mano, il fiore all’occhiello della Galeria Eldorado. Dedizione e professionalità artigiana che Constanza, figlia di indios, di famiglia povera, ha saputo profondere con risultati eccellenti anche in settori completamente diversi da quello dell’arte orafa, come quello del caffè.

«I miei gioielli - spiega l'artista-imprenditrice - li indossano personaggi importanti, uno anche Angela Merkel, che ha una collana di arte precolombiana. Tutti i monili hanno un significato: dal dio della Salute della cultura Tairona, alla Spirale che è il simbolo dell’energia positiva, al Sole che rappresenta l’energia e la forza della vita. E poi 50 donne che lavorano con le mani, per raccontare attraverso i monili la storia dell’arte precolombiana nel mondo».


L’arte precolombiana, infatti, è espressione delle cosiddette civiltà precolombiane, cioè le culture sviluppatesi in Centro e Sud-America prima della scoperta del Continente da parte di Cristoforo Colombo, quindi prima della colonizzazione spagnola, avvenuta tra il XV e il XVI secolo. Le civiltà precolombiane erano organizzate in città dalle notevoli “capacità” urbano-architettoniche, praticavano l’agricoltura stanziale e avevano società di tipo gerarchico. Tra le più note civiltà precolombiane, “precedute” dal cosiddetto fenomeno olmeco (1200-400 avanti Cristo), i Maya, i Toltechi, gli Inca e gli Aztechi.

Constanza è riuscita far conoscere i suoi gioielli con fattezze precolombiane in tutto il mondo: in Arabia Saudita, in Spagna, in Germania, in Inghilterra, in Francia, in Italia. Uno stile che piace alle persone speciali, non a tutti. Ma è stata capace di esportare anche altre passioni e altre eccellenze, come lo zucchero (dà lavoro a mezzo milione di persone) e il caffè: la sua azienda ne produce 300mila tonnellate.

«È per chi apprezza la nostra cultura - sottolinea con orgoglio -. Sono cinque anni che vi porto il nostro caffè 100% arabico, il migliore. La “coffea arabica” prodotta nella cosiddetta “zona Cafetera” della Colombia (nell’area compresa tra le città di Manizales, Armenia e Pereira) è di elevatissima qualità, grazie a condizioni geo-climatiche particolarmente favorevoli. È così per l’arabica prodotta a Cauca, lungo la Cordigliera Occidentale a nord del Río Patía, a 1.700 metri di altezza, dove le piogge abbondanti, il suolo fertilissimo e stagioni ben distinte danno vita a una miscela eccellente».

L’arabica di Cauca, raccolta a mano, è nota per la sua speciale dolcezza venata da note di frutti rossi. Ma il caffè colombiano, a seconda della zona produttiva, sa essere anche più o meno aromatico, morbido, cremoso, con venature che vanno dal floreale al fruttato fino al dolce, con retrogusto di cioccolato o nocciola, per profili associabili a determinate zone produttive.



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